Concetti Chiave
- Sant'Agostino distingue tra beni di cui godere per la felicità e beni da usare come mezzi per raggiungerla, avvertendo che l'attaccamento ai beni materiali può allontanare dall'obiettivo superiore.
- La vera ricchezza risiede nel giusto uso dei beni terreni, concepiti come strumenti per la crescita spirituale e la ricerca del bene supremo.
- La carità, accompagnata da preghiera e digiuno, è vista come un mezzo per espiare i piccoli peccati quotidiani, dimostrando misericordia come un atto di prestito a Dio.
- Le proprietà comuni tra i primi cristiani sono esemplificate come una via per evitare conflitti e promuovere l'armonia, contrastando l'idea di possesso individuale che genera discordia.
- La concezione del diritto umano e divino è esplorata, con il riconoscimento che i diritti umani sono distribuiti da Dio attraverso le leggi degli imperatori, mentre la terra appartiene intrinsecamente al Signore.
Sant'Agostino - Ricchezza
Descrizione di concezione di Sant'Agostino di ricchezza: giusto uso di ricchezza da parte di uomo e moralità. Il dominio delle ricchezze è solo Dio; se l'uomo gode dei beni terreni ne fa un uso indebito, l'uomo deve fruire dei beni, considerarli come mezzi per il raggiungimento del bene superiore."Ci sono dunque alcune cose di cui si deve godere, altre che si devono usare. Quelle cose che sono oggetto di godimento ci rendono felici. Le cose che sono oggetti d'uso ci aiutano e (per così dire) ci sostengono nei nostri sforzi per raggiungere la felicità, così che possiamo raggiungere le cose che ci rendono felici e riposarci in esse. Anche noi, che godiamo e usiamo queste cose, essendo collocati in entrambe le specie di oggetti, se ci prefiggiamo di godere di quelle cose che dobbiamo usare, siamo ostacolati nel nostro corso e talvolta addirittura allontanati da esso; così che, rimanendo intrappolati nell'amore per le gratificazioni inferiori, restiamo indietro o addirittura ci allontaniamo del tutto dal perseguimento dei veri e propri oggetti di godimento".
“Poiché Dio paga generosamente il misericordioso, chiunque compie un atto di misericordia fa un prestito a Dio”.
elemosina insieme alla preghiera e al digiuno sono il mezzo con cui si espiano i piccoli peccati che tutti commettiamo quotidianamente.
“Chi ha fatto quei due? Il Signore ha creato i ricchi perché trovassero aiuto nei poveri, e i poveri per mettere alla prova i ricchi”.
"Chi vuole servire il Signore non deve rallegrarsi nel privato, ma nel comune. I primi cristiani fecero della proprietà comune i loro beni privati. Hanno perso ciò che era loro? . . . È a causa dei nostri beni privati che ci sono disaccordi, inimicizie, dissensi, guerre".
"Fallendo ovunque, che cosa ci accusano ora, senza trovare che dire? Ci hanno portato via le nostre case, ci hanno portato via i nostri possedimenti». . . Ecco, ci sono quei possedimenti; con quale diritto rivendichi i tuoi diritti su di loro? Per diritto divino o umano? Rispondano: abbiamo il diritto divino nelle Scritture, il diritto umano nelle leggi dei re. Con quale diritto ogni uomo possiede ciò che possiede? Non è un diritto umano? Perché per diritto divino: Del Signore è la terra e tutto ciò che la contiene. Il povero e il ricco Dio furono fatti da una sola argilla; la stessa terra sostiene allo stesso modo i poveri e i ricchi. Per diritto umano però si dice: “Questo possedimento è mio, questa casa è mia, questo servo è mio”. Per diritto umano, quindi, è diritto degli imperatori. Perchè così? Perché Dio ha distribuito all’umanità questi stessi diritti umani attraverso gli imperatori e i re di questo mondo. Vuoi che leggiamo le leggi degli imperatori e che agiamo secondo queste leggi secondo gli stati? Se avrai il tuo possesso per diritto umano, recitiamo le leggi degli imperatori; vediamo se vorrebbero che gli eretici possedessero qualcosa. «Ma che cos'è per me l'imperatore?», dici. È per diritto suo che possiedi la terra. Oppure togliere i diritti creati dagli imperatori, e allora chi oserà dire: “Quel possedimento è mio, o quello schiavo è mio, o questa casa è mia”? . . . Si leggono infatti leggi ben note, nelle quali gli imperatori hanno ordinato che coloro che, essendo fuori della comunione della Chiesa cattolica, usurpano per sé il nome di cristiani, e non sono disposti a venerare in pace l'Autore della pace, non osino possedere nulla in nome della Chiesa. . . Non dire dunque che i beni sono tuoi; perché è a quegli stessi diritti umani, mediante i quali gli uomini godono dei loro beni, che li hai riferiti.
Domande da interrogazione
- Qual è la concezione di Sant'Agostino riguardo all'uso della ricchezza?
- Come Sant'Agostino vede il rapporto tra ricchi e poveri?
- Qual è il ruolo dell'elemosina secondo Sant'Agostino?
- Cosa dice Sant'Agostino riguardo alla proprietà privata e ai beni comuni?
- Come Sant'Agostino distingue tra diritto divino e diritto umano?
Sant'Agostino ritiene che la ricchezza debba essere usata come mezzo per raggiungere il bene superiore e non come fine in sé. L'uomo deve fruire dei beni terreni senza attaccarsi ad essi, poiché il dominio delle ricchezze appartiene solo a Dio.
Sant'Agostino afferma che Dio ha creato i ricchi affinché trovino aiuto nei poveri e i poveri per mettere alla prova i ricchi. Questo rapporto è visto come un modo per esercitare la misericordia e la giustizia.
L'elemosina, insieme alla preghiera e al digiuno, è vista come un mezzo per espiare i piccoli peccati quotidiani. È un atto di misericordia che, secondo Sant'Agostino, è come fare un prestito a Dio, che ricompensa generosamente.
Sant'Agostino critica la proprietà privata come fonte di disaccordi e guerre. Sostiene che i primi cristiani consideravano i loro beni come proprietà comune, suggerendo che la vera gioia si trova nel bene comune piuttosto che nel possesso privato.
Sant'Agostino distingue tra diritto divino, secondo cui "Del Signore è la terra e tutto ciò che la contiene", e diritto umano, che regola il possesso dei beni attraverso le leggi degli imperatori e dei re. Egli sottolinea che il possesso terreno è legittimato dal diritto umano, ma in ultima analisi, tutto appartiene a Dio.