Jessica93
Genius
2 min. di lettura
Vota 5 / 5

Concetti Chiave

  • L'idealismo di Fichte supera la dicotomia kantiana ponendo al centro il "Grande Io", articolato in tre momenti: creatività, natura e molteplicità.
  • Il "Grande Io" si manifesta inizialmente come attività creatrice, trasformando il puro Spirito in qualcosa di diverso, il non-io.
  • Il non-io rappresenta la natura e la concretezza, in opposizione alla spiritualità e attività dell'io.
  • La relazione tra diversi io empirici è fondamentale, con l'intellettuale che educa agli ideali dell'idealismo etico.
  • L'azione morale dell'io si realizza attraverso la superazione di ostacoli, affermando i valori supremi del rispetto e dell'umanità.

L’idealismo vuole superare la dicotomia kantiana, ponendo al centro il soggetto, quello che Fichte definisce “Grande Io” che secondo lui ha tre momenti:
1. l’io pone se stesso come attività creatrice (momento di passaggio dal puro Spirito a qualcosa d’altro: il non-io)
2. l’io pone il non io: cioè la natura, la concretezza, se l’io è spiritualità, il non io è corporeità, passività. Sono caratteristiche in opposizione alle caratteristiche dell’io.

3. Queste due entità non danno ragione di una realtà fatta di molteplicità. Nella storia vediamo che c’è un divenire, fatto di tanti io empirici e di tanti enti oggettivi, quindi il terzo momento quello che darebbe la giustificazione della molteplicità.
Non possiamo non parlare della relazione tra i diversi io empirici, nella quale è importante la figura dell’intellettuale, di colui che il filosofo chiama “dotto”. Egli ha il compito di educare gli altri, educare soprattutto ai valori che aprono la strada all’idealismo etico. Il comportamento dell’io provoca giustificazione nei valori morali. Gli uomini devono trattare gli altri sempre come fini e mai come mezzi. Tuttavia prima di arrivare a essere contenti di questo supremo valore, è necessaria una maturazione interiore che si ha attraverso una formazione che deve dare l’intellettuale. Egli non può essere intellettuale se è superbo, arrogante, se non ha il senso del limite, del relativismo storico.
Avendo chiari quali siano i valori da rispettare e il valore supremo che è il rispetto degli altri, considerandoli come fine, ecco l’azione morale, che parte per il soddisfacimento di questa pulsione fondamentale, di questo slancio che ha l’io. In questo slancio l’io non fa altro che operare il reale, la natura stessa, la realtà, che pone degli ostacoli all’io, alla realizzazione di questi valori, che non si realizzano in maniera facile, ma in maniera tempestosa, oppositiva e all’io servono questi ostacoli perché possa superarli e affermare questi valori.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il ruolo del "Grande Io" secondo Fichte?
  2. Il "Grande Io" è centrale nell'idealismo di Fichte e si manifesta in tre momenti: l'io come attività creatrice, l'io che pone il non-io (la natura), e la giustificazione della molteplicità attraverso la relazione tra io empirici.

  3. Qual è la funzione dell'intellettuale nel pensiero di Fichte?
  4. L'intellettuale, o "dotto", ha il compito di educare gli altri ai valori dell'idealismo etico, promuovendo il rispetto degli altri come fini e non come mezzi, e richiede una maturazione interiore e un senso del limite.

  5. Come si realizza l'azione morale secondo Fichte?
  6. L'azione morale si realizza attraverso lo slancio dell'io che affronta e supera gli ostacoli posti dalla realtà, affermando i valori morali nonostante le difficoltà.

Domande e risposte

Hai bisogno di aiuto?
Chiedi alla community