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Hegel, Georg Wilhelm Friedrich - Introduzione al pensiero Pag. 1
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Sintesi

Hegel



Nato nel 1770, studia filosofia e teologia a Tubinga, nel suo corso ci sono Shelling e Holderling. È studente negli anni della rivoluzione francese. Celebra il giorno della presa della Bastiglia, assiste all’arrivo di Napoleone. Ci fa capire la grandezza di essere in quel momento importante della storia e di averla incarnata davanti a sé. Attenzione ferma a ciò che accade. Fa il precettore gira nel centro Europa, va anche a Berna. Ha iniziato a scrivere “Vita di Gesù” e un saggio sulla religione positiva. Tiene corsi all’università e diventa direttore del ginnasio di Norimberga. 1816-1818 professare ad Aideberg, poi va a Berlino. Era un professore influente in tutta la Prussia è un barone, conoscenze anche fuori dalla sua disciplina, è il professore universitario. Muore a Berlino nel 1831 forse di Colera. Storia umana e vita dei popoli, ha un carattere storico nel fare filosofia, la sua filosofia è storia. Inizia a scrivere nel 1793, carattere politico e interesse per il cristianesimo con uno sguardo nazionale filosofico verso la religione. 1801 svolta verso la filosofia, 1806 inizio della redazione di “Fenomenologia dello spirito” e va considerato uno scritto giovanile. “Scienza della logica” “Enciclopedia delle scienze filosofiche” è un compendio delle sue opere, ha altre edizioni che hanno modifiche sostanziali rispetto alla prima. A Berlino smette di scrivere, trascrizione dei corsi che tiene in università, le sue lezioni con un’eccezione “Lineamenti di filosofia del diritto”.
Estratto del documento

HEGEL

Nato nel 1770, studia filosofia e teologia a Tubinga, nel suo corso ci sono Shelling e

Holderling. È studente negli anni della rivoluzione francese. Celebra il giorno della

presa della Bastiglia, assiste all’arrivo di Napoleone. Ci fa capire la grandezza di essere

in quel momento importante della storia e di averla incarnata davanti a sé. Attenzione

ferma a ciò che accade. Fa il precettore gira nel centro Europa, va anche a Berna. Ha

iniziato a scrivere “Vita di Gesù” e un saggio sulla religione positiva. Tiene corsi

all’università e diventa direttore del ginnasio di Norimberga. 1816-1818 professare ad

Aideberg, poi va a Berlino. Era un professore influente in tutta la Prussia è un barone,

conoscenze anche fuori dalla sua disciplina, è il professore universitario. Muore a

Berlino nel 1831 forse di Colera. Storia umana e vita dei popoli, ha un carattere

storico nel fare filosofia, la sua filosofia è storia. Inizia a scrivere nel 1793, carattere

politico e interesse per il cristianesimo con uno sguardo nazionale filosofico verso la

religione. 1801 svolta verso la filosofia, 1806 inizio della redazione di “Fenomenologia

dello spirito” e va considerato uno scritto giovanile. “Scienza della logica”

“Enciclopedia delle scienze filosofiche” è un compendio delle sue opere, ha altre

edizioni che hanno modifiche sostanziali rispetto alla prima. A Berlino smette di

scrivere, trascrizione dei corsi che tiene in università, le sue lezioni con un’eccezione

“Lineamenti di filosofia del diritto”.

3.2 La riflessione teologico-politica: rispettare i dettami della religione cristiana

perché è una espressione di verità razionali e morali in una forma mitica, una favola

però edificante, la storia raccontata non ha un valore letterario ha una metafora, una

verità di tipo morale. Hegel scrive un saggio sulla religione naturale e positiva. Quella

naturale è la sequela della propria moralità, quella positiva ha irrigidito il carattere

umano con dogmi e comandi ciò che è libero e spirituale.

1795 “La vita di Gesù” coscienza di aver vissuto solo per il dovere. Per Hegel Cristo

è morto e non è risorto, non è niente di storico. Studia i cristianesimi storici. Controllo

dell’interiorità dell’uomo. Fuori di noi ma il cristianesimo è ciò di cui siamo capaci nella

moralità. Il significato della vita di Gesù, cosa mi dà in premio e cosa mi dà un castigo,

