Concetti Chiave
- Schopenhauer's philosophy gained popularity post-1848 revolutions, countering Hegel's historical theories, and is influenced by Platonic, Enlightenment, and Romantic ideas, emphasizing pain as a core human experience.
- The "School of Suspicion," led by Schopenhauer, Marx, Nietzsche, and Freud, questions apparent reality, revealing underlying truths masked by societal, moral, or psychological illusions.
- Schopenhauer builds on Kant's distinction between phenomenon and noumenon, viewing the phenomenal world as an illusion or "Velo di Maya," urging philosophers to unveil the true noumenal reality.
- Central to Schopenhauer's thought is the "will to live," a blind, eternal, and indestructible force, which manifests through desires, creating a cycle of pain and fleeting pleasure, leading to pessimism.
- Schopenhauer proposes art, ethics, and asceticism as paths to liberation from the suffering caused by the will, advocating compassion and a disinterested love (agape) as ethical ideals.
Indice
Influenze filosofiche di Schopenhauer
Nel 1848, a seguito dei fallimenti delle varie rivoluzioni, le teorie di Hegel sul processo storico vennero accantonate dall'opinione pubblica che si avvicina invece alla visione di Schopenhauer.
Il pensiero di Schopenhauer è influenzato da:
- Platone, da cui riprende l'opposizione tra mondo vero e mondo apparente e la dottrina delle idee
- Illuminismo, da cui riprende la tendenza ad analizzare il mondo da un punto di vista fisiologico
- Voltaire, da cui ricava lo spirito ironico e la tendenza a demistificare le religioni e le credenze
- Romanticismo, da cui riprende l'interesse per l'arte e la musica, il tema dell’infinito e quello del dolore.
Il dolore per lui è molto importante, perché è il modo stesso di essere al mondo. Schopenhauer ha una visione fortemente pessimistica della realtà della condizione umana.
- Kant, con il suo dualismo tra fenomeno e noumeno, che si riflette anche nell'opera stessa di Schopenhauer: il mondo visto come realtà (noumeno) e rappresentazione (fenomeno) a cui dà un significato di apparenza.
- L'idealismo di Schelling, da cui riprende la condizione inconscia della natura.
- Prende invece le distanze dal sistema di Hegel, che rovescia del tutto
- Filosofia orientale, a cui lui si era avvicinato e da cui trae un grande repertorio di immagini ed espressioni suggestive.
Il maestro del sospetto
Schopenhauer viene definito come il maestro del sospetto. Questo termine fa riferimento ad una scuola e corrente di pensiero, formata dai filosofi dello smascheramento, ovvero Marx, Nietzsche e Freud. Tuttavia il primo filosofo è Schopenhauer.
Ciò che accomuna questi filosofi è il dubbio che ciò che appare sia in realtà un inganno e che quindi gli uomini siano vittime di un'illusione dietro alla quale si nasconde una realtà vera e completamente diversa.
Marx, sostiene che la dimensione dell'inganno sia la società borghese, la quale fa credere che tutti gli individui siano uguali e liberi, ma in realtà non è così, perché si tratta di un'uguaglianza soltanto formale e non sostanziale.
Nietzsche, non guarda invece il piano sociale, ma quello morale-religioso che per lui rappresenta la maggior forma di inganno. Per Nietzsche la vita si basa sulla volontà di potenza, la quale che va al di là della religione e della morale e che permette di venire a conoscenza di una realtà cruda, basata sulla lotta per la vita.
Freud, padre della psicoanalisi, si muove su un piano psicologico e crede che l’errore sta nel credere che l’uomo sia solo razionalità, coscienza e Io. Per lui la parte più consistente ed importante è nascosta ed è la psiche, l'inconscio. L’uomo non è ragione, ma desiderio.
Fenomeno e noumeno secondo Schopenhauer
Il punto di partenza della filosofia di Schopenhauer è la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno, ovvero tra “la cosa così come appare” e “la cosa in sé”. Secondo Kant, il fenomeno è l'oggetto della nostra conoscenza, pertanto è l’unica realtà accessibile alla mente umana e non può essere illusione. Si tratta però di una realtà relativa.
Il noumeno invece per Kant è un concetto-limite che serve da promemoria, perché ricordava all’uomo i limiti della sua conoscenza finita.
Per Schopenhauer invece, il fenomeno è il mondo della rappresentazione, è inganno, illusione e sogno. Schopenhauer identifica il fenomeno con l’antica sapienza del Velo di Maya. Maya è una divinità induista che si manifesta nel Brahman, una delle tre principali divinità e principio creatore di tutto. Con questa espressione, Schopenhauer vuole far riferimento al velo ingannatore che avvolge gli occhi dei mortali e non permette di conoscere la realtà vera.
