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• Uno dei concetti fondamentali della speculazione filosofica di Bacone è “sapere è potere”. Il filosofo valorizza l’importanza della Bibbia, infatti si riallaccia al libro della Genesi, in cui è scritto che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza e gli ha dato l’intelletto ovvero la capacità di conoscere. Attraverso quest’ultimo e attraverso l’applicazione del metodo scientifico, l’uomo può conoscere il funzionamento della natura e le leggi che la regolano, traendone vantaggio e migliorando le proprie condizioni di vita a patto che la natura e le sue leggi vengano rispettate. Pertanto la capacità di conoscere rende l’uomo superiore rispetto alle altre creature. Attraverso la scienza l’uomo domina la natura, pertanto essa si rivela utile al miglioramento delle sue condizioni.
• Bacone riscontrò una grande corrispondenza tra scienza e tecnica, tra sapere pratico e teorico. Per lui l’elaborazione teorica doveva avere anche un riscontro pratico: scienza genera conoscenza, in quanto permette di conoscere la natura e di trarne beneficio. Questa concezione fu una conseguenza del contesto in cui si afferma una nuova figura: il practisioner, il quale oltre ad avere la conoscenza possedeva abilità pratiche.
• A questo proposito Bacone scrisse un’opera: La Nuova Atlantide, ispirandosi alle utopie descritte da Tommaso Moro, Platone e Campanella. Si tratta infatti di una città in cui gli uomini (che hanno superato la superstizione, i pregiudizi, la violenza) vivono per la verità e pertanto scienza, tecnica e rispetto per la natura vanno di pari passo.
• Dalla nuova concezione della scienza deriva anche una nuova concezione del rapporto tra uomo e natura. Bacone afferma che l’uomo non può estendere i confini della conoscenza al di là della natura, proprio perché l’uomo è natura e non può andare oltre i suoi limiti. Ma la natura ha bisogno dell’uomo, senza il quale non potrebbe rivelare se stessa.
• Bacone affermava che la verità fosse figlia del tempo, in quanto si rivela agli uomini gradualmente, è ciò è un bene: se la verità si fosse rivelata totalmente, l’uomo non avrebbe potuto comprenderla.
• Valorizza l’uomo moderno, che ha accumulato le esperienze e le conoscenze degli antichi e che ha preferito al mondo di carta restaurare il contatto della mente con le cose. Egli parla di restaurazione proprio perché prima del Medioevo, i fisici pluralisti adoperavano il metodo razionale ed empirico.
Perciò Bacone critica:
La tradizione e il principio di autorità che implicava l’accettazione di teorie dogmatiche. Le scuole filosofiche non facevano altro che ripetere le teorie degli antichi filosofi, nonostante fossero ormai superate. Bacone infatti afferma di preferire l’inventore al maestro, poiché il maestro non fa altro che ripetere e insegnare quanto detto da altri, l’inventore contribuisce al progresso. Bacone infatti non criticava Aristotele o Platone, bensì coloro che anni dopo continuavano a ripetere le loro teorie.
La superstizione e la magia, che al contrario della scienza non è utile, in quanto non mirano al miglioramento delle condizioni dell’uomo, bensì a suggestionare e sottomettere le persone
I pregiudizi, ovvero gli idoli che ostacolano il raggiungimento della verità e dai quali l’uomo deve liberarsi.
Gli idoli della tribù, ovvero i pregiudizi appartenenti a tutti gli uomini in quanto dipendono da disposizioni naturali (es. attribuire sistematicità alla natura, a dare ordine alle cose che ci circondano, ad attribuire unità di misura)
Gli idoli della spelonca, ovvero i pregiudizi dipendenti dall’ambiente, dal contesto, dall’educazione, dalla famiglia. Bacone propone una nuova interpretazione del mito della caverna: gli uomini, influenzati dai pregiudizi insiti nell’educazione e nel contesto, risultano intrappolati in una caverna che gli impedisce di conoscere la verità.
Gli idoli della piazza o del mercato, prodotti dal linguaggio e dal suo uso improprio. Bacone si riferisce alla scorretta attribuzione di vocaboli alle cose che non esistono materialmente.
