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Hegel, Georg Wilhelm Friedrich - Fenomenologia dello spirito (5) Pag. 1
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Sintesi

Fenomenologia dello spirito



Il termine indica la descrizione o la scienza di ciò che appare. Poiché in Hegel la Realtà è Spirito e vice versa, la fenomenologia sarà proprio l’apparire dello spirito a se stesso.
La risoluzione del Finito nell’Infinito del Razionale nel Reale viene spiegato da Hegel in due modi diversi:
• Prospettiva Diacronica Fenomenologica ossia una sorta di viaggio storico dello Spirito (spiegata nella Fenomenologia dello spirito).
• Prospettiva Sincronica dove prende in considerazione la coesistenza dei 3 momenti del logos, natura e spirito. Quest’ultima è spigata nel testo Enciclopedia delle Scienze filosofiche in compendio.

La Fenomenologia, quindi, è la storia romanzata della coscienza che dopo varie scissioni e contrasti esce dalla sua individualità e raggiunge l’universalità, e si riconosce come ragione che è realtà e realtà che è ragione. Tutto parte dalla ‘coscienza infelice’ che ancora non è cosciente di essere tutto.
La Fenomenologia, inoltre, prepara e introduce alla filosofia. Essendo il suo divenire, essa si divide in due parti: la prima che comprende i momenti della coscienza (tesi), dell’autocoscienza (antitesi) e della ragione (sintesi).
La seconda comprende le tre sezioni dello spirito, della religione e del sapere assoluto.

Coscienza (prima tappa della Fenomenologia) è intesa come ciò che si rapporta ad un ‘oggetto’, qualcosa di esterno o altro da sé.
La certezza sensibile appare come la conoscenza più ricca e sicura ma, in realtà, è la forma di conoscenza più astratta e indeterminata. Hegel coì critica tutte le forme del sapere immediato. Essa, la coscienza, si limita a ‘sentire’ l’oggetto, ma non a pensarlo quindi risulta indeterminata. La certezza sensibile, quindi, si nega, si confuta da sé, il questo, ossia l’oggetto non dipende dalla cosa, dall’oggetto stesso ma dall’io che la considera che, però, in un altro momento o con un altro soggetto potrebbe essere un’altra cosa.
Attraverso la percezione avviene il passaggio dal sapere immediato a quello mediato. Nella percezione il generico ‘questo’ diventa ‘la cosa’ percepita dall’io. Hegel dice che gli oggetti sono insiemi di proprietà che la coscienza unifica. L’oggetto non può essere percepito come uno se l’io non riconosce l’unità dell’oggetto da lui stesso stabilita. L’oggetto, così, si risolve interamente nel soggetto.
L’ intelletto, infine, consiste nella capacità di cogliere gli oggetti non come tali, in base alle qualità sensibili, ma come fenomeni come una forza che agisce sul soggetto, Hegel però sostiene che l’essenza vera del l’oggetto, ultrasensibile, non possa essere colta con l’intelletto. Il fenomeno, quindi, è nella coscienza e ciò che è al di là del fenomeno è nulla o è qualcosa per la coscienza. Essa ha quindi risolto l’intero oggetto in se stessa diventando autocoscienza.

Autocoscienza



Con essa l’attenzione si sposta dall’oggetto al soggetto e concerne settori più vasti come la società, la storia della filosofia e la religione.
Servitù e signoria: l’autocoscienza postula la presenza di altre autocoscienze per aver certezza di essere tale. E’ autocoscienza solo se riesce a farsi riconosce da altre autocoscienze ovvero da gli altri uomini.
In gioventù Hegel pensò che questo riconoscersi tra autocoscienze sarebbe dovuto avvenire tramite l’amore ma questo, si accorse, manca del carattere drammatico della separazione, del dolore, del travaglio. Perciò il riconoscimento deve avvenire attraverso la lotta e la sfida al termine della quale non c’è la morte ma con il subordinarsi di un’autocoscienza nell’ altra nel rapporto servo –signore. Il signore ha rischiato la vita per la propria indipendenza mentre il servo ha preferito perdere la sua indipendenza pur di salvare la sua vita. Questo rapporto, però, è destinato a mutare a favore del servo poiché lavorando e trasformando le cose che gli procura il signore arriva lui stesso a prevalere. Questo processo di affrancamento passa attraverso tre momenti: paura della morte (in cui ha sperimentato il proprio essere diverso da se stesso), servizio (la coscienza si autodisciplina e impara a vincere) e lavoro (in cui il servo rimanda il momento dell’utilizzo dell’oggetto che sta producendo, nello stesso tempo sta creando una cosa altra da sé- autonomia rispetto agli oggetti ma c’è anche qualcosa di sé negli stessi oggetti).

