Concetti Chiave
- Il problema della conoscenza scientifica va oltre gli aspetti spazio-temporali, richiedendo l'intervento dell'intelletto per stabilire relazioni come il rapporto causa-effetto.
- Lo schematismo trascendentale di Kant permette all'intelletto di avere una giurisdizione indiretta sugli oggetti attraverso l'immaginazione produttiva, che media tra intelletto e sensibilità.
- L'attività dell'intelletto imprime determinate strutture nella forma pura dell'intuizione sensibile, conferendo un valore oggettivo ai fenomeni percepiti.
- Lo schematismo trascendentale utilizza il tempo come materiale, determinato secondo le categorie o concetti puri dell'intelletto, che riflettono i modi universali di pensare.
- Kant supera la critica di Hume dimostrando che gli oggetti si adattano alla facoltà conoscitiva, grazie alla capacità del pensiero di determinare la forma della ricettività intuitiva.
Indice
Il problema della conoscenza scientifica
Se fosse possibile attribuire agli oggetti soltanto i caratteri dello spazio e del tempo, sottoponendo quindi gli oggetti alla scienza della geometria o della meccanica razionale il problema della conoscenza scientifica potrebbe considerarsi concluso con l’estetica trascendentale. Ma le pretese della conoscenza scientifica vanno più in là: attribuiscono validità scientifica a una fisica che, oltre ai rapporti spazio, temporali, stabilisce fra gli oggetti altri rapporti che solo l’intelletto (non l’intuizione immediata) appare in grado di accertare: principalmente il rapporto di causa-effetto. Qui non si tratta più di aspetti che l’esperienza assume per essere ricevuta dal soggetto, infatti, io posso ricevere un'esperienza anche senza connetterla casualmente. Si tratta, dunque, di una costruzione del nostro intelletto, e appunto la denuncia di questa interferenza del nostro intelletto faceva la forza di Hume. Se ci limitassimo a registrare le impressioni che riceviamo, troveremmo quel che chiamiamo effetto dopo quella che chiamiamo causa; non raccoglieremmo l'attestazione di un altro nesso che, oltre al post hoc, ci permetta di affermare un propter hoc. Quest’altro nesso, dunque, lo aggiungiamo noi, ma con quale diritto? È chiaro che, in questo caso, la soluzione precedente non può giocare. Gli oggetti per divenire oggetti per me devono assumere i caratteri del mio modo di riceverli; ma nulla li obbliga ad assumere anche caratteri di un mio modo di pensarli: Se fossi io a fare gli oggetti (cioè, kantianamente, se la mia intuizione fosse «intellettuale»), gli oggetti riceverebbero automaticamente l'impronta del mio pensiero, così come automaticamente assumono la forma della mia sensibilità per il fatto che sono io a riceverli. Ma gli oggetti non li faccio io, dunque il problema rimane.
La soluzione di Kant
Kant ci pensò dieci anni, poi riuscì a risolvere anche questa difficoltà. La soluzione consiste nello «schematismo trascendentale», secondo cui l'intelletto, che non può avere una giurisdizione diretta su oggetti che non è lui a fare (non può imporre a cose che non derivano da lui, un suo semplice modo di pensare), può, tuttavia, avere sugli oggetti una giurisdizione indiretta, e così divenire, come dice la Critica della Ragion Pura, il «legislatore della natura». C'è, infatti, una facoltà chiamata «immaginazione produttiva», che rappresenta «un effetto dell'intelletto sulla sensibilità ». Grazie a questa facoltà, l’intelletto, determina certe strutture nella forma pura dell'intuizione sensibile (spazio e tempo), cioè in quella forma attraverso cui ha luogo la nostra recettività. E poiché gli oggetti, per il ragionamento precedente, non possono divenire oggetti per noi senza assumere la forma della nostra recettività, essi automaticamente, assumono anche quelle determinazioni che l'intelletto, nella sua attività spontanea, ha impresso in essa. Per questo tali determinazioni, pur derivando da un modo di pensare proprio del soggetto, acquistano anche un valore oggettivo rispetto a tutti gli oggetti per noi, cioè ai fenomeni (perché le cose in sé rimangono sempre fuori, dovendosi solo considerare l'oggetto in quanto condizionato dalla forma della mia recettività).
