Dhy1
di Dhy1
Ominide
8 min. di lettura
Vota 4 / 5

Concetti Chiave

  • La vita di Kierkegaard è segnata da eventi familiari drammatici e scelte personali difficili, tra cui il rifiuto di un fidanzamento.
  • Rifiuta l'idealismo e propone una filosofia religiosa individuale, in contrasto con le istituzioni religiose collettive.
  • Esplora la dialettica tra vita estetica e vita etica, evidenziando le differenze tra vivere per il piacere momentaneo e vivere secondo valori universali.
  • In "Timore e Tremore", la fede viene presentata come paradossale e irrazionale, esemplificata dal sacrificio di Abramo.
  • L'angoscia e la disperazione sono temi centrali, derivanti dalla consapevolezza delle infinite possibilità e della finitezza dell'uomo.

Indice

  1. Infanzia e influenze familiari
  2. Filosofia e religiosità individuale
  3. Connotazione biografica della filosofia
  4. Aut Aut e le vite antitetiche
  5. Vita etica e continuità storica
  6. Vita religiosa e fede irrazionale
  7. Disperazione e angoscia esistenziale

Infanzia e influenze familiari

Nasce a Copenaghen nel 1813 da una famiglia agiata. Il padre convinse Kierkegaard che la famiglia fosse soggetta ad una maledizione, perché si era risposato dopo la morte della prima moglie, tesi avvalorata dal fatto che cinque dei suoi fratelli morirono prima dei trentaquattro anni di età. Durante i suoi studi di teologia incontrò una ragazza di cui si innamorò ma alla fine decise di troncare il fidanzamento.

Filosofia e religiosità individuale

Come Schopenhauer, anche lui rifiuta l’idealismo e non dà al suo pensiero un carattere sistematico. La sua filosofia ha una base religiosa, anche se non fa riferimento ad un dio cristiano in quanto non si tratta di un dio vissuto collettivamente ma individualmente: quando ci troviamo di fronte a Dio siamo sempre da soli, descrive il rapporto tra l’uomo e Dio come l’inserzione dell’eterno nel tempo. Questa rappresenta la religiosità di tipo B, personal e individuale, mentre chiama di tipo A quella classica e collettiva. Queste sue idee, e la sua convinzione che fosse troppo mondanizzata, lo porta ad uno scontro e rottura con la chiesa danese e, anche se la sua laurea in teologia lo abilitava alla professione di pastore non lo diventa. Questo denota come nella sua vita preferisca non scegliere.

Connotazione biografica della filosofia

La sua filosofia ha in fatti una forte connotazione biografica: per lui l’uomo è ‘possibilità-che-non’ cioè una possibilità in negativo, di non ex-istere, cioè di entrare nell’esistenza e darsi una forma, compiendo delle scelte. La scelta è la categoria che caratterizza l’uomo ma, scegliendo, l’uomo pecca e non ha modo di sapere cosa lo aspetta. Questo genera Angst cioè angoscia, per cui è meglio mantenere l’esistenza la punto zero tra l’essere e il nulla.

Non si può parlare di verità assoluta, che appare al soggetto, ma è tale solo se è verità per il soggetto.

Aut Aut e le vite antitetiche

Scrive Aut Aut (Aut significa ‘o’) dove si oppone alla dialettica di Hegel perché nella sua non si trova la sintesi, in quanto si configura solo come una scelta. Racconta due tipologie di vite antitetiche che lui stesso aveva sperimentato: la vita estetica e la vita etica.

Diario di un seduttore è una parte dell’ Aut Aut dove narra, in modo autobiografico, la vita di Giovanni (ispirato al Don Giovanni di Mozart) modello della vita estetica.

Timore e Tremore tratta la terza vita, quella religiosa il cui simbolo è Abramo.

Malattia Mortale tratta della disperazione.

In Concetto dell’Angoscia parla dell’angoscia e usa come simbolo Adamo.

Può essere rappresenta da Giovanni, o dal Don Giovanni, e anche dall’ artista perché tutti e tre scelgono di vivere la loro vita attimo per attimo, impossibile da ripetere. E’ una vita eccezionale e non ripetibile, ma ripetitiva e non raggiunge una fine o uno scopo, ciò porta alla noia o alla disperazione. Scegliendo di provare questa sensazione si sceglie di entrare in una nuova vita, quella etica.

