tapi1991
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Concetti Chiave

  • Kierkegaard vede l'esistenza umana come una possibilità negativa, caratterizzata dall'angoscia e dalla minaccia del nulla, superabile solo grazie alla fede cristiana.
  • Contrappone l'individualità angustiata e soggettiva alla riflessività oggettiva di Hegel, sottolineando un'esistenza paradossale e appassionata.
  • Per Kierkegaard, la nascita segna un distacco da Dio, causa della sofferenza umana; critica il Cristianesimo istituzionale per essersi allontanato dalla purezza originaria.
  • L'angoscia deriva dalla consapevolezza della finta libertà di scelta, mentre la disperazione è legata alla relazione dell'individuo con il proprio Io.
  • Identifica tre stati dell'esistenza: estetico, etico e religioso, ciascuno con differenti approcci alla vita e alla sofferenza, culminando nella consapevolezza religiosa.

Indice

  1. La possibilità e l'esistenza umana
  2. Sofferenza e riflessione soggettiva
  3. Colpa e allontanamento da Dio
  4. Angoscia e possibilità
  5. Disperazione e fede
  6. Stati dell'esistenza umana

La possibilità e l'esistenza umana

Come Kant prima di lui Kierkegaard basa la comprensione dell’esistenza umana sulla possibilità: a differenza del primo, che vedeva nell’esistenza umana una capacità positiva, sebbene limitata, egli mette in luce il carattere negativo e paralizzante della possibilità. Ogni possibilità oltre a essere una possibilità-che-sì, è automaticamente una possibilità-che-non: ciò implica la nullità implicita nell’esistenza umana e la minaccia del nulla. L’unica ancora di salvezza per Kierkegaard è la fede nel Cristianesimo: l’aiuto soprannaturale della fede è l’unica cosa che può salvare l’uomo (il singolo, sé stesso) dall’angoscia e dalla disperazione, caratteristiche intrinseche dell’esistenza in quanto uomo.

Sofferenza e riflessione soggettiva

La sofferenza è un elemento centrale nella filosofia e nella vita (vari problemi familiari, depressione etc.) del filosofo; questa, si potrebbe dire, è alla base di entrambe. Kierkegaard crede in un’individualità angustiata da ogni cosa. Alla riflessività oggettiva di Hegel, Kierkegaard contrappone una riflessione soggettiva: l’uomo come singolo è direttamente coinvolto nel suo destino, che non è oggettivo e disinteressato, ma appassionato e paradossale. “Più si pensa, meno si esiste”, dice il filosofo: l’uomo che soffre e comprende la derivazione della sua sofferenza è più vicino a Dio, il pensiero è per la massa. L’esistenza quindi, rispetto alla filosofia di Hegel, è pura irrazionalità e fede, che si oppongono alla razionalità e al giustificazionismo. La dialettica tripartita di Hegel è contrapposta alle alternative drammatiche e amletiche dell’aut-aut: queste si escludono, poiché c’è l’essere o il nulla.

Colpa e allontanamento da Dio

Egli percepisce un senso di colpa relativo alla nascita: il distacco da Dio, che è rappresentato da ogni nascita, è la causa di tutte le sofferenze dell’uomo: l’esistenza stessa è l’allontanamento dell’uomo da una condizione iniziale di grazia e unità con Dio, ecco perché l’uomo e la sua esistenza sono miseri. Il male della società, per Kierkegaard, è l’allontanamento da Dio; ecco perché il filosofo critica il Cristianesimo e la Chiesa come istituzione terrena, poiché questi si sono distaccati dalla purezza della dottrina originaria. La sua fede è definibile come ateismo cristiano.

Angoscia e possibilità

L’angoscia è una condizione implicita nell’esistenza dell’uomo: è generata dal possibile, che costituisce l’esistenza stessa. A differenza di altri stati, non è data da un fattore preciso e determinato, è è generata dal puro sentimento della possibilità. È la risposta alla consapevolezza della finta libertà di scelta. Ogni possibilità positiva dell’esistenza è annientata da ogni possibilità sfavorevole. L’infinità e indeterminatezza della possibilità rende l’angoscia insuperabile.

Disperazione e fede

La disperazione, al contrario, è la condizione in cui l’uomo è posto dal possibile relativo alla sua interiorità e al suo io. La disperazione è inerente alla personalità dell’uomo, al suo rapporto con sé stesso. Se l’Io vuole essere tale, quindi esistere, o non non fa alcuna differenza, in quanto l’Io non può scegliere di vivere e la scelta di voler o non voler esistere è solo apparente, come le altre. Abbiamo anche qui una deficienza di libertà. La fede è l’unica arma contro questa sofferenza: è la

condizione in cui l’uomo, seppur orientato verso sé stesso, non si illude della sua autosufficienza, bensì riconosce la sua dipendenza da Dio.

Stati dell'esistenza umana

L’umanità si auto-crea degli scopi. Questi possono essere divisi in tre stati dell’esistenza: estetico, etico e religioso. Lo stato estetico è quello del “Don Giovanni”: è l’uomo che vive di sensazioni, dei piaceri del momento, del “carpe diem” per riuscire a dimenticare la sofferenza dell’angoscia e della disperazione. Lo stato etico, invece è quello del “marito”: ne fanno parte tutti coloro che credono di aver superato il primo stato, e credono di avere degli scopi, la famiglia, i figli, la moglie etc. Freud direbbe che è l’individuo che annulla se stesso nella società, tutto per tentare di sconfiggere l’angoscia, anche in questo caso. Lo stato religioso, quello di Kierkegaard stesso, è quello dei pochi eletti che guardano in faccia la realtà e accettano la loro condizione di sofferenza. Dio ha creato il mondo in questo modo, per l’uomo in realtà non c’è alcuna scelta.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la visione di Kierkegaard sull'esistenza umana e la possibilità?
  2. Kierkegaard vede l'esistenza umana come una possibilità che ha un carattere negativo e paralizzante, in contrasto con la visione di Kant. Ogni possibilità è sia una possibilità-che-sì che una possibilità-che-non, implicando la nullità e la minaccia del nulla nell'esistenza umana.

  3. Come Kierkegaard si differenzia da Hegel nella sua filosofia?
  4. Kierkegaard contrappone alla riflessività oggettiva di Hegel una riflessione soggettiva, dove l'uomo come singolo è coinvolto nel suo destino in modo appassionato e paradossale. Egli vede l'esistenza come irrazionalità e fede, in opposizione alla razionalità e al giustificazionismo di Hegel.

  5. Qual è il ruolo della fede nella filosofia di Kierkegaard?
  6. La fede è l'unica ancora di salvezza per l'uomo dall'angoscia e dalla disperazione, condizioni intrinseche dell'esistenza. La fede permette all'uomo di riconoscere la sua dipendenza da Dio, superando l'illusione dell'autosufficienza.

  7. Quali sono gli stati dell'esistenza secondo Kierkegaard?
  8. Gli stati dell'esistenza sono tre: estetico, etico e religioso. Lo stato estetico è caratterizzato dal vivere di sensazioni e piaceri momentanei; lo stato etico è quello di chi cerca scopi nella famiglia e nella società; lo stato religioso è quello di chi accetta la sofferenza e riconosce la propria dipendenza da Dio.

  9. Come Kierkegaard percepisce il distacco da Dio e la sofferenza umana?
  10. Kierkegaard vede il distacco da Dio come la causa di tutte le sofferenze umane, percependo un senso di colpa relativo alla nascita. L'esistenza è vista come un allontanamento da una condizione iniziale di grazia e unità con Dio, rendendo l'uomo e la sua esistenza miseri.

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