Lo schematismo trascendentale
L'attività con cui l'intelletto imprime certe determinazioni nella forma pura della recettività intuitiva è chiamata da Kant «schematismo», essendo lo «schema» in genere una «figura», cioè una determinazione dell'intuizione, la cui regola è dettata dall’intelletto. Lo schematismo di cui si occupa particolarmente la Critica è lo schematismo «trascendentale»; in esso il materiale su cui l'intelletto lavora è la forma pura del tempo, e la regola secondo cui il materiale è determinato rispecchia direttamente le «categorie», o «concetti puri dell'intelletto» (ossia, i modi in cui universalmente pensiamo). Questo, però, non è che un caso particolare di schematismo. La stessa Critica porta l'esempio di schemi geometrici - come quello del triangolo o del cerchio, in cui il materiale determinato secondo una regola (dell'intelletto) è lo spazio, o anche di schemi empirici, come quello di «cane», dove un materiale - questa volta - non più puro, ma empirico - viene organizzato secondo una regola non più a priori, ma ricavata dalla stessa esperienza.
La dottrina dello schematismo
Con la dottrina dello schematismo Kant poteva dirsi giunto in porto: la difficoltà apportata da Hume, che pareva insuperabile, era aggirata, non c’era più bisogno di pensare che gli oggetti fossero fatti dall’intelletto, cioè dalla spontaneità della nostra conoscenza, quasi che noi possedessimo una conoscenza creatrice, per attribuire loro, con universalità e necessità, caratteri che pure derivano da un nostro modo di pensare. Il principio della filosofia trascendentale, che l'accordo in cui consiste la conoscenza ha luogo perché gli oggetti si adattano alla facoltà conoscitiva, e non viceversa - non giocava ormai più solo rispetto ai caratteri fondati sulla forma della nostra recettività, ma anche rispetto a quelli fondati sulla forma del nostro pensiero. Bastava, per questo, ammettere che l'attività spontanea del pensiero fosse capace di imprimere determinazioni nella forma pura della ricettività: a questa, poi, gli oggetti in quanto fenomeni devono senz’altro adattarsi, assumendo così, automaticamente, anche la forma del nostro pensiero.
Domande da interrogazione
- Qual è il problema principale che Kant affronta con lo schematismo trascendentale?
- Come Kant risolve la difficoltà sollevata da Hume riguardo alla conoscenza scientifica?
- Che ruolo gioca l'immaginazione produttiva nello schematismo trascendentale?
- In che modo lo schematismo trascendentale conferisce oggettività alle determinazioni dell'intelletto?
- Qual è la differenza tra schemi trascendentali e schemi empirici secondo Kant?
Kant affronta il problema di come l'intelletto possa attribuire validità scientifica a rapporti tra oggetti, come il rapporto causa-effetto, che non derivano semplicemente dall'intuizione immediata ma richiedono una costruzione intellettuale.
Kant risolve la difficoltà attraverso lo schematismo trascendentale, che permette all'intelletto di avere una giurisdizione indiretta sugli oggetti, determinando strutture nella forma pura dell'intuizione sensibile tramite l'immaginazione produttiva.
L'immaginazione produttiva è una facoltà che rappresenta un effetto dell'intelletto sulla sensibilità, permettendo all'intelletto di determinare certe strutture nella forma pura dell'intuizione sensibile, come spazio e tempo.
Le determinazioni dell'intelletto, pur derivando da un modo di pensare soggettivo, acquistano valore oggettivo perché gli oggetti, per divenire fenomeni per noi, devono assumere la forma della nostra recettività, che include le determinazioni impresse dall'intelletto.
Gli schemi trascendentali lavorano sulla forma pura del tempo e rispecchiano le categorie dell'intelletto, mentre gli schemi empirici organizzano materiale empirico secondo regole derivate dall'esperienza, non a priori.