Stoicismo e Scetticismo l’indipendenza raggiunta rispetto alle cose porta alla fase dello stoicismo che celebra l’autosufficienza e la libertà del saggio nei confronti di ciò che ci circonda. Ma questa è ancora una libertà fittizia poiché ancora permangono i condizionamenti della società. E’ lo scetticismo che mette tra parentesi il mondo esterno poiché sospende l’assenso a tutto ciò che è comunemente ritenuto vero e reale. Ma con questo atteggiamento negativo verso l’alterità si crea una situazione contraddittoria perché la coscienza, così facendo, non potrà mai innalzarsi da quegli aspetti inessenziali e non veri della vita.
Coscienza infelice. La coscienza scettica trapassa nella figura della coscienza infelice e assume le forme di una separazione tra uomo e Dio. Questa opposizione tra uomo e Dio, tra finito e infinto provoca un a lacerazione e genera infelicità. Questa separazione si manifesta in primo luogo con l’ebraismo (Dio inaccessibile). L’intrasmutabile poi assume le forme di un Dio incarnato nel cristianesimo medioevale. Ma la pretesa di cogliere l’Assoluto in una presenza particolare è anch’essa destinata a fallire (sepolcro vuoto- Crociate). La coscienza dunque continua ad essere infelice. Manifestazioni di questa infelicità cristiano-medioevale sono la devozione e pensiero a sfondo sentimentale che non si è elevato a concetto), il fare (quando la coscienza rinuncia ad un contatto diretto con Dio e sfoga il proprio appetito lavorando. Ma si accorge poi che il frutto del suo lavoro è comunque un dono di Dio) e la mortificazione del sé (completa negazione dell’io a favore di Dio). Ma il punto più basso è destinato a trapassare in quello più alto quando la coscienza si rende conto di essere lei stessa Dio (passaggio che avviene nel Rinascimento o nell’età moderna).

Ragione




Come soggetto assoluto l’autocoscienza è diventata ragione ossia certezza di essere ogni realtà. Per avere questa certezza la ragione si fa prima OSSERAVTIVA cercando risposte e osservando la natura. E’ la fase del naturalismo del Rinascimento e dell’empirismo. La coscienza osservando le cose in realtà cerca se stessa passando attraverso l’osservazione appunto, il dominio del mondo organico e la psicologia. La ragione poi diventa ATTIVA quando ci si rende conto che l’unità di io e mondo non è qualcosa di dato, ma qualcosa che deve venir realizzato. Anche questo momento è destinato a fallire poiché l’individuo deluso dalla ricerca naturalistica dedica la sua vita al godimento (fase del piacere e necessità), ma interviene il destino così l’individuo si appella alla ‘legge del cuore e il delirio di presunzione’ dove egli entra in conflitto con altri presunti portatori del vero progetto di miglioramento della realtà. Nasce poi la terza figura della ‘virtù e del corso del mondo’ ma il contrasto tra la virtù e la realtà concreta non può che concludersi con la sconfitta (vedi periodo del terrore di Robespierre). Si arriva alla terza sezione dell’INDIVIDUALITA’ IN SE’ E PER SE’ dove Hegel mostra come l’individualità, pur potendo raggiungere la propria realizzazione, rimane, in quanto tale, astratta e inadeguata. Parte con la prima figura del ‘regno animale dello spirito e l’inganno o la cosa stessa’ in cui l’uomo pensa di agire per la comunità secondo un dovere morale ma alla fine fa solo i propri interessi. La seconda figura è quella della ‘ragione legislatrice’ dove l’autocoscienz,a avvertendo l’inganno di cui sopra, cerca in se stessa delle leggi che valgano per tutti. Ma anche questa si rivelerà contraddittoria e ciò spingerà l’autocoscienza a farsi ‘ragione esaminatrice delle leggi’ (terza figura) ma, in questo modo, sottoporrà le leggi al proprio esame ponendosi al di sopra di esse negando la validità e l’incondizionatezza dell’affermazione.
Per concludere se ci poniamo dal punto di vista dell’individuo non saremo mai destinati a raggiungere l’universalità che s trova solo nella fase dello ‘Spirito’. La ragione reale non è quella dell’individuo ma quella dello Spirito. L’individuo risulta fondato sulla realtà storico-sociale e non vice versa.

