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Concetti Chiave

  • Kant, influenzato inizialmente dall'empirismo inglese e dalle dottrine di Hume, sviluppa il suo pensiero filosofico attraverso il criticismo, proponendo l'uso della ragione per valutare le teorie senza distruggerle completamente.
  • Nel suo percorso filosofico, Kant distingue tra conoscenza sensibile e intellettuale, introducendo i concetti di fenomeno e noumeno, e sottolinea l'importanza dell'intelletto attivo nella comprensione della realtà oltre l'apparenza sensibile.
  • La "Critica della Ragion Pura" di Kant si concentra sull'analisi critica dei fondamenti del sapere, cercando di giustificare perché matematica e fisica siano considerate scienze, mentre la metafisica no, introducendo il metodo sintetico a priori come criterio scientifico.
  • Nel suo approccio alla morale, Kant introduce il concetto di imperativo categorico, proponendo una moralità universale basata sulla razionalità, che non dipende da scopi empirici o soggettivi, e che cerca di conciliare felicità e dovere.
  • La "Critica del Giudizio" esplora il legame tra le sfere estetica e morale, proponendo il giudizio di gusto come mediazione tra intelletto e ragione, e introducendo il concetto di sublime come esperienza estetica che evoca grandezza e potenza senza limiti.

Indice

  1. Le origini di Kant
  2. Il sapere aude e l'illuminismo
  3. Criticismo e scienza
  4. Metafisica e scienza newtoniana
  5. Conoscenza sensibile e intellettuale
  6. Il metodo sintetico a priori
  7. Il sistema copernicano di Kant
  8. Logica trascendentale
  9. Io penso e schematismo trascendentale
  10. Critica della ragion pratica
  11. Imperativi e morale
  12. Critica del giudizio e libertà
  13. Giudizio riflettente e finalità
  14. Il bello e il sublime

Le origini di Kant

Nasce il 22 aprile 1724. I primi suoi studi li fa in un collegio e quando ancora era giovane inizialmente si trova in difficoltà non sapendo se seguire le dottrine di newton oppure di Wolff (razionalista del periodo illuminista). Si riallaccia all’empirismo inglese e in particolare a Hume.

Il sapere aude e l'illuminismo

Kant è il più grande filosofo illuminista ed è tedesco. Probabilmente il più grande non è francese perché la Francia nonostante fosse piena di filosofi, essendo cattolica, non portava ad un dialogo aperto come in Germania perché attaccata alla religione cattolica e perché troppo dogmatica. Lui usa il SAPERE AUDE cioè la ragione non per imparare a memoria cose già dette da altri filosofi ma saper controbattere usando la ragione e criticando le altre teorie. Egli dà una definizione ormai celeberrima: "L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo".

Criticismo e scienza

Con lui si ha il CRITICISMO. Critica le altre teorie filosofiche e non le scarta come gli altri filosofi. La critica non serve ne a distruggere cioè che è stato fatto precedentemente ne costruire basi completamente nuove. Vuole vedere quali possibilità e qualità ha la ragione di conoscere e quale può essere la ragione che ci permette di conoscere la conoscenza e come essa sia. Scrive molto ed è per questo che il periodo è diviso in 2 fasi: quella precritica prima del 1781, quella critica dopo. Tra gli scritti c’è anche LA PLASSE dove afferma che l’universo proviene da una nebulosa. Nel primo periodo prevale l’interesse per le scienze naturali, nel secondo la filosofia trascendentale e periodo di critica. Apprezza molto newton non tanto per la fisica ma quanto perché della fisica lui non ha fatto tabula rasa delle teorie precedenti ma li fa evolvere portando un progresso nella scienza.

Tutti i francesi entrano a far parte dell’enciclopedia di Diderot dove vengono ripresi i saperi precedenti anche se ritenuti non validi e falsi. Infatti deve essere considerato valido solo quello che è empiricamente dimostrabile(il concetto non lo riprende da Cartesio che ricerca l’universalità e il principio fondante)

Metafisica e scienza newtoniana

Fa metafisica proprio perché vuole dare NECESSARIETA’ e UNIVERSALITA’. È l’espressione della ragione al massimo. Vuole riportare la metafisica allo stesso livello della fisica newtoniana. Riprende Hume però una cosa è ridimensionare la ragione, un'altra è eliminarla. Anche Spinoza come Cartesio non aveva problemi a parlare di Dio proprio perché faceva metafisica. La metafisica vera e proprio nasce con Parmenide quando introdusse il concetto di “l’essere è e non può non essere”, però senza avere prova empirica. Questa venne poi utilizzata da Aristotele quando, non dando valida l’affermazione secondo cui l’essere era uno, lo limitò a 12 categorie. Questa fu la dimostrazione per cui si può fare metafisica senza andare oltre le cose fisiche ed empiriche. Con Platone poi si andrà oltre l’empirico al volere un sapere universale, mentre con Aristotele si voleva arrivare alla sapienza(virtù). Quindi da Aristotele fino a Cartesio non si cambierà tesi, nemmeno con Spinoza. Le dottrine metafisiche sono sogni razionali non comunicabili e privati. La scienza newtoniana è invece oggettiva e pubblica cioè comune a tutti. È una scienza dei limiti della ragione. A Kant interessa avere un sapere universale e andare oltre all’apparenza. Ha una passione per le scienze fisiche e soprattutto metafisiche, non legate a quelle del 1600 o simile a quella Aristotelica perché non può essere considerata scienza in quanto è statica e non cambia col tempo.