Schopenhauer riconduce le 12 categorie di Kant ad una sola: la causalità. In questa dimensione, il mondo appare come un insieme di fenomeni nello spazio, nel tempo e in relazione tra loro attraverso rapporti di causa-effetto. Si tratta di una dimensione razionale, che è un inganno, perché le categorie su cui si fonda non sono ontologiche, non appartengono alla realtà, ma sono gnoseologiche, perché appartengono alla mente. La causalità è importante, perché ci permette di mettere ordine nel mondo e vale in tutti gli ambiti della conoscenza:
Fisico, con i rapporti causali tra oggetti (dimensione del DIVENIRE)
Logico, tra le premesse e le conclusioni di un sillogismo (dimensione del CONOSCERE)
Matematico, dato il triangolo, la somma degli angoli interni è sempre 180° (dimensione dell’ESSERE)
Morale, relazione tra motivazioni e azioni (dimensione dell’AGIRE)
Tutto questo non è realtà, ma inganno.
Il compito del filosofo è quello di liberarsi da questo errore, da questo velo, arrivando a vedere la realtà del noumeno, ovvero alla realtà vera dietro questo inganno.
Secondo Schopenhauer, la dimensione noumenica è accessibile all’uomo e per accedervi dobbiamo liberarci dalla ragione, poiché ideale, per attingere al reale. La via di accesso è quindi il nostro stesso corpo e rendendoci conto che l’essenza profonda del nostro io è la brama e il desiderio, comprendiamo che il nostro corpo è la manifestazione fenomenica di volontà.
La volontà di vivere
Noi siamo volontà di vivere, un impulso irresistibile che ci spinge ad esistere e ad agire. Più che intelletto e conoscenza, noi siamo vita e volontà di vivere, e il nostro stesso corpo non è che la manifestazione esteriore dell'insieme dei nostri desideri.
La volontà di vivere è l’Arché. Schopenhauer introduce un'idea molto attuale dell'io, perché per lui l’interiorità è un insieme di coscienza, corpo e volontà che diventano una cosa sola, superando in questo modo il dualismo.
I caratteri della volontà di vivere:
Forza cieca e inconscia, che nell'uomo diventa consapevole
È unica, poiché la molteplicità è un inganno della mente
È eterna e indistruttibile, poiché è un principio che non ha né inizio né fine e viene paragonato al tempo
È incausata e senza scopo, dunque al di là del principio di ragione e della categoria di
causa, e agisce senza un perché e senza uno scopo
È ontologica e non gnoseologica
Pertanto la volontà di Schopenhauer rovescia la formula di Hegel per cui tutto ciò che è razionale è reale, e tutto ciò che è reale è razionale.
Schopenhauer ritiene che l’unica e infinita volontà di vivere si manifesti nel mondo attraverso due livelli di oggettivazione:
1. Nella prima, la volontà si oggettiva attraverso un insieme di forme immutabili, che chiama idee, riprendendo Platone e che rappresentano gli archetipi del mondo.
2. Nella seconda, la volontà si oggettiva nel mondo naturale dei fenomeni: questi archetipi vengono moltiplicati dalla mente e quindi noi abbiamo la convinzione dell'esistenza di molteplicità, ma come diceva Platone, sono solo copie.
Il problema è che nel momento in cui la volontà diventa consapevole nell'uomo, si indebolisce, perché perde in sicurezza. Per questo motivo, Schopenhauer parla dell'uomo come un animale malaticcio: più conosco, più sono consapevole di essere debole e tanto più soffro, perché il dolore è legato alla consapevolezza.
Per questo motivo chi soffre di più di tutti è il filosofo.
Pessimismo cosmico e ottimismo
Il pessimismo cosmico di Schopenhauer nasce da questo suo pensiero, in cui lui pone alla base dell’esistenza l'equazione volere = dolore. Volere significa desiderare e desiderare significa trovarsi in uno stato di tensione per la mancanza di qualcosa che si vorrebbe avere. Il desiderio è quindi assenza e vuoto, ossia dolore e sofferenza. Quando ottengo il mio oggetto del desiderio provo piacere, ma il piacere è un momento effimero, che è una funzione derivata dal dolore. Il piacere infatti, non è separato dal dolore: io provo piacere nel cibo finché ho fame, una volta soddisfatto il mio bisogno non ho più quel desiderio e quindi si arriva ad uno stato di noia e di sofferenza che è la nausea. Accanto al dolore durevole e il piacere effimero, Schopenhauer pone, come terza situazione dell’esistenza umana, la noia, