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Concetti Chiave

  • Kierkegaard sottolinea che l'autentica imitazione di Cristo passa attraverso la sofferenza e la morte, non per fanatismo, ma come testimonianza della verità.
  • Il cristianesimo diventa verità nell'uomo quando si trasforma in esistenza, non rimanendo una teoria o un dogma oggettivo.
  • Essere cristiani implica una sofferenza più grande, poiché significa distaccarsi dai valori mondani e accettare l'emarginazione.
  • La sofferenza non è un fine, ma un mezzo scelto liberamente per la contemporaneità spirituale con Cristo.
  • La vita di Cristo è caratterizzata da sofferenza interiore, testimonianza della verità non accolta dagli uomini.

Indice

  1. L'imitazione di Cristo
  2. Sofferenza e verità
  3. Il cristianesimo autentico
  4. Il prezzo della fede
  5. La sofferenza di Cristo

L'imitazione di Cristo

Pungolo di Kierkegaard in quest’opera è l’istanza, la denuncia che l’imitazione di Cristo ha senso solo nell’abbassamento nella sofferenza e nella morte, nel con-abbassamento e nella con-sofferenza. L’unica testimonianza autentica per la verità è la sofferenza. Soffrire per ciò per cui Cristo ha sofferto, cioè la verità. Naturalmente non è da fraintendere: non è una tesi di fanatismo doloristico.

Sofferenza e verità

Sono il dolore e la sofferenza ad essere inevitabili per chi si muove in direzione della testimonianza della verità.

Il cristianesimo autentico

Il cristianesimo è verità nell’uomo se diventa esistenza, non se rimane teoria e dogma oggettivo, questo è il cristianesimo della cristianità. Il richiamo dell’eternità del tempo indica la sofferenza. Un esame nella disciplina che è il diventare l’essere cristiani. Per Kierkegaard chi soffre di più è il cristiano, perché diventare tali è un dolore incomparabilmente più grande e insieme un delitto per i contemporanei storici. Renderci contemporanei col Cristo vuol dire de-contemporaneizzarsi dagli altri, che inseguono motivi mondani e finiti.

Il prezzo della fede

Abbracciare completamente la sofferenza e impegnarsi fino all’ultimo per la verità non dona soddisfazioni mondane e rende inviso agli altri. Questo il motivo per cui la sofferenza cristiane è maggiore, perché paga tale prezzo di esclusione dal mondo, di emarginazione. Il dolore non è un fine, ma un mezzo, l’istanza cristiana sceglie liberamente la causa della verità, pur sapendo che avrà in pegno il dolore e la sofferenza. Ma è l’unico mezzo per la contemporaneità spirituale con Cristo.

La sofferenza di Cristo

La passione e la morte di Cristo, da Lui deliberatamente scelte per noi, è indubbiamente un evento che implica anche un dolore esteriore, tuttavia questa dimensione concreta è secondaria, perché tutta la sua vita è sofferenza soprattutto di interiorità, perché è stata sofferenza per la testimonianza della verità, che gli uomini non hanno accolto. Naturalmente una verità per la vita non speculativa e astratta. La verità la si riconosce dal fatto che le tocca soffrire.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato dell'imitazione di Cristo secondo Kierkegaard?
  2. L'imitazione di Cristo ha senso solo nell'abbassamento nella sofferenza e nella morte, poiché l'unica testimonianza autentica per la verità è la sofferenza.

  3. Perché la sofferenza è inevitabile per chi testimonia la verità cristiana?
  4. La sofferenza è inevitabile perché chi si muove in direzione della testimonianza della verità cristiana si de-contemporaneizza dagli altri, affrontando l'esclusione e l'emarginazione dal mondo.

  5. Come Kierkegaard descrive la sofferenza di Cristo?
  6. Kierkegaard descrive la sofferenza di Cristo come principalmente interiore, poiché è stata una sofferenza per la testimonianza della verità, che gli uomini non hanno accolto, e non solo un dolore esteriore.

Domande e risposte

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