Gli idoli del teatro, ovvero i pregiudizi indotti dalle scuole filosofiche nelle quali si “recitavano” favole, miti e storie immaginarie che avevano un riscontro meramente astratto. Un lampante esempio sono Platone e Aristotele. I miti plutoniani infatti non fanno altro che falsare la realtà; il sillogismo aristotelico non serve al progresso della scienza.
• Scopo dello scienziato è l’interpretazione della natura e del funzionamento delle leggi che la regolano, e Bacone fornisce un metodo: l’induzione. Si tratta di un metodo che parte dal particolare per arrivare alla formulazione di teorie di valenza generale. Esso consiste nella raccolta dei dati attraverso le tre tavole della
Presenza. Si registrano tutti i casi in cui un fenomeno appare e se ne ricerca la causa
Assenza. Si registrano tutti i casi in cui un fenomeno non compare e se ne ricerca la causa
Comparazione. Si confrontano i dati raccolti.
Dopo di che si avanza la prima ipotesi (prima vendemmia), che viene poi verificata attraverso una serie di prove di cui la più importante è l’esperimento cruciale, decisivo per la convalida di una teoria.
Bacone nasce nel 1561. Era figlio di un Lord, ministro della regina e ricoprì cariche
politiche prestigiose. Venne accusato di corruzione e si dichiarò colpevole. Perciò venne
condannato alla reclusione nella Torre di Londra finché il re avesse voluto; ma di fatto la
detenzione durò soltanto pochi giorni.
Uno dei concetti fondamentali della speculazione filosofica di Bacone è “sapere è
potere”. Il filosofo valorizza l’importanza della Bibbia, infatti si riallaccia al libro della
Genesi, in cui è scritto che Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza e gli ha
dato l’intelletto ovvero la capacità di conoscere. Attraverso quest’ultimo e attraverso
l’applicazione del metodo scientifico, l’uomo può conoscere il funzionamento della
natura e le leggi che la regolano, traendone vantaggio e migliorando le proprie
condizioni di vita a patto che la natura e le sue leggi vengano rispettate. Pertanto la
capacità di conoscere rende l’uomo superiore rispetto alle altre creature. Attraverso la
scienza l’uomo domina la natura, pertanto essa si rivela utile al miglioramento delle sue
condizioni.
Bacone riscontrò una grande corrispondenza tra scienza e tecnica, tra sapere pratico e
teorico. Per lui l’elaborazione teorica doveva avere anche un riscontro pratico: scienza
genera conoscenza, in quanto permette di conoscere la natura e di trarne beneficio.
Questa concezione fu una conseguenza del contesto in cui si afferma una nuova figura: il
practisioner, il quale oltre ad avere la conoscenza possedeva abilità pratiche.
A questo proposito Bacone scrisse un’opera: La Nuova Atlantide, ispirandosi alle utopie
descritte da Tommaso Moro, Platone e Campanella. Si tratta infatti di una città in cui gli
uomini (che hanno superato la superstizione, i pregiudizi, la violenza) vivono per la
verità e pertanto scienza, tecnica e rispetto per la natura vanno di pari passo.
Dalla nuova concezione della scienza deriva anche una nuova concezione del rapporto
tra uomo e natura. Bacone afferma che l’uomo non può estendere i confini della
conoscenza al di là della natura, proprio perché l’uomo è natura e non può andare oltre i
suoi limiti. Ma la natura ha bisogno dell’uomo, senza il quale non potrebbe rivelare se
stessa.
Bacone affermava che la verità fosse figlia del tempo, in quanto si rivela agli uomini
gradualmente, è ciò è un bene: se la verità si fosse rivelata totalmente, l’uomo non
avrebbe potuto comprenderla.
Valorizza l’uomo moderno, che ha accumulato le esperienze e le conoscenze degli
antichi e che ha preferito al mondo di carta restaurare il contatto della mente con le cose.
Egli parla di restaurazione proprio perché prima del Medioevo, i fisici pluralisti
adoperavano il metodo razionale ed empirico.
Perciò Bacone critica:
La tradizione e il principio di autorità che implicava l’accettazione di teorie
dogmatiche. Le scuole filosofiche non facevano altro che ripetere le teorie degli
antichi filosofi, nonostante fossero ormai superate. Bacone infatti afferma di preferire
l’inventore al maestro, poiché il maestro non fa altro che ripetere e insegnare quanto