Concetti Chiave
- Il sublime, secondo Kant, è un giudizio estetico che va oltre il bello, includendo il sublime matematico e dinamico.
- Il sublime dinamico si manifesta nella natura quando essa appare smisurata e potente, suscitando ammirazione e sgomento.
- L'esperienza del sublime differisce dal bello, poiché nasce da un sentimento di attrazione-repulsione verso la natura.
- Nel sublime matematico, l'immaginazione umana è insufficiente a rappresentare l'infinito, ma la ragione si eleva verso l'idea dell'infinito.
- Il sublime ci fa percepire la nostra dignità spirituale, elevandoci al di sopra della natura e collegandoci al mondo soprasensibile.
Indice
Il concetto di sublime
Oltre al bello, il giudizio estetico riguarda anche il sublime, ovvero ciò che è assolutamente grande al di là di ogni comparazione, smisurato, incommensurabile – che Kant definisce sublime matematico - e ciò che si manifesta nelle forme di una straordinaria potenza all'interno della natura - il sublime dinamico.
La percezione del sublime
E' assolutamente grande, smisurato è ciò di fronte a cui ogni altra cosa è piccola, ovvero l'infinito, che non può in alcun modo essere oggetto di conoscenza, in quanto non ha corrispettivo sul piano empirico Esso è per così dire presentito, intravisto dal Giudizio, davanti a certi spettacoli naturali che superano ogni capacità della nostra immaginazione, mirabili nella loro grandiosa potenza anche quando rappresentano lo scatenarsi delle forze della natura: le alte montagne, lo spalancarsi degli abissi, l'oceano in tempesta.
il senso di ammirato stupore, unito allo sgomento che proviamo di fronte a questi scenari sono determinati dal fatto che su di essi proiettiamo l'idea della grandezza assoluta che è propria del soprasensibile e di cui ritroviamo una traccia in noi in quanto soggetti morali, appartenenti per questo aspetto al mondo intelligibile.Il sublime matematico e dinamico
È evidente che l'apprensione del sublime, che fa riferimento allo smisurato e dunque al senza limiti, avviene in modo diverso dall' apprensione del bello, che ha alla base il senso dell'armonia, in cui si combinano limite, misura, proporzione.
Il sublime infatti nasce dal sentimento doppio e contraddittorio, di attrazione-repulsione, che l'uomo prova di fronte alla grandezza e alla potenza della natura: da un lato un sentimento di dispiacere derivante dalla consapevolezza dei propri limiti e della propria impotenza; dall'altro un sentimento di piacere derivante dalla consapevolezza della propria condizione di essere razionale e libero, che lo innalza al di sopra di ogni entità della natura, la quale, per quanto grandiosa e potente, non potrà mai ridurre sotto di sé l'uomo, destinato invece al mondo soprasensibile.
La dualità del sublime
Nel caso del sublime matematico, di fronte alle grandiosità incommensurabili della natura, proviamo dispiacere in quanto la nostra immaginazione appare insufficiente a rappresentarle adeguatamente, ma nello stesso tempo proviamo piacere perché la nostra ragione tende a elevarsi all'idea dell'infinito, al cui paragone la stessa immensità dell'universo e dei suoi fenomeni sembra irrilevante. Risvegliata in noi dalle imponenti realtà del mondo naturale, l'idea di infinito costituisce un inesauribile stimolo alla ricerca del tutto; grazie ad essa la primitiva sensazione della nostra piccolezza e fragilità fisica lascia il posto a quella della nostra dignità spirituale, e in tal modo ci eleviamo consapevolmente al di sopra della natura. Anche di fronte allo spettacolo dello strapotere delle forze naturali (uno spettacolo contemplato al sicuro dai pericoli, per esempio dal mare in tempesta o da: fuoco di un vulcano in eruzione, altrimenti saremmo presi dal terrore), come avviene nella sfera del sublime dinamico, all'inizio avvertiamo il senso della nostra debolezza materiale, a cui fa seguito tuttavia un sentimento di grandezza, derivante dalla nostra realtà di esseri pensanti, dotati di ragione e di principi morali.
Domande da interrogazione
- Qual è la differenza tra il sublime matematico e il sublime dinamico secondo Kant?
- Come si manifesta il sentimento del sublime di fronte alla natura?
- In che modo il sublime differisce dal bello nel giudizio estetico?
- Qual è il ruolo dell'idea di infinito nel sublime matematico?
Il sublime matematico si riferisce a ciò che è smisurato e incommensurabile, come l'infinito, che la nostra immaginazione non può rappresentare adeguatamente, ma che la ragione eleva all'idea dell'infinito. Il sublime dinamico riguarda la straordinaria potenza della natura, che provoca un sentimento di attrazione-repulsione, combinando dispiacere per la nostra impotenza e piacere per la nostra condizione razionale e libera.
Di fronte alla natura, il sublime si manifesta attraverso un sentimento di ammirato stupore e sgomento, poiché proiettiamo su di essa l'idea della grandezza assoluta. Questo sentimento è determinato dalla consapevolezza dei nostri limiti e dalla nostra impotenza, ma anche dalla nostra dignità spirituale e razionalità che ci elevano al di sopra della natura.
Il sublime differisce dal bello nel giudizio estetico perché il sublime si basa sul sentimento di attrazione-repulsione verso la grandezza smisurata, mentre il bello si fonda sull'armonia, il limite, la misura e la proporzione. Il sublime evoca un doppio sentimento di dispiacere e piacere, mentre il bello è associato a un senso di armonia e piacere.
Nel sublime matematico, l'idea di infinito risveglia in noi un inesauribile stimolo alla ricerca del tutto, elevando la nostra ragione al di sopra dell'immensità dell'universo. Questa idea ci permette di superare la sensazione di piccolezza e fragilità fisica, portandoci a riconoscere la nostra dignità spirituale e a elevarci consapevolmente al di sopra della natura.