Dissertazione del 1770[de mundi sensibilis atque intelligibilis forma et princiipis] = ("L'anno '69 mi portò una gran luce" afferma Kant, in quanto scopre la funzione delle forme dello spazio e del tempo che condizionano la recettività del soggetto). La grande luce è l’intuizione che kant ha per quanto riguarda spazio e tempo, cioè sono modi con cui il soggetto coglie l’oggetto. La luce che riceve da Hume è il fatto di non accettare dogmi senza prova empirica. La dissertazione si presenta come propedeutica alla metafisica in quanto vuole arrivare ai principi dell’intelletto puro. Con questa si ha la soluzione critica del problema dello spazio e del tempo.

Conoscenza sensibile e intellettuale

Divide la conoscenza in:

1) sensibile: si riferisce alla realtà che ci circonda, la realtà empirica e colgo solo ciò che la realtà mi manifesta cioè l’aspetto esteriore. E’ soggettiva ed è omogenea e non necessario ne universale perché questi 2 li colgo solo con l’intelletto. Si colgono le cose come appaiono e non come sono e perciò si presenta tramite FENOMENI che dal greco fainomai significa ciò che si manifesta. Si può percepire solo con i sensi ed è illusoria.

2) intellettuale: si riferisce all’intima essenza delle cose e quindi non soffermarsi all’aspetto esteriore ma analizzare quello che è veramente(quello che volevano i maghi). Riesce a far fuori la teoria di Locke perché per lui l’intelletto era passivo poiché riceveva informazioni passivamente. Si coglie ciò che non si può cogliere con i sensi e quindi attraverso la ragione. Non si manifesta l’oggetto è quindi l’intelletto coglie il NOUMENO che significa pensare. Quindi si abbandonano i sensi e si utilizza la ragione. È difficile cogliere l’intima essenza perché significherebbe andare oltre l’apparenza. Se ci riesco facilmente vuol dire che ho un intelletto divino(più o meno come per Cartesio e Spinoza). Lui non vuole che l’intelletto sia passivo. Se colgo l’ultima essenza dell’oggetto devo saperlo dimostrare.

Crea questa corrente che ha lo scopo di migliorare la metafisica dal punto di vista scientifico tramite la critica e poi perché vuole riparare l’errore commesso nel 1600 cioè non porre limite alla conoscenza umana. Essendo una critica di teorie precedenti va di pari passo con l’illuminismo. Lui però non fa tabula rasa prende solo le cose strettamente necessarie che gli servono tramite la ragione. È la filosofia del limite.

Parla di conoscenza e più precisamente di quella conoscenza che nel 1600 veniva ritenuta pura. Per Aristotele la purezza non contiene la materia e per tanto si usa, come per Spinoza e Cartesio, la ragione senza che venga attuata la prova empirica. Infatti nel 1600 domina la metafisica senza la controprova e senza laboratorio. A Kant piace Newton per come fa fisica: non gli piace tanto la fisica quanto il fatto che studiandola riuscì a farla diventare universale e necessaria nonché incrementativa della conoscenza(come galileo). Per Kant l’intelletto è limitato. Lui sostanzialmente fa un’analisi critica dei fondamenti del sapere. Vuole capire perché matematica e fisica siano scienza e la metafisica no. Quindi vuole capire perché per le prime si tratta solo di giustificare una situazione chiarendo le condizioni che la rendono possibile, mentre per la metafisica per metafisica si tratta di scoprire se esistono condizioni che possano permettere ad essa di essere considerata una scienza.

Il metodo sintetico a priori

Riprende Aristotele non per quanto riguarda i concetti ma per i termini. Usa come termini “giudizio”. Il giudizio è la valutazione ed è una proposizione. È composto da SOGG+VERBO+PREDICATO[proposizione principale]. La conoscenza scientifica è formata da proposizioni o giudizi universali e necessari e per di più incrementativi del conoscere. Divide poi il giudizio in:

1) ANALITICO A PRIORI: (concezione razionalista) è il metodo utilizzato da Cartesio e da tutti i metafisici. Per esempio analizzando “il corpo è esteso” si può dire che è analitico perché soggetto e predicato sono la stessa cosa. Infatti parlando di corpo ed estensione non c’è differenza quindi sono identità. Di conseguenza l’estensione non aggiunge niente di nuovo alla definizione di corpo. Soggetto = Predicato. Quindi analizzando si può dire che è universale, necessario però non è incrementativo del conoscere quindi non è una scienza. Non c’è riscontro e l’estensione è già contenuta nel corpo quindi non si fa la prova empirica. Non è a posteriori perché ci vorrebbe la prova per questo. Cartesio stesso usava questo metodo che è proprio della metafisica.