Vita etica e continuità storica

L’uomo sceglie se stesso nella sua validità universale come persona, un essere che rimane tale. Ha una continuità: ha un passato e un futuro, poiché rientra in una forma universale che è quella della sua professione, per esempio il giudice, o del suo ruolo come marito e il suo passato è rappresentato anche da tutti i mariti o giudici che sono venuti prima da lui. In questo modo entra in una dimensione storica. Sceglie anche la fedeltà alla sua famiglia e al suo lavoro, che sono i campi in cui si realizza.

Dandosi una forma però l’uomo si rende conto di essere finito e diventa peccatore perché, così facendo, si è particolarizzato e reso altro da dio: la vita à infatti l’entrata nel tempo e nell’esistenza (come sosteneva Anassimandro con l’Apeiron e i rei che si erano particolarizzati. Ci contrapponiamo a Dio (il male metafisico che sosteneva Sant’Agostino). L’uomo non può vivere se non peccando. L’uomo sente la colpa di ciò che ha fatto e si pente, sentendo il bisogno di qualcosa di infinito e questo segna il passaggio con la vita religiosa.

Vita religiosa e fede irrazionale

Tratta della vita religiosa. Il rapporto dell’uomo con dio è ‘tremore e timore’ perché l’uomo è cosa altra da Dio, sono due entità differenti e questa differenza non può essere annullata. Nel rapporto con Dio non si può essere in compagnia di altri.

il simbolo della vita religiosa è la figura biblica di Abramo: era un patriarca ebreo inserito nei canoni della vita etica. Quando ebbe un figlio in tarda età Dio gli chiese di sacrificarlo e lui, andando contro i criteri della vita etica acconsente, anche se non c’è un motivo per farlo come era accaduto per esempio nel mito greco di Agamennone ed Ifigenia. Questo perché la fede è irrazionale e non deve essere seguita per una speranza e, anche se oggetto di scelta, la fede ci può essere data solo da Do perché siamo piccoli e non possiamo salvarci da soli. La fede è paradossale e scandalosa perché va contro la logica comune. L’angoscia è l’essenza dell’uomo.

Disperazione e angoscia esistenziale

La disperazione è trattata nella Malattia Mortale perché è ciò che uccide l’uomo, facendoci vivere la nostra morte mostrandoci quello che non siamo: cioè infiniti e non ci bastiamo, anche se non possiamo essere nulla tranne che noi stessi. E’ il rapporto tra l’io e se stesso.

L’angoscia è trattata nel Concetto dell’Angoscia. E’ il rapporto tra l’io e il mondo e tutte le sue infinite possibilità. La sua figura è Adamo, che è innocente (ignorante, non sa neppure di poter sapere) e libero ( ha tutte le possibilità, che sono peccato, di fronte a se ma non sa di averle). Perde l’innocenza quando sa che gli è proibito mangiare la mela e quindi sa di avere una scelta quindi pecca e perde il suo stato di felicità per entrare nell’angoscia, quindi diventa uomo.

Domande da interrogazione

  1. Qual è l'origine della convinzione di Kierkegaard riguardo alla maledizione familiare?
  2. Kierkegaard credeva che la sua famiglia fosse soggetta a una maledizione perché suo padre si era risposato dopo la morte della prima moglie, e cinque dei suoi fratelli morirono prima dei trentaquattro anni.

  3. Come Kierkegaard descrive il rapporto tra l'uomo e Dio nella sua filosofia?
  4. Kierkegaard descrive il rapporto tra l'uomo e Dio come l'inserzione dell'eterno nel tempo, un'esperienza individuale e personale, non collettiva, che chiama religiosità di tipo B.

  5. Qual è la differenza tra la vita estetica e la vita etica secondo Kierkegaard?
  6. La vita estetica è vissuta attimo per attimo, senza scopo finale, portando alla noia o disperazione, mentre la vita etica implica una continuità e un impegno verso se stessi e la società, ma porta alla consapevolezza del peccato.

  7. Cosa rappresenta la figura di Abramo nel contesto della vita religiosa secondo Kierkegaard?
  8. Abramo rappresenta la vita religiosa, caratterizzata da "timore e tremore" nel rapporto con Dio, dove la fede è irrazionale e paradossale, andando contro la logica comune.

  9. Come Kierkegaard interpreta l'angoscia e la disperazione?
  10. Kierkegaard vede l'angoscia come il rapporto tra l'io e il mondo con tutte le sue possibilità, mentre la disperazione è la malattia mortale che ci mostra la nostra finitezza e il nostro bisogno di qualcosa di infinito.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community