Lo spirito (seconda parte fenomenologia composta da Spirito, Religione e Sapere)
Per spirito Hegel intende l’individuo nei suoi rapporti con la comunità sociale di cui è parte. Tre sono le tappe fondamentali:
• Spirito vero o eticità classica, la polis greca caratterizzata da una fusione armonica tra individuo e società
• Fase della frattura tra io iniziata nel mondo antico proseguita nell’Impero Romano e culminata nel mondo moderno (Illuminismo e Rivoluzione Francese)
• Fase della riconquista dell’eticità e dell’armonia dove lo spirito si riconosce nella sostanza etica dello Stato.
Con la religione e, soprattutto, con la filosofia, l’individuo acquista la piena, totale ed esplicita coscienza di sé come individuo.
Estratto del documento

HEGEL

FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO

Il termine indica la descrizione o la scienza di ciò che appare. Poiché

in Hegel la Realtà è Spirito e vice versa, la fenomenologia sarà

proprio l’apparire dello spirito a se stesso.

La risoluzione del Finito nell’Infinito del Razionale nel Reale viene

spiegato da Hegel in due modi diversi:

Prospettiva Diacronica Fenomenologica ossia una sorta di

 viaggio storico dello Spirito (spiegata nella Fenomenologia

dello spirito).

Prospettiva Sincronica dove prende in considerazione la

 coesistenza dei 3 momenti del logos, natura e spirito.

Quest’ultima è spigata nel testo Enciclopedia delle Scienze

filosofiche in compendio.

La Fenomenologia, quindi, è la storia romanzata della

coscienza che dopo varie scissioni e contrasti esce dalla sua

individualità e raggiunge l’universalità, e si riconosce come

ragione che è realtà e realtà che è ragione. Tutto parte dalla

‘coscienza infelice’ che ancora non è cosciente di essere tutto.

La Fenomenologia, inoltre, prepara e introduce alla filosofia.

Essendo il suo divenire, essa si divide in due parti: la prima che

comprende i momenti della coscienza (tesi),

dell’autocoscienza (antitesi) e della ragione (sintesi).

La seconda comprende le tre sezioni dello spirito, della

religione e del sapere assoluto.

COSCIENZA (prima tappa della Fenomenologia) è intesa come

ciò che si rapporta ad un ‘oggetto’, qualcosa di esterno o altro

da sé.

La certezza sensibile appare come la conoscenza più ricca e

sicura ma, in realtà, è la forma di conoscenza più astratta e

indeterminata. Hegel coì critica tutte le forme del sapere

immediato. Essa, la coscienza, si limita a ‘sentire’ l’oggetto,

ma non a pensarlo quindi risulta indeterminata. La certezza

sensibile, quindi, si nega, si confuta da sé, il questo, ossia

l’oggetto non dipende dalla cosa, dall’oggetto stesso ma dall’io

che la considera che, però, in un altro momento o con un altro

soggetto potrebbe essere un’altra cosa.

Attraverso la percezione avviene il passaggio dal sapere

immediato a quello mediato. Nella percezione il generico

‘questo’ diventa ‘la cosa’ percepita dall’io. Hegel dice che gli

oggetti sono insiemi di proprietà che la coscienza unifica.

L’oggetto non può essere percepito come uno se l’io non

riconosce l’unità dell’oggetto da lui stesso stabilita. L’oggetto,

così, si risolve interamente nel soggetto.

