Mongo95
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Concetti Chiave

  • Il Domenicano critica la distinzione tra essere ed essenza, sostenendo l'inseparabilità degli accidenti dalle sostanze per la transustanziazione.
  • Sostiene che l'intelletto agente individuale è consustanziale a Dio, rappresentando la vera immagine divina in noi.
  • Rifiuta l'idea che l'intelletto si attivi solo in risposta a stimoli sensoriali, affermando che è una sostanza sempre in atto.
  • Teodorico ribalta la tradizione aristotelica, affermando che l'intelletto si concentra sulla quiddità o essenza, non sull'individualità delle cose.
  • L'intelletto rende le cose intelligibili, conferendo loro una ragione formale e collocandole nei vari predicamenti.

Domenicano, prima a Treviri, poi a Parigi dove legge le Sentenze.
Respinge come inverosimile e pericolosa la tesi della distinzione reale tra essere e essenza e difende in modo molto energico la dottrina dell’inseparabilità degli accidenti dalle sostanze per mantenere la possibilità della transustanziazione.
La dottrina dell’intelletto è la seguente: l’intelletto agente individuale procede in noi da ciò che rappresenta il fondamento stesso di Dio, ed è a questo consustanziale.

L’intelletto è in altri termini la vera immagine di Dio in noi, il fondo nascosto del nostro essere. È allora insensato ritenere che esso si attivi all’interno del processo conoscitivo solo in risposta a una sollecitazione di origine sensoriale: il nostro intelletto non è semplicemente un facoltà, ma una sostanza sempre in atto, anche se, nella condizione presente, non ne siamo sempre consapevoli. È:
a. costantemente rivolto verso ciò da cui proviene e di cui è immagine
b. causa essenziale dei suoi contenuti, cioè causa che precontiene in sé i suoi effetti
Teodorico sembra voler ribaltare la tradizione aristotelica. L’oggetto del’intelletto non è la cosa individuale in quanto tale, ma la quiddità o essenza della cosa, ovvero la cosa considerata sotto la sua ragione formale. La quiddità è espressa dalla definizione e le parti della definizione non esistono, in quanto tali, nella realtà esterna. Piuttosto, esse vengono elaborate dall’intelletto stesso e riferite alla cosa extramentale. Ciò che l’intelletto produce è dunque la ragione formale che permette alle cose di collocarsi nelle varie categorie o predicamenti. Per esempio, prendiamo il tempo: indipendentemente dall’anima il tempo esiste all’esterno solo in potenza, mentre la sua attualità dipende appunto dall’azione del’anima. Non per questo però è un ente puramente intrapsichico o soggettivo, ma comunque una res che appartiene a un determinato predicamento.
Ciò che dipende dall’intelletto è dunque l’intelligibilità delle cose: le cose risultano intelligibili solo nella misura in cui l’intelletto stesso le rende tali, le costituisce cioè nella loro intelligibilità.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la posizione di Teodorico riguardo alla distinzione tra essere ed essenza?
  2. Teodorico respinge come inverosimile e pericolosa la tesi della distinzione reale tra essere e essenza, difendendo l'inseparabilità degli accidenti dalle sostanze per mantenere la possibilità della transustanziazione.

  3. Come Teodorico descrive l'intelletto umano in relazione a Dio?
  4. Teodorico sostiene che l'intelletto agente individuale procede da ciò che rappresenta il fondamento stesso di Dio ed è consustanziale a esso, essendo la vera immagine di Dio in noi e il fondo nascosto del nostro essere.

  5. Qual è il ruolo dell'intelletto nella comprensione delle cose secondo Teodorico?
  6. L'intelletto è responsabile dell'intelligibilità delle cose, poiché le cose risultano intelligibili solo nella misura in cui l'intelletto stesso le rende tali, costituendole nella loro intelligibilità.

Domande e risposte

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