2) SINTETICO A POSTERIORI: (concezione empiristica) è il metodo utilizzato dagli empiristi. Analizzando “il corpo è pesante” si può che soggetto e predicato sono diversi perché non è detto che ogni corpo è pesante mentre è così per quanto riguarda l’estensione. Devo fare un esperienza per capire che è pesante quindi un metodo a posteriori. Essendo dato da una esperienza non è ne universale ne necessario, però incrementa la conoscenza perché scopro qualcosa di nuovo. Quindi nemmeno questo è scientifico, anche perché l’intelletto è passivo.

3) SINTETICO A PRIORI: (concezione criticista) è il metodo di Newton. Si usa il ragionamento dopo la prova empirica. Questo discorso però non torna in tutti i campi infatti nella matematica analizziamo 7+5=12. Queste non sono uguali esteticamente infatti 7+5 corrisponde al soggetto, l’uguale al verbo e il 12 al predicato. Però il risultato è uguale e quindi questo è a priori perché il 7+5 è contenuto nel 12 quindi. Stessa cosa vale con il triangolo che è composto dalla somma degli angoli il cui risultato è 180°. In matematica e fisica newton riesce a usare il metodo a priori perché ha degli strumenti che glielo permettono. Il metodo è universale, è necessario ed è incrementativo del conoscere(perché si ottiene un numero nuovo cioè il 12) quindi è un metodo scientifico. Newton infatti si basa su SPAZIO(geometria) e TEMPO(aritmetica). Queste non sono qualità dell’oggetto come si pensava, perché sono io che do all’oggetto un valore spazio temporale. Quindi sono elementi della mia mente che percepisce le qualità e che tramite la ragione a priori porta a ragionamenti.

Principio fondante = cerca il principio fondante dei giudizi. Per il 1: è l’IDENTITA’ perché permette al corpo di essere esteso (nella frase:“il corpo esteso”). Per il 2: è l’ESPERIENZA perché solo tramite essa si arriva all’incremento della conoscenza. Per il 3: Vuole scoprire il fondamento che rende possibile la sintesi a priori. Questo è la RAGIONE. Newton non fa metafisica quindi non cerca il principio ma in questo caso è inteso come soggetto pensante che da come caratteristiche lo spazio e il tempo. Non è la ragione cartesiana perché non è pura e non si confronta col mondo empirico. Non è l’intelletto degli empiristi perché questo è passivo.

Il sistema copernicano di Kant

Kant come Copernico aveva difficoltà nello spiegare un determinato concetto. Per uscirne allora attua lo stesso procedimento di Copernico. Egli infatti non riusciva a spiegare il moto degli astri in relazione alla terra come centro del sistema, così decise di ipotizzare che fosse la terra a girare intorno al sole. Kant: ammettendo che la conoscenza dovesse dipendente dagli oggetti, non si riusciva a spiegare perché i tentativi di stabilire qualcosa a priori intorno ad essi fossero vani. Noi delle cose non conosciamo a priori se non quello che noi stessi vi mettiamo. Io soggetto senza fare esperienze ho la possibilità di dare all’oggetto un ordine spazio temporale. Infatti si utilizzerà la teoria eliocentrica. Kant si rifà a questi modelli però sostituendo a sole e terra, oggetto e soggetto.

1. Inizialmente il sistema aveva al centro l’oggetto, e il soggetto girava attorno. Questo sarebbe il sistema dell’empirismo. Infatti la conoscenza parte dall’oggetto in quanto non ci può essere conoscenza senza sensazioni. Quindi l’oggetto invia le sensazioni e il soggetto deve abituarsi e aspettare passivamente le sensazioni. Qui l’oggetto è attivo. Siccome il soggetto si adegua all’oggetto che invia le informazioni avrò un metodo sintetico a posteriori.

2. Come accade per il geocentrismo, subentra una teoria più precisa e giusta così, analizza il sistema questa volta ponendo il soggetto al centro. Ritiene che non sia il soggetto che scopre le leggi dell’oggetto ma che sia l’oggetto ad adattarsi alle leggi del soggetto. Dal soggetto partono gli strumenti utili per cogliere a priori l’oggetto. L’oggetto deve accettare passivamente le informazioni spazio temporali. Venendo prima il soggetto riesce a far fuori l’empirismo poiché l’oggetto per essere conosciuto deve adeguarsi al soggetto. Il soggetto da all’oggetto un ordine spazio temporale poi verificandolo empiricamente. Con lo spazio e il tempo di conseguenza ho una conoscenza a priori. Rivaluta l’attività del soggetto pensante. Se io conoscessi l’oggetto a priori ne sarei il creatore.