L’ intelletto, infine, consiste nella capacità di cogliere gli

oggetti non come tali, in base alle qualità sensibili, ma come

fenomeni come una forza che agisce sul soggetto, Hegel però

sostiene che l’essenza vera del l’oggetto, ultrasensibile, non

possa essere colta con l’intelletto. Il fenomeno, quindi, è nella

coscienza e ciò che è al di là del fenomeno è nulla o è qualcosa

per la coscienza. Essa ha quindi risolto l’intero oggetto in se

stessa diventando autocoscienza.

AUTOCOSCIENZA

Con essa l’attenzione si sposta dall’oggetto al soggetto e

concerne settori più vasti come la società, la storia della

filosofia e la religione.

Servitù e signoria: l’autocoscienza postula la presenza di altre

autocoscienze per aver certezza di essere tale. E’

autocoscienza solo se riesce a farsi riconosce da altre

autocoscienze ovvero da gli altri uomini.

In gioventù Hegel pensò che questo riconoscersi tra

autocoscienze sarebbe dovuto avvenire tramite l’amore ma

questo, si accorse, manca del carattere drammatico della

separazione, del dolore, del travaglio. Perciò il riconoscimento

deve avvenire attraverso la lotta e la sfida al termine della

quale non c’è la morte ma con il subordinarsi di

un’autocoscienza nell’ altra nel rapporto servo –signore. Il

signore ha rischiato la vita per la propria indipendenza mentre

il servo ha preferito perdere la sua indipendenza pur di salvare

la sua vita. Questo rapporto, però, è destinato a mutare a

favore del servo poiché lavorando e trasformando le cose che

gli procura il signore arriva lui stesso a prevalere. Questo

processo di affrancamento passa attraverso tre momenti:

paura della morte (in cui ha sperimentato il proprio essere

diverso da se stesso), servizio (la coscienza si autodisciplina e

impara a vincere) e lavoro (in cui il servo rimanda il momento

dell’utilizzo dell’oggetto che sta producendo, nello stesso

tempo sta creando una cosa altra da sé- autonomia rispetto

agli oggetti ma c’è anche qualcosa di sé negli stessi oggetti).

Stoicismo e Scetticismo l’indipendenza raggiunta rispetto alle

cose porta alla fase dello stoicismo che celebra

l’autosufficienza e la libertà del saggio nei confronti di ciò che

ci circonda. Ma questa è ancora una libertà fittizia poiché

ancora permangono i condizionamenti della società. E’ lo

scetticismo che mette tra parentesi il mondo esterno poiché

sospende l’assenso a tutto ciò che è comunemente ritenuto

vero e reale. Ma con questo atteggiamento negativo verso

l’alterità si crea una situazione contraddittoria perché la

coscienza, così facendo, non potrà mai innalzarsi da quegli

aspetti inessenziali e non veri della vita.

Coscienza infelice. La coscienza scettica trapassa nella figura

della coscienza infelice e assume le forme di una separazione

tra uomo e Dio. Questa opposizione tra uomo e Dio, tra finito e

infinto provoca un a lacerazione e genera infelicità. Questa

separazione si manifesta in primo luogo con l’ebraismo (Dio

inaccessibile). L’intrasmutabile poi assume le forme di un Dio

incarnato nel cristianesimo medioevale. Ma la pretesa di

cogliere l’Assoluto in una presenza particolare è anch’essa

destinata a fallire (sepolcro vuoto- Crociate). La coscienza

dunque continua ad essere infelice. Manifestazioni di questa

infelicità cristiano-medioevale sono la devozione e pensiero a

sfondo sentimentale che non si è elevato a concetto), il fare

(quando la coscienza rinuncia ad un contatto diretto con Dio e

sfoga il proprio appetito lavorando. Ma si accorge poi che il

frutto del suo lavoro è comunque un dono di Dio) e la

mortificazione del sé (completa negazione dell’io a favore di

Dio). Ma il punto più basso è destinato a trapassare in quello

più alto quando la coscienza si rende conto di essere lei stessa

Dio (passaggio che avviene nel Rinascimento o nell’età

moderna).

RAGIONE

Come soggetto assoluto l’autocoscienza è diventata ragione

ossia certezza di essere ogni realtà. Per avere questa certezza

la ragione si fa prima OSSERAVTIVA cercando risposte e

osservando la natura. E’ la fase del naturalismo del

Rinascimento e dell’empirismo. La coscienza osservando le

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