Concetti Chiave
- Schopenhauer si ispira a Kant, Platone e alle filosofie orientali, introducendo il pensiero Veda e buddhista nella filosofia occidentale.
- Il libro "Il mondo come volontà e rappresentazione" esplora il mondo come rappresentazione, volontà, arte e nolontà.
- Schopenhauer considera il mondo un'illusione soggettiva, un'interpretazione più pessimistica rispetto a Kant.
- Spazio, tempo e causalità sono visti come un velo di Maya, un'illusione che nasconde la realtà vera.
- Per accedere al noumeno, secondo Schopenhauer, bisogna squarciare il velo di Maya e andare oltre le apparenze illusorie.
Indice
L'influenza di Kant e Platone
Schopenhauer si considera il miglior discepolo di Kant perché ha studiato la sua filosofia. Schopenhauer, nella sua filosofia, si ispira anche alla filosofia di Platone.
La mescolanza di filosofie orientali
Inoltre, conosceva le filosofie orientali e quindi porta in quella occidentale il pensiero Veda, dell’induismo, filosofia induista, di Buddha. Dà quindi una svolta alla filosofia occidentale, che non si era mai aperta alle filosofie orientali. Questa mescolanza porta però la filosofia di Schopenhauer a prendere una visione pessimista.
Il mondo come volontà e rappresentazione
Il suo testo “Il mondo come volontà e rappresentazione” vuole continuare la filosofia kantiana, superando il problema della conoscenza del noumeno, proponendo una alternativa per accedere al noumeno. La prima parte del libro tratta del mondo come rappresentazione, la seconda della volontà, la terza dell’arte e la quarta della nolontà, cioè la negazione della volontà. Il libro si apre con l’affermazione “il mondo è una mia rappresentazione”. Kant però non avrebbe detto mia perché in questo modo è “soggettiva”. Avrebbe solo detto che il mondo è una rappresentazione che l’uomo si fa attraverso i filtri della ragion pura: spazio, tempo e causalità, cioè il principio della ragion sufficiente.
La rappresentazione e il velo di Maya
La realtà è una rappresentazione ma il “mia” indica, non la soggettività, ma che questa rappresentazione ha un’accezione negativa perché rende il mondo un’illusione; è un mio modo illusorio di vedere la realtà; è un modo con il quale leggo la realtà ma i toni sono più pessimistici rispetto a Kant. Di conseguenza i filtri di spazio, tempo e causalità sono quindi un velo sulla realtà vera, che la nascondono; vediamo le cose ma sotto c’è qualcosa di nascosto, tono negativo rispetto a Kant perché anche se facciamo scienza c’è un velo che copre la realtà. Quindi quello che ci appare è un inganno perché stiamo nascondendo qualcosa. Quindi il fenomeno è inganno ed apparenza perché mi inganno con ciò che sta sopra, mentre per Kant era conoscibile, chiaro.
L'illusione del fenomeno
Quindi spazio, tempo e causalità sono una grande illusione, tanto che Schopenhauer chiama questo velo velo di Maya (prendendo spunto dalla filosofia orientale), dove Maya è l’illusione, l’inganno, cioè il mondo fenomenico. È come un velo che copre la realtà e io vedo solo il velo di Maya ma non quello che c’è sotto. Io, vedendo la realtà con i filtri, copro con un velo la realtà vera. Ma per avere la vera verità devo rimuovere il velo perché se no rimango nell’apparenza. Quindi ciò che stiamo vivendo, cioè il fenomeno, è un sogno perché è una rappresentazione. Se siamo in una realtà illusoria, in una mia rappresentazione, in una realtà non vera che mi sono costruita, e voglio uscire dall’illusione devo squarciare il velo di Maya, passare attraverso e vedere la realtà vera, cioè il noumeno.
Domande da interrogazione
- Qual è l'influenza delle filosofie orientali nella filosofia di Schopenhauer?
- Come Schopenhauer supera il problema della conoscenza del noumeno?
- Cosa rappresenta il "velo di Maya" nella filosofia di Schopenhauer?
- In che modo la visione di Schopenhauer differisce da quella di Kant riguardo alla rappresentazione del mondo?
Schopenhauer integra il pensiero Veda, dell'induismo e di Buddha nella filosofia occidentale, portando una nuova prospettiva che contribuisce alla sua visione pessimista.
Schopenhauer propone un'alternativa per accedere al noumeno, andando oltre la filosofia kantiana, e descrive il mondo come una rappresentazione soggettiva e illusoria.
Il "velo di Maya" è l'illusione del mondo fenomenico, un inganno che copre la realtà vera, e per vedere la verità bisogna rimuovere questo velo.
Mentre Kant vede il mondo come una rappresentazione chiara e conoscibile attraverso i filtri di spazio, tempo e causalità, Schopenhauer considera questi filtri un'illusione che nasconde la vera realtà, rendendo la rappresentazione del mondo un inganno.