Per la fisica si ebbe una rivoluzione perché si sposta il modo di vedere le cose. Il centro della ricerca è la ragione umana che ritrova nella natura ciò che viene pensato. Prima lo studio era basato sull’esperienza adesso al centro della ricerca c’è la ragione che formule le proprie tesi e le verifica in natura.

Trascendentale = è ogni conoscenza che ha a che fare non con oggetti ma col nostro modo di conoscere gli oggetti in quanto deve essere a priori. Sono modi o strutture della sensibilità e dell’intelletto.

Sono forme della sensibilità ma non sono delle qualità. Sono le forme strutturali della sensibilità(senza queste non si ha la conoscenza sensibile). Fanno parte del soggetto attivo. Sono modi con cui il soggetto conosce e coglie a priori l’oggetto. Sono trascendentali e vengono prima dei fenomeni perché sono modi(o strutture, o forme, o strumenti) conoscitivi a priori(perché non derivano dall’esperienza e sono proprie del soggetto e non dell’oggetto)[gli schemi a priori non sono ciò che si conosce ma ciò attraverso cui si conosce] e come per Cartesio, sono innate. Sono innate non come conoscenza ma come modo per avere la conoscenza nel mondo empirico. Sono forme a priori della conoscenza sensibile. indica ciò che non è oggetto della conoscenza ma la condiziona. Il tempo e lo spazio, ad esempio, non sono oggetto della nostra conoscenza, ma sono gli elementi a priori che ci permettono di conoscere la realtà così come noi la conosciamo. Cartesio pensava a conoscenze innate e trascendenti. Modi e funzioni proprie del soggetto. Non sono realtà assolute e non sono qualità dell’oggetto. Non sono trascendenti.

Non studia il fenomeno(la studia la conoscenza sensibile). Nella metafisica c’è l’intelletto e analizzo il noumeno. Va oltre e cerca l’entità prima.

Critica della ragion pura = è il primo che divide l’intelletto dalla ragione. Divide la conoscenza in tre fonti: ESTETICA TRASCENDENTALE, ANALITICA TRASCENDENTALE, DIALETTICA TRASCENDENTALE(conoscenza razionale). Vuole studiare gli elementi che si studiano a priori.

Estetica trascendentale = estetica non è il termine utilizzato oggi, ma deriva dal greco aisthesis, che significa sensazione. Studia le strutture della sensibilità. È data dalla conoscenza sensibile e vuole vedere come funziona prima di analizzare il noumeno. Ha a che fare con i fenomeni e con ciò che ci appare. Vuole vedere se si può parlare di trascendentale nell’estetica e se c’è il metodo conoscitivo a priori. Usa termini precisi come:

1) sensazione che è ciò che il soggetto riceve(passivamente) dall’oggetto, e viene modificato;

2) la sensibilità che è la facoltà secondo cui riceviamo le sensazioni e quindi le facoltà secondo cui siamo modificati(passivamente) dall’oggetto;

3) le intuizioni che sono conoscenze immediate degli oggetti, anche se per Kant di intuizione esiste solo quella della sensibilità. L’intelletto è attivo però non intuisce ma si riferisce sempre ai dati forniti dalla sensibilità. La ragione non coglie le cose immediate. Non è altro che la rappresentazione dei fenomeni. Nel fenomeno c’è materia e forma, la prima è data da singole sensazioni mentre la seconda è il modo di funzionare della nostra sensibilità che quando coglie i dati sensoriali li riordina e li sistema e poiché la forma è il modo di funzionare della sensibilità questa è a priori in noi. Si divide in due tipi di intuizioni:

1. INTUIZIONE EMPIRICA: si ha una conoscenza immediata. Il fenomeno è costituito da forma + materia. Essendoci la materia ho ricevuto la sensazione e di conseguenza è un metodo a posteriori. Sono il contenuto.

2. INTUIZIONE PURA: il fenomeno non ha la materia ma solo la forma di conseguenza il soggetto non essendo modificando ho una conoscenza a priori. Ci sono infiniti modi e funzioni ma si riducono a spazio e tempo. Non si ricorre all’esperienza. Do ai fenomeni ordine spazio temporale come nella conoscenza sensibile. Quindi spazio e tempo sono forme conoscitive a priori. Ciò che permette di avere il contenuto.

Le forme che i fenomeni possono avere sono infinite ma si riducono in spazio e tempo. Lo spazio è la forma nel senso esterno cioè quella condizione a priori alla quale devo sottostare per qualsiasi rappresentazione sensibile rispetto al soggetto(il soggetto non potrebbe conoscere se non definissi spazialmente l’oggetto). Il tempo è la forma del senso interno cioè la rappresentazione a priori che sta a fondamento dei nostri interni e del loro disporsi l’uno dopo l’altro, cioè sotto un ordine. Catalogo lo spazio però internamente. È la forma di ogni dato sensibile a noi conosciuta. Ci sono più informazioni rispetto allo spazio ed è presente in tutte le categorie. Spazio e tempo sono i trascendentali della conoscenza sensibile.

