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Locke ha scritto il “Saggio sull’intelletto umano” e nella prefazione (epistola al lettore) parla di 5-6 amici che volevano discutere di un argomento e non riuscivano a venirne a capo.
Da qui nasce il criticismo, ossia la necessità di interrogarsi preliminarmente sulle reali possibilità della nostra mente.
Cartesio mise capo a una concezione della ragione forte che è capace di conoscere tutto e la conoscenza è infallibile in tutti i campi.
Locke mette capo a una concezione della ragione limitata (o condizionata dall’esperienza), perché da sola non può procedere (ha bisogno dell’esperienza) e prima di avventurarci in un’esperienza conoscitiva dobbiamo interrogarci sulle reali possibilità della nostra mente, quindi concepiamo la ragione illimitata e la conoscenza è probabile. Egli è l’esponente dell’empirismo che troverà come suo ultimo rappresentante Hume, il quale lo porta a estreme conseguenze (con esiti scettici). Razionalismo ed empirismo sono le due risposte al problema gnoseologico dell’età moderna, ma non bisogna porli in competizione fra loro, non sono antitetici, perché entrambe considerano la ragione lo strumento più affidabile per prevedere le conseguenze e orientarci in questo mondo. Per gli empiristi ogni conoscenza deriva dai sensi e ragione ed esperienza concorrono per la conoscenza.
Locke afferma che non esistono idee innate, ma la fonte di esse è l’esperienza e sono di due tipi: di sensazione (provengono da oggetti esterni tramite i cinque sensi), di riflessione (derivano dall’esperienza interna come stati d’animo, passioni); entrambi sono fonte della nostra conoscenza.
Esistono le idee semplici (che la nostra mente riceve passivamente dall’esperienza e sono certe, perché non possono essere scomposte in altre e sono il punto di partenza del processo conoscitivo) e quelle complesse (risultato di una combinazione di idee semplici, non ne possiamo essere certi perché non possiamo andare al di là di ciò che vediamo, ovvero non possiamo conoscere la sostanza delle cose e ne deriva che il campo delle idee è limitato e probabile; per esempio l'unicorno). Il campo delle conoscenze certe è ristretto.
Le idee complesse possono suddividersi in tre tipi principali: i modi che non possiedono un’esistenza autonoma, ma dipendente da una sostanza; le sostanze, entità particolari distinte e sussistenti per sé stesse e si pone al di là delle nostre possibilità conoscitive; le relazioni che nascono dal confronto di un’idea con un’altra. Le uniche certezze non sensibili di cui disponiamo sono quella del nostro io o della nostra esistenza (raggiunta per via intuitiva, senza bisogno di costruire un ragionamento; un’intuizione è un’apprensione immediata di qualcosa) e di Dio per via dimostrativa, ossia attraverso una catena di intuizioni (dal nulla non può derivare nulla).