Gesù ha rotto questo e l’unico agire è estrarre le azioni dalla moralità di cui sono

capaci. Un cristianesimo positivo cioè che si dà nella storia con caratteristiche

contradditorie rispetto alla vita di Gesù, perché incontro la chiesa che non segue

dogmi e leggi date dalla vita di Gesù. Perché c’è questa trasformazione? Orse è Gesù

stesso il responsabile perché ha condizionato i seguaci per compiere la trasformazione

di seguire lui perché lui è Dio così permettendo l’esteriorizzazione successiva. Non ha

detto solo di seguire la morale ma ha anche di seguire lui. La salvezza è già nell’uomo

ed è il compimento dell’azione morale, è un’etica. Spirito del cristianesimo:

valorizzato l’essere divino di Gesù. Hegel affronta l’identificazione di Gesù con Dio, è il

punto di differenza con gli ebrei perché loro intendono Dio come padrone Gesù è

riconciliazione col finito e manifesta il destino della totalità vivente. Tratta del

cristianesimo rispetto all’ebraismo. Ebrei: Dio signore estraneo alla natura sottomessa

a lui, lui è tutto, l’uomo e la natura non sono niente. Identità separata da tutto il resto

sparso in tutto il mondo. Gesù ha rifiutato la scelta del suo popolo, superamento

dell’ostilità, vita unitaria, non nemici degli altri ma in pace, anche con la natura. Che

cosa è divino? Prima visto come tema etico, Hegel si interroga sul passaggio che fa

Gesù, ha rotto il dualismo degli ebrei. Una comunione di cuori. Comincia a trattare un

problema guardando la storia, le risposte storiche a questo problema. Gesù identifica il

divino con sé stesso, seguendo lui si può avere unità con gli altri e col creato. Questa

non divisione perché capaci di amore e fratellanza. Gesù è il responsabile della

trasformazione tra seguire la vita di Gesù o la religione positiva che pone dogmi e

dettami differenti dalla vita di Gesù. La colpa è appunto di Gesù perché gli uomini non

devono seguire qualcosa al loro interno ma qualcosa di esterno come la vita di Gesù

che pensa di essere Dio. Hegel si interessa della teologia, della religione che nei primi

testi è vista in un’ottica morale. Il principio della moralità è in me stesso, il principio

della pienezza è in me. Il cristianesimo positivo ha esteriorizzato. Hegel si chiede il

motivo di questo passaggio perché nel messaggio di Gesù, la cui umanizzazione è

interna all’uomo, che poneva però se stesso come mezzo per arrivare a questa

umanizzazione. Chi vede me vede il padre. Radice esteriore nel messaggio di Gesù

cioè mettere lui come realizzazione del compimento dei discepoli. Condizione storica

della religione, nello spirito del cristianesimo c’è la storia, concezione di Dio, relazione.

Dio è altro, per l’ebraismo, chiede come condizione la relazione con Dio. Il dio pagano

è naturalistico. Gesù è la sintesi capace di pacificare la situazione in cui gli ebrei

vivono. Il destino di Gesù è quello di morire ucciso. Tornando a una concezione simile a

quello che avevano gli ebrei della relazione con Dio. Il messaggio è etico, c’è la

possibilità di scoprire qualcosa. “Scopro la moralità perché sono Dio”. IN mezzo alla

relazione tra ebrei e cristiani c’è quella pagana. Il cristianesimo è sintesi. Unire gli

uomini ma è morto sconfitto, perdonando gli uccisori. L’esigenza di poter giungere a

una nuova religione. Può realizzarsi nella storia in termini politici-regno di Dio in terra.

Che inveri il messaggio di Gesù. Conciliazione tra uomo e divino nel tempo che per il

cristianesimo non si darà. Hegel prende la questione religiosa mettendo a fuoco la

pretesa storica di un uomo che si è fatto Dio. Guardare la religione dal punto di vista

della storia. Religione e politica entrano nella sua filosofia.

Nel 1807 pubblica “Fenomenologia dello spirito” la filosofia deve essere sistema

non può pretendere di partire da presupposti. La filosofia non ha presupposti se non sé

stessa cioè da cosa parte la filosofia? Mettermi dentro di essa e dentro all’atto di

ragione che essa è. Devo filosofare con essa dentro essa condividere questa

esperienza. Mi rendo conto che la filosofia è ripristino di armonia, ricomporre in unità.

Ogni filosofia compone in unità. Ogni filosofia ha a che fare con qualcosa che non è

unito, c’è un contesto di scissione. Un mondo in cui le realtà sono divise tra loro.

