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Concetti Chiave

  • Berkeley sostiene un nominalismo radicale, negando l'esistenza di idee astratte e qualità primarie senza una mente che le pensi.
  • La realtà, per Berkeley, è composta da idee che esistono solo quando percepite da uno spirito pensante.
  • La famosa formula di Berkeley "esse est percipi" enfatizza che l'essere coincide con l'essere percepito.
  • Distingue tra spirito finito, l'uomo che riceve idee, e spirito infinito, Dio che invia attivamente le idee.
  • Dio è essenziale nella filosofia di Berkeley, sia come causa delle idee che per la loro esistenza quando non vengono pensate.

Indice

  1. Il nominalismo radicale di Berkeley
  2. La realtà secondo Berkeley
  3. Il ruolo di Dio nella filosofia di Berkeley

Il nominalismo radicale di Berkeley

Berkeley professa un nominalismo radicale: egli nega le idee astratte in quanto sostiene esistono solo idee particolari, nega le qualità primarie in quanto non esistono senza le secondarie e senza una mente che le pensi, nega la sostanza materiale in quanto non può essere dimostrata e non può fungere da causa attiva delle idee.

La realtà secondo Berkeley

Egli sostiene che la realtà consta di idee che per esistere hanno bisogno di essere percepite, tutto ciò che esiste è idea pensata o spirito pensante.Secondo Berkeley, la causa delle idee non può essere individuata nè in un ipotetico substrato materiale, nè nelle idee stesse.Le idee percepite dai nostri sensi sono qualcosa che il nostro spirito subisce. La formula che riassume la filosofia di Berkeley è “esse est percipi”, volendo con questa sostenere che la realtà si risolve in un insieme di idee che per esistere hanno bisogno di essere percepite da uno spirito.

Il ruolo di Dio nella filosofia di Berkeley

Distingue tra spirito finito e infinito: il primo è l’uomo che riceve passivamente le idee, il secondo è Dio che invia attivamente le idee. Le leggi di natura sono le regole fisse con cui Dio produce in noi le idee. Quindi si nota come Dio non rappresenta solo una verità ontologica necessaria per spiegare la causa delle idee, ma anche qualcosa di indispensabile per chiarire la sorte delle idee quando noi non le pensiamo.

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