Logica trascendentale

Logica trascendentale= lascia la conoscenza sensibile basata sui fenomeni e si sposta alla conoscenza intellettuale. Così facendo dovrei arrivare a conoscere il noumeno, o l’intima essenza quindi si farebbe metafisica. Non ci sono più intuizioni. Vuole vedere come si sviluppa la conoscenza intellettuale. Critica il concetto aristotelico. La logica prima era considerata priva di contenuto da Aristotele e quindi non una scienza perché non aveva oggetto di indagine. Kant però non accetta che la logica sia considerata solo uno strumento formale senza contenuto, anche perché non si dovrebbe chiamare così perché ha a che fare con l’intelletto quindi e contenutistica. L’intelletto infatti ha come contenuto il fenomeno (a differenza della dissertazione dove il contenuto era il noumeno). “I fenomeni prima vengono dati(conoscenza sensibile) e poi pensati(conoscenza intellettuale)”. Il soggetto pensando ai fenomeni formula dei CONCETTI. Questi sono il contenuto dell’intelletto e si ottengono quando SUSSUMO SOTTO UN UNIVERSALE MOLTEPLICE SENSIBILE(cioè quando unifico i fenomeni particolari per arrivare all’universale). Il primo concetto si ebbe con Socrate. Nel concetto però non c’è niente a priori infatti e costrittivo avere a che fare con il mondo empirico. Analizza due tipi di concetti la cui funzione non cambia:

1. Empirico : sotto l’universale identifico i fenomeni nella materia e nella forma. Quindi è a posteriori.

2. Puro: Il mio intelletto ha la possibilità di avere concetti puri. Questi non sono tanti e si rifà alle categoria di Aristotele. Ho un universale che unifica fenomeni concepiti o dal punto di vista spaziale o temporale. Sotto l’universale identifico i fenomeni solo nella loro forma quindi essendo puro è a priori. Per sostanza intende concetto puro che unifica tutti i fenomeni che permangono nel tempo. La sostanza non è più l’intima essenza. Le categorie sono leges mentis, leggi della mente, cioè forme a priori dell’intelletto grazie alle quali i concetti possono essere pensati a priori. I concetti sono i vari modi con cui l’intelletto unifica e sintetizza(leggi dell’essere o generi supremi dell’essere). Anticipo i fenomeni quindi non colgo il noumeno. Il concetto unifica fenomeni che permangono nel tempo(es. la costituzione la democrazia che rimangono invariate nel tempo). Tutto ciò che permane nel tempo superando i cambiamenti è sostanza.

Mentre Aristotele analizzava le leggi che regolano i concetti, Kant invece analizza l’origine dei concetti a priori occupandosi di ciò che a priori proviene dal nostro intelletto, quindi ciò che sta alla base e che poi si ricollega al mondo empirico.

Io penso e schematismo trascendentale

Io penso e schematismo trascendentale = aveva il problema del trascendentale. Poiché le categorie sono 12 è evidente che esse suppongono la presenza di una unità su cui fare capo. Posso dare però ai fenomeni un ordine concettuale. Deve trovare qualcosa che unisca l’intelletto ai fenomeni. Non è il cogito ergo sum e nemmeno il demiurgo di Platone però ha caratteristiche simili. Non crea ma sintetizza. Sono nell’ambito dell’analitica a priori perché ha come forma a priori sia lo spazio che il tempo(perché riesce a determinare spazialmente e temporalmente gli oggetti). L’ordine stabilito è prima sensibile e poi intellettuale. Faccio capo alle categorie sia che dia un ordine spazio-temporale sia che dia un ordine intellettuale. L’io penso dunque permette di applicare le 12 categorie assieme, di unirle e di darle un ordine percettivo. Quindi è quel qualcosa di trascendentale che permette ad un soggetto empirico di diventare soggetto pensante. È identico in tutti i soggetti e rende pensanti più soggetti empirici. Se sono empirico uso le mie conoscenze. È qualcosa che unisce le mie capacità a priori. Punta alla conoscenza universale e necessaria. Kant scopre che le categorie sono tutte regolate dal tempo quindi le categorie compongono uno schema trascendentale. Le categorie quindi vengono collegate ai fenomeni tramite il tempo. Questo perché con lo spazio riusciamo a cogliere i fenomeni esternamente, con il tempo invece internamente di conseguenza quest’ultimo, poiché i fenomeni esterni una volta colti diventano interni, è una forma di intuizione che connette tutte le rappresentazioni sensibili. Così con le categorie do ai fenomeni un ordine concettuale. Lo schema trascendentale diventa così una determinazione a priori del tempo in modo che le categorie possano applicarsi ad esso.

La conoscenza universale e necessaria è data quindi dai fenomeni di conseguenza non è una scienza. Non essendoci più noumeno questo diventa il concetto limite poiché la conoscenza non può andare oltre il mondo empirico. Qui c’è illuminismo in quanto c’è un limite. Ciò può essere positivo perché capisco che non posso arrivarci, negativo perché l’intelletto è limitato ed è inconoscibile.