Quando vedo le cose slegate tra loro sorge il bisogno di fare filosofia cioè unire ciò che

si dà diviso. Non bisogna dissolvere gli elementi scissi e farli scomparire, la differenza

va tenuta viva, i termini unificati restano nella loro sostanza. Bisogno di comporre la

scissione per arrivare a un sapere unitario, comporre lasciando essere è vedere la vita

e la relazione tra essi. La vera filosofia lascia essere ciò che è diviso ma percepisce la

loro unità. Questo movimento che la filosofia è, un movimento incessante, la filosofia è

il realizzarsi incessante di questa unione. L’unità della realtà non è data ma si fa

sempre, è una storia. Il complesso della verità è una vita, parla dello sforzo della

ragione di arrivare a una verità della realtà. Questa unificazione si costruisce lungo la

storia, unificazione che viene fatta e disfatta, è sempre nuova. La verità della totalità

della realtà si è fatta ed è mutata nei secoli. Il sapere attorno a tutto si è andato

facendo. C’è qualcosa di dinamico in questo. “Spirito” è il nome di questa vita. L’opera

di unificazione è incessante, la verità è una vita. La verità è un sistema ma non si

costituisce in base a principi. Si parte dal filosofare stesso, guardare l’atto filosofica e

vedere cosa succede dentro e la filosofia unifica. La filosofia ha davanti a sé una realtà

scissa e il suo compito è quello di trovare l’unità. La filosofia deve lasciare essere la

realtà. Esempio del corpo umano è trovando l’unificazione di esso, il concetto di vita,

viene lasciato essere nella sua relazione. La verità è una vita, una relazione vivente, è

spirito che si fa. Questa trama di senso si muove, è una vita, la filosofia è una storia

della filosofia. Appare il senso dinamico della realtà, la verità che maneggia è una

verità che si fa, è una manifestazione progressiva di cosa è la verità nella realtà. Così

da mostrarsi con una maggiore completezza. La realtà è una vita che si fa e che Hegel

chiama spirito. “Fenomenologia dello spirito” un fenomeno cioè apparire, manifestarsi.

Hegel vuole intercettare i luoghi di manifestazione dello spirito. Lasciare emergere la

verità vivente, chiamata spirito. I luoghi esemplari dello spirito, lo spirito è l’oggetto

dell’opera. Lo spirito è il soggetto di questa indagine, un’espressione dello spirito un

venire a consapevolezza dello spirito stesso. Hegel non vuole solo dire le tappe

fondamentali a vuole mostrare il cammino di consapevolezza che fa il pensiero

crescendo. Vuole essere la scoperta di sé. Hegel pensa che lo sdoppiamento della

ragione da sé stessa non c’è. Lo spirito è il soggetto che guarda questa realtà vivente.

Hegel vuole indicare le tappe di questo spirito, le manifestazioni sono le parti del libro.

Un cammino di prese di coscienza dello spirito stesso. Coscienza, autocoscienza,

ragione, spirito. Fare fenomenologia non è terapia della vita, non è avere un principio

astratto, non è un indagare condizioni di possibilità di conoscenza. Come faccio a

vedere una continuità. Il muoversi della realtà è quella che conta. La filosofia è questa

unificazione, la storia della filosofia è farsi e conoscersi, movimento di unificazione. Il

soggetto è lo spirito, portata avanti da un pensiero che si conosce nella storia.

Unificare in sé, parte ponendo una distanza. Prende le distanze da sé, parte ponendo

una distanza. Prende le distanza da sé, parte e si guarda ma non è così. Il pensiero

non può sdoppiarsi da sé. Hegel vuole mostrare le tappe della fenomenologia percorso

che la filosofia fa per comprendere sé stessa. Bisogna pensare lo spirito come storico,

come qualcosa che si fa. La filosofia è la dinamica di questa conoscenza. Lo spirito sa

dà in carne e ossa quando si dà come uomo. Se analizzo quell’atto spirituale devo

capire che si basa su condizioni che mostrano che io sono parte di un pensiero che è

più ampio di me. Hegel mostra che si reggono su un punto che non è neanche nella

mia coscienza ma è più in là. Tappe storiche in cui lo spirito cresce, tappe spirituali. La

mia coscienza è spirito. Distruggere le posizioni statiche.

Coscienza: esperienza in cui incontro la realtà come fuori di me. La certezza

sensibile: certezza che ho qualcosa davanti ai miei sensi. Chiamiamo questo una

determinata cosa. Questo dipende dall’io che lo considera. Qualcosa che individuale

non è. Quando io colgo una cosa i sensi stanno delimitando io posso dire di “A” se ho

nozione di “A” e “A” è universale. Nell’attività sensibile c’è un’attività di pensiero.

Questo universale è una vera e propria percezione. L’unità della molteplicità. Il nostro

percorso conoscitivo va dietro questo problema, capire se è nella cosa o è una verità

che costruiamo noi. Gli oggetti percepiti li denominiamo con un universale.

L’universale non può venire da fuori ma da una forza che è tutta all’interno perché la

realtà si dà in una coscienza. Universale da una orza interna del soggetto. La

coscienza se rende conto che l’esperienza che fa del mondo è un’esperienza di sé

stesso, per approfondire l’esperienza del mondo, devo approfondire me stesso. Il

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