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Leibniz, Gottfried Wilhelm - Il pensiero filosofico Pag. 1
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Sintesi

Gottfried Wilhelm Leibniz: Pensiero


Esegue una prima distinzione tra ciò che lui chiama verità di ragione e verità di fatto.

Verità di ragione
Sostiene che la verità di un giudizio non è data dall'intuizione soggettiva ma è una caratteristica oggettiva propria del giudizio stesso. La verità ha una caratteristica di chiarezza ed è intrinseca del giudizio, che non riguarda il soggetto ma riguarda il giudizio stesso, l’oggetto stesso. In pratica, in ogni proposizione vera, il predicato deve essere riferito al soggetto. Se noi volessimo scoprire la verità di un enunciato basterebbe fare l’analisi logica della proposizione.
Esempio:

|L’uomo| è un animale razionale|
Soggetto predicato nominale

Il predicato è riferito al soggetto quindi questa verità è intrinseca del soggetto. Noi possiamo arrivare alla verità seguendo l’analisi logica appunto, quando il predicato è contenuto nel soggetto. (Questo tipo di giudizio corrisponde a quello analitico a priori di Kant). Se il predicato è già contenuto nel soggetto siamo certi della veridicità del giudizio.
Una proposizione è vera quando il predicato è contenuto nel soggetto
In questo caso la verità si basa sul principio di identità e di non contraddizione (es. dire che l’uomo è un animale razionale corrisponde a dire che a=a). Questo tipo di verità vengono chiamate da Leibniz verità di ragione. Queste sono necessarie in quanto si basano sul principio di identità e non contraddizione, ovvero non possono essere contraddette. La proposizione secondo cui l’uomo è un animale razionale non può essere contraddetta poiché il concetto stesso di razionalità è già contenuto nel soggetto uomo.

Verità di fatto
La verità non si riduce solo alla verità di ragione, ma Leibniz parla anche di verità di fatto. Queste verità si basano sull'esperienza (es. Cesare varcò il Rubicone, questa proposizione è una verità di fatto in quanto rappresenta un fatto storico; è una verità che si basa sull'esperienza: noi, infatti, abbiamo esperienza del fatto che ha compiuto perciò è una verità di fatto). Le verità di fatto a differenza di quelle di ragione si basano sull'esperienza e sul fatto storico. Di queste verità però è vero anche il contrario.
Chi può determinare a priori questo tipo di verità?
L’uomo che si basa sull'esperienza non può determinare a priori questo tipo di verità. Soltanto Dio è capace di determinare queste verità a priori. All'interno del nome Cesare, è già contenuto tutto il suo predicato, cioè tutto ciò che lui farà nel corso della sua vita, anche la sua morte. Tutto questo però è accessibile soltanto all'intelletto infinito di Dio, che sapere a priori tutti i predicati di un soggetto prima ancora che i predicati si compiano. Le verità di fatto per noi sono solo a posteriori, possono essere a priori solamente per Dio. Secondo Leibniz, Dio conosce già tutti i predicati contenuti nella sostanza/soggetto.
Le verità di ragione sono necessarie, però la loro veridicità, il fatto di essere assolute, dipende non dalla realtà, ma dalla logica. Le verità di fatto invece, riguardano l’esperienza, la realtà effettiva, e possono anche essere false.
Principio di ragione sufficiente
Secondo Leibniz tutto ciò che accade (verità di fatto), avviene perché mosso da un principio di ragione sufficiente.

Tutto ciò che avviene, le verità di fatto, ciò che l’uomo può conoscere a posteriori, avviene perché segue un principio di ragione sufficiente, ovvero ci sono ragioni sufficienti perché ciò avvenga. Queste ragioni sufficienti, possono essere conosciute soltanto da Dio. Nel nome Cesare sono contenute anche tutte le ragioni sufficienti che lo portano a fare ciò che ha fatto e a diventare ciò che è diventato. Tutte le sue azioni, i suoi predicati, rientrano a far parte della sostanza e avvengono perché guidate dal principio di ragione sufficiente.
Dio è l’unico che conosce tutte le cause, tutto l’evolversi della storia delle persone avviene quindi secondo un principio che è noto solamente Dio. È l’unico che può conoscere tutte le cause sufficienti che porteranno le persone a compiere delle azioni, anziché delle altre e il fatto che accada una invece di un’altra è dato da delle ragioni che sono note solamente a Dio. Tutto nel nostro mondo si svolge per una causa. L’uomo però, non potendo conoscere le cause, di conseguenza non può nemmeno conoscerne gli effetti. Qualsiasi cosa capiti, capita perché governata da una ragione, da una causa. Ciò significa che il mondo non è governato dal caso ma dalle cause.

Il problema dell’uomo è proprio quello di non conoscere le ragioni sufficienti. La conoscenza dell’uomo è limitata alle verità di ragione, quando la logica ci porta a conoscere dei dati che sono evidenti a priori, tutto il resto può essere determinato dall'esperienza. È necessario considerare che tutto è governato da una ragione sufficiente che l’uomo non può conoscere.
La filosofia di Leibniz è una filosofia ottimista, perché tutto ciò che capita accade per cause sufficienti. Tutto ciò che accade nel mondo comprese le disgrazie. Tutto il mondo segue un’armonia prestabilita da Dio. Questa armonia è la migliore che possa esistere e il nostro mondo è il migliore dei mondi possibili. Perciò quando capitano disgrazie, dov'è Dio? Perché permette tutte queste cose?
“Dio ha creato per noi il migliore dei mondi possibili, meglio di questo non ci può essere, potrebbe essere solo peggio.”
L’armonia presente nel mondo è molto simile al movimento sincronizzato dell’orologio, messo in atto da Dio quando ha creato il mondo, che continua a muoversi secondo l’ordine che gli ha dato Dio. Dio, nel momento della creazione, ha stabilito una sincronia e tutto segue questo sincronismo. Dopodiché Dio non interviene più per regolare l’orologio, perciò secondo Leibniz è perfettamente inutile aspettarsi un intervento divino. Tutto avviene perché deve accadere. Non esiste la provvidenza, perché Dio non può più intervenire dopo la creazione, la sincronizzazione.
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