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Concetti Chiave

  • Agostino ha dedicato una parte significativa dei suoi scritti alla lotta contro le eresie, con particolare attenzione al manicheismo e al donatismo.
  • Tra il 387 e il 396, Agostino scrisse il "De libero arbitrio", esplorando la libertà, la natura del male e la bontà divina.
  • Il "Contra Faustum manichaeum" è un'opera in trentatré libri che critica le spiegazioni cosmologiche dei manichei.
  • In risposta alla forte presenza dei donatisti a Ipponia, Agostino compose vari scritti, tra cui "Contra epistulam Parmeniani" e "De baptismo contra Donatistas".
  • Agostino combatté l'eresia pelagiana, che negava il peccato originale, scrivendo opere come "De gratia Christi et de peccato originali".

Gli scritti contro le eresie

Una parte abbondante della produzione agostiniana è dedicata agli scritti riconducibili alla lotta contro le eresie. Molti componimenti scritti fra il 387 ed il 396 sono in funzione di polemica antimanichea: annoveriamo tra loro il "De libero arbitrio" , scritto in tre libri all'interno dei quali viene sviscerato il tema della libertà che è collegato con quello della natura del male e con quello della giustizia e della bontà di Dio.

Nello stesso periodo Agostino era in procinto di scrivere un'ampia opera ( in trentatré libri ), "Contra Faustum manichaeum", che aveva lo scopo di smascherare gli inganni della "fabella Persica", che si presentava come spiegazione dell'universo. Molto presto Agostino dovette affrontare un'altra polemica: quella contro i donatisti. Nell'anno dell'arrivo ad Ipponia i donatisti erano non meno numerosi dei cattolici. Comprendendo la gravità di uno scisma del genere, decise di dedicare molti scritti. Tra i più famosi ricordiamo: Contra epistulam Parmeniani, De baptismo contra Donatistas, De unico baptismo. Dal monaco Pelagio prese invece nome l'eresia che Agostino combatté negli ultimi vent'anni della sua vita. Punto focale di questa eresia è la convinzione che l'uomo, in quanto dotato di libero arbitrio, può scegliere liberamente tra bene e male; pertanto Pelagio e tutti coloro che a lui si richiamano, sostengono l'inesistenza del peccato originale. La polemica contro questa eresia si concretizzò nella scrittura di una serie di libri: De gratia Christi et de peccato originali, Contra Iulianum libri VI, De praedestinatione.

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