Entra in funzione la ragione che era stata distinta dall’intelletto. È più vicina all’intelletto che alla sensibilità. Parla di dialettica dando come significato, uno negativo. Nella sofistica era l’arte di persuadere (l’arte di confutare le confutazioni) ed era importante essere persuasivi e non dire necessariamente la verità. La dialettica quindi assume questo tipo di obbiettivo. La ragione prende atto di ciò che gli viene dall’intelletto cioè l’esistenza del concetto limite, il noumeno. La ragione quindi è la facoltà secondo cui, pur sapendo che c’è il noumeno, dovrebbe in teoria completare l’intelletto ma invece “SE LA TENTA”, cioè tenta di coglierlo senza saper bene a cosa lo porterà. Vuole andare oltre il limite conoscendo il noumeno pur sapendo di non poterci arrivare. Tutto ciò comporta la nascita di ANTINOMIE. Questo termine significa conflitto di leggi entrambe valide. Sono idee. Le antinomie sono come le antilogie sofistiche, cioè 2 affermazioni diverse e opposte di un argomento ma entrambe valide. Così si avrà l’intelletto finito e la ragione infinita. Ci sono 4 noumeni che diventano antinomie quando cerco di rispondere ad essi(lo si può notare vedendo la critica della ragion pratica):

1) Libertà = Spinoza o Leibniz?

2) Anima = per Democrito era mortale,per Platone immortale

3) Mondo = dio non crea sennò c’è paralisi. Dio crea il mondo necessariamente

4) Dio

Critica della ragion pratica

Critica della ragion pratica: viene scritta nel 1788. Sappiamo di non poter cogliere idee come libertà ma in questa critica Kant parla di MORALE che agisce. Non critica la ragion pura pratica ma la ragion pratica in generale e soprattutto la ragion pratica empiricamente condizionata. La critica è contraria alla ragion pura. In questa ragion pratica le pretese di andare oltre i propri limiti sono dati dalla ragion pratica empirica che è legata all’esperienza mentre nella ragion pura invece era determinata dal non avere alcuna esperienza. Mentre nella 1 se vado oltre sbarello, qua fa di tutto per andare oltre il mondo empirico(perché è metafisico). Critica il fatto che rimane sempre e solo legata all’esperienza e critica tutte le tipologie di morale che si sono susseguite nel corso della filosofia. Ogni morale ha un proprio contenuto e se seguo questo arrivo alla felicità, però questo è soggettivo perché ognuno può seguire la propria morale di conseguenza varia. Lui però vuole ottenere sia l’universalità sia la necessarietà quindi manca una morale che colleghi tutti i soggetti e che sia valida per tutti. Ogni morale però ha un proprio contenuto empirico specifico che la differenzia dalle altre quindi deve cercare una morale senza un contenuto specifico da perseguire.

Imperativi e morale

Secondo lui gli uomini agiscono secondo le massime o secondo gli imperativi:

1) Le massime = sono dei consigli pratici con contenuti e sono soggettivi. Quindi non hanno valore universale.

2) Imperativi = sono dei comandi quindi hanno un valore necessario. Per questo interessa molte più persone delle massime.

1) Imperativi ipotetici = incomincia con un se(che da senso di ipotesi) è un comando che persegue un fine preciso. Non è universale ma necessario perché è un imperativo.

2) imperativi categorici = è senza un se. Non c’è un ipotesi prima e non ha un contenuto specifico. E’ l’imperativo che si rifà al DEVI PERCHE’ DEVI ed è la ragione che mi spinge a fare quello che devo fare perché sono un essere razionale. Tutti lo capiscono ma non tutti lo seguono. Come concezione è simile a quella stoica in quanto fa riferimento al dovere in tutta la sua razionalità. Di conseguenza è universale e necessario proprio perché non ha un contenuto preciso.

Sintetizzando = morale è data dall’agire che punta alla ricerca della felicità. Le varie morali hanno contenuti soggettivi che non erano universali e necessari. Ogni contenuto ha la felicità ma Kant ne vuole uno che sia universale, necessario e che porti alla felicità. La ragione è il contenuto che permette all’azione di essere necessario e universale e che non sia empirico(altrimenti sarebbe sogg). Non è ne contenuto specifico ne empirico. Attraverso il devi perché devi si sgancia dal mondo empirico. È difficile seguire la morale ma bisogna cercare di eliminare fini, scopi e intenzioni personali. Nel DPD la volontà non va contro la ragione. Porta quasi sempre all’infelicità tranne nell’es dei santi. Nessuno però mi impedisce di pensare che in un'altra vita(riferito alla metafisica) che ci sia qualcosa o qualcuno(Dio) che faccia corrispondere la felicità al dovere. Qui inizia il ROMANTICISMO kantiano. Riesco a recuperare le antinomie che diventano postulati della ragione pratica perché do una spiegazione etica. La metafisica non è comunque una scienza nella morale. La libertà per Kant a livello teoretico è un noumeno. Infatti in Spinoza non ero libero mentre in Leibniz e Hume si. Esplicita il DPD in “se devo posso quindi sono libero”. Non è un imperativo categorico perché non c’è contenuto. Se devo fare una cosa ho la possibilità di farla quindi sono libero di seguire o no(comando positivo). Nei campi di concentramento dove c’è il comando negativo il non devo perché non posso è sbagliato perché si può sempre decidere. Se la libertà però non è supportata dalle leggi che la tutelano non la si avrà più. “SE DEVO POSSO(sogg) QUINDI(è) SONO LIBERO(predicato)”. Poiché dovere e potere non sono uguali alla libertà ho un SINTETICO A PRIORI METAFENOMENICO(senza fenomeni ma legato alla ragione pura)in quanto se non ci fosse la libertà a priori non otterrei dovere e potere. Però non si può fare ciò perché non posso assumere un ragionamento a livello teoretico ma a livello pratico. Applico il DPD al mondo empirico ma agisco in questo mondo empirico. Come faccio a vedere se si riferisce al mondo empirico se non ha a che fare a niente con il mondo empirico? Chi lo applica non si rende conto. Quando è che l’azione è doverosa? Io so di compiere il mio dovere quando sono sicuro che le decisioni prese in una situazione, l’avrebbero prese tutti. La legge non corrisponde al DPD in quanto il contenuto obbliga a rispettarla. Per i romantici la libertà è di portata universale mentre per gli illuministi avevano precisi contenuti.

Critica del giudizio e libertà

Nella prima critica la ragione che cercava il noumeno finisce nelle antinomie. L’unica conoscenza era quella intellettuale. Nella seconda le ragioni ci danno un contenuto. Per essere universale e necessario non devono averlo. In questa critica vuole capire il legame tra le due critiche e vuole trovare una mediazione tra intelletto e ciò che nell’intelletto non c’è. L’abbiamo già trovato nel tempo che era mediazione tra concetto e intuizione. La conoscenza spazialmente e temporalmente non cambia. Nell’agire sono libero di seguire o no il dovere. L’insieme dei fenomeni empirici è un ordine misurabile dei fenomeni necessari. Sono inserito dove non c’è libertà(dato A segue B). Moralmente sono libero ma come faccio ad esserlo in un mondo che libero non è poiché è meccanico e necessario? Devo trovare qualcosa che permette di presentare qualche libertà. Cerca di andare oltre la conoscenza e la morale. La mediazione è data dal senso di gusto cioè dal livello estetico che si rifà all’arte. Con una osservazione di livello estetico utilizzo la facoltà del sentimento. È quel qualcosa che permette una corrispondenza con chi vede il quadro. Il quadro e lo spettatore entrano in armonia. Si ottiene la facoltà di livello puro. È un modo di fare del romanticismo. Mi permette di esprimere il concetto di “mi piace” cioè il GIUDIZIO DI GUSTO. Quindi il giudizio della critica serve per determinare l’esistenza o meno della libertà. Questo giudizio non si basa sul ragionamento ma critica coloro che credono che il giudizio derivi da un ragionamento. Per capirlo devo arrivare alla facoltà del sentimento. Ci sono 2 tipi di giudizi:

1) Determinante = è presente la necessarietà. Corrisponde al giudizio conoscitivo ed è il massimo giudizio a priori. Ho sia il particolare molteplice sensibile che l’universale. Kant lo chiama così perché determina l’oggetto teoreticamente. Non c’è libertà perché c’è la necessarietà.

2) Riflettente = non sono nella ragion pura. Il giudizio non è conoscitivo perché il sentimento non è un concetto quindi i giudizi di gusto non sono teoretici. Non c’è più l’intelletto ma scatta la facoltà del sentimento. È una via di mezzo tra intelletto e ragione. Per riflettente intende: ho il mondo empirico in cui tutti i fenomeni sono determinati teoreticamente (di loro ho conosciuto tutto cioè sia spazio, sia tempo che categorie) e concettualizzati. Rifletto su qualcosa che conosco perché devo vedere se tra gli oggetti c’è una sorta di legame che gli unisce reciprocamente e se c’è armonia sia tra essi sia tra il soggetto(che è libero) e gli oggetti. È la facoltà del sentimento che mi fa capire che tra gli oggetti c’è armonia. Se ci fosse è come se questi fossero legati da un filo, come se seguissero uno scopo, una finalità. È questa la finalità che io posso raggiungere tramite il sentimento. Si sviluppa così quel finalismo che va contro il meccanicismo che determinava la ragion pura. La natura viene incontro me che ho già conosciuto la libertà a livello morale. Di conseguenze se c’è libertà e c’è finalità. L’universale è l’idea è u idea universale di finalità Sono riuscito a scoprirlo di conseguenza gli oggetti non possono cogliere spazio e tempo ma solo io posso ordinarli.

