Concetti Chiave
- John Locke, considerato il fondatore dell'empirismo inglese, sostiene che tutta la conoscenza derivi dall'esperienza, opponendosi alle idee innate del razionalismo.
- Nel "Saggio sull'intelletto umano", Locke critica le idee innate, affermando che non esistono contenuti mentali innati condivisi universalmente da tutti gli individui.
- Locke introduce i concetti di sensazioni e riflessioni come processi attraverso cui l'intelletto acquisisce conoscenza dall'esperienza.
- L'intelletto è inizialmente "vuoto" e viene riempito progressivamente attraverso l'interazione con il mondo esterno, che esercita un'azione sugli organi di senso.
- Locke distingue tra qualità primarie e secondarie degli oggetti, basandosi su una tradizione filosofica che include Cartesio, Democrito e Galilei.
Non è un filosofo di professione e solo casualmente entra in contatto con la filosofia e si trova ad approfondire una teoria gnoseologica. Infatti, la sua attività principale fu la politica in cui la sua autorità si distinse come rappresentante del nuovo regime liberale. Dal punto di vista filosofico, Locke è considerato il fondatore “dell’empirismo” inglese (dal greco empirìa = esperienza) per la tendenza in ambito gnoseologico ad affermare che tutti i dati della conoscenza derivano dall’esperienza; opposta al razionalismo in cui l’uomo possiede le idee innate. Locke, infatti, è anti-innatista e valuta la ragione in relazione all’esperienza che diviene una facoltà mentale che ne coglie i dati. Perciò una concezione di ragione che si gestisce entro l’ambito ristretto e limitato dell’esperienza umana nel mondo finito. La sua opera principale è il Saggio dell’Intelletto umano redatto nel 1690.
Il saggio dell'intelletto umano
Sembra si trovasse in un salotto aristocratico e durante una discussione, si accorse che ogni interlocutore al suo interno assumeva una posizione diversa e valutava differentemente. Da ciò si interessò alla questione circa l’origine del contenuto dell’intelletto e il funzionamento del processo conoscitivo dello stesso oltre che all’innatismo. Parte da una premessa piuttosto logica secondo cui, se tutti gli individui nascessero con determinati contenuti mentali di conseguenza non ci dovrebbero essere contraddizioni e opinioni diverse le une dalle altre. Dalla necessità di risolvere questo interrogativo, elaborò il Saggio che, sin da subito si rivelò un grande successo. Si può definire un’indagine critica della filosofia moderna, la prima intenzionata a stabilire le effettive potenzialità dell’uomo.
Critica delle idee innate
Si tratta di una ricerca nuova, indipendente dagli esiti passati, antidogmatica. Nel primo libro del saggio, esprime la critica verso le idee innate: sostiene non dovrebbero esserci quando non sono pensate. Se le idee innate fossero veramente tali, dovrebbero esistere in tutti gli uomini anche nei bambini, gli idioti e i selvaggi ma, in realtà non è affatto così. Si potrebbe credere che i bambini le posseggano ma, le manifestino in età adulta. Tuttavia, raggiunta la maggiore età, sono maturate tutte le idee anche quelle acquisite; per cui non è possibile sostenere con certezza che le idee innate esistano già nella mente. Infine anche per le altre due categorie identici sono gli esiti dell’indagine. Infatti, le affermazioni degli imbecilli sono trascurabili poiché privi di fondamento logico e le popolazioni indigene non hanno principi etici e morali o addirittura ne hanno di diversi, avendo regolazioni comportamentali differenti.
Genesi delle idee secondo Locke
Negata la possibilità dell’innatismo, spiega la genesi delle idee secondo cui, la conoscenza si fonda e deriva dall’esperienza; la parola” idea” in Locke non è altro che un rafforzamento cartesiano di contenuto mentale. L’esperienza si basa su due processi dell’intelletto:
SENSAZIONI: processo attraverso cui l’intelletto entra in contatto con oggetti, ricavandone percezioni (rapp.mentali);
RIFLESSIONI: autoconsapevolezza di sé e dei processi conoscitivi (consapevolezza di credere, percepire, affermare ecc…);
L’intelletto di conseguenza va considerato come “vuoto”, privo di qualsiasi contenuto che, durante la vita è progressivamente “riempito” sollecitato dall’azione che gli oggetti esercitano sugli organi di senso. Le idee sono quindi nell’intelletto, ma al di fuori c’è qualcosa che è in grado di produrle. Tale potere delle cose è la qualità. Locke, ripropone la distinzione tra le qualità primarie e secondarie degli oggetti, intendendo distinguere le caratteristiche proprie dell’oggetto in qualitative (in funzione del soggetto, cioè legate ai sensi) e quantitative→(larghezza, peso, altezza) reminiscenza di Cartesio, Democrito e Galilei.
Domande da interrogazione
- Qual è il contributo principale di John Locke alla filosofia?
- Qual è la posizione di Locke riguardo alle idee innate?
- Come Locke descrive il processo di acquisizione della conoscenza?
- Qual è la distinzione tra qualità primarie e secondarie secondo Locke?
- Qual è l'importanza del "Saggio sull'intelletto umano" di Locke?
John Locke è considerato il fondatore dell'empirismo inglese, sostenendo che tutta la conoscenza deriva dall'esperienza, in contrasto con il razionalismo e l'idea di idee innate.
Locke critica l'idea delle idee innate, sostenendo che se fossero veramente innate, dovrebbero esistere in tutti gli uomini, inclusi bambini e persone con disabilità intellettive, cosa che non avviene.
Locke descrive la conoscenza come derivante dall'esperienza, attraverso due processi dell'intelletto: le sensazioni, che sono percezioni derivate dal contatto con oggetti, e le riflessioni, che sono l'autoconsapevolezza dei processi conoscitivi.
Locke distingue tra qualità primarie, che sono caratteristiche quantitative degli oggetti come larghezza e peso, e qualità secondarie, che sono legate ai sensi e quindi soggettive.
Il "Saggio sull'intelletto umano" è un'indagine critica della filosofia moderna che cerca di stabilire le potenzialità effettive dell'uomo, rifiutando il dogmatismo e proponendo una nuova ricerca indipendente.