Giudizio riflettente e finalità

Il giudizio riflettente si divide in:

ESTETICO: rifletto sulla bellezza degli oggetti. Non deriva solo dalla sensazione materiale e non uso solo i sensi perché devo entrare in contatto con quell’oggetto ma usa la facoltà del sentimento. La finalità è senza scopo, infatti è una finalità per il soggetto che crede che l’oggetto sia fatto apposta per lui Assomiglia al DPD e ha le stesse caratteristiche. Il bello quindi è quel qualcosa che nasce dal rapporto tra l’oggetto e il soggetto. Stiamo parlando di metafisica. Si incontrano morale ed estetica. Sembra esserci il noumeno l’intima essenza, ma non è una scienza. Si deve però risolvere 2 problemi: cosa è il bello e come si manifesta; qual è il suo fondamento che lo rende possibile.

Il bello e il sublime

Riguardo al primo problema possiamo dire che il bello:

a) è tutto ciò che piace senza interesse (cioè non legato al piacere dei sensi, all’utile economico e al bene morale)

b) è ciò che piace universalmente senza concetto perché vale per tutti gli uomini. L’universalità non è di carattere concettuale e conoscitivo, ma si tratta di universalità soggettiva, nel senso che vale per ogni soggetto (va intesa al sentimento di ognuno)

c) è la forma della finalità di un oggetto quindi è distaccato dal meccanicismo e dalla materialità. Il fine non deve avere un interesse di nessun carattere. Escluso qualunque fine determinato resta comunque l’idea della finalità come idea di un accordo armonico. Ciò viene sicuramente spiegato meglio dal rapporto fra il bello di natura e il bello dell’arte. Infatti di fronte al bello della natura vediamo un disegno che sembra intenzionale per cui l’oggetto bello è visto come opera d’arte. Di fronte ad un opera d’arte viceversa c’è un disegno intenzionale e l’oggetto sembra una creazione spontanea della natura. Così si può dire che l’intenzionalità e la spontaneità nel bello sono fuse affinché la natura sembri arte e l’arte sembri natura.

d) È riconosciuto come oggetto di un piacere necessario senza concetto. È qualcosa che si impone in tutti gli uomini.

Per il secondo problema la risposta è sicuramente l’armonia fra la fantasia e l’intelletto (quindi dal rapporto tra il bello dell’arte e della natura)

TELEOLOGICO: si considera la finalità. La natura è finalisticamente organizzata. Non c’è però nessuna legge meccanica o causa che potrà spiegare il perché di un filo d’erba. Non c’è nessuna legge fisica o meccanica che mi possa rispondere. Devo cercare il fine e lo scopo del filo. Siamo in piena metafisica. Se c’è un fine, c’è qualcosa che lo determina, così fa riferimento a Dio.

Ha a che fare con il bello, sia estetico che teleologico. Presuppone però un giudizi di riflessione. La differenza con il bello è che mentre questo riguarda la forma e la limitazione dell’oggetto, il sublime riguarda ciò che è informe e di conseguenza illimitato. È una bellezza talmente grande che incute paura di conseguenza nella sua bellezza è un piacere negativo. È di due specie: matematico e dinamico dati dall’infinitamente grande e potente. Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me. Cielo = sublime; stellato = sogno di una metafisica come scienza mai realizzato. Di fronte all’immensità l’uomo si sente da un lato piccolo e indifeso ma dall’altro scopre di essere superiore poiché reca in se le Idee della Ragione che sono idee della totalità assoluta e che di conseguenza sovrastano l’immensamente grande e potente.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la definizione di Illuminismo secondo Kant?
  2. Kant definisce l'Illuminismo come "l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso", dove minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Incoraggia l'uso della ragione con il motto "Sapere aude!".

  3. Quali sono le due fasi principali del pensiero di Kant?
  4. Il pensiero di Kant è diviso in due fasi: la fase precritica, prima del 1781, e la fase critica, dopo il 1781. Nella prima fase si concentra sulle scienze naturali, mentre nella seconda si dedica alla filosofia trascendentale e alla critica.

  5. Come Kant distingue tra conoscenza sensibile e intellettuale?
  6. Kant distingue la conoscenza sensibile, che si riferisce alla realtà empirica e si manifesta tramite fenomeni, dalla conoscenza intellettuale, che si riferisce all'essenza delle cose e si coglie attraverso la ragione, non i sensi.

  7. Qual è il significato della "rivoluzione copernicana" di Kant?
  8. La "rivoluzione copernicana" di Kant consiste nel porre il soggetto al centro della conoscenza, suggerendo che l'oggetto si adatta alle leggi del soggetto, piuttosto che il contrario, come avveniva nel sistema empirista.

  9. Cosa intende Kant per "giudizi sintetici a priori"?
  10. I giudizi sintetici a priori, secondo Kant, sono quelli che combinano ragionamento e prova empirica, risultando universali, necessari e incrementativi del conoscere, come dimostrato nella matematica e nella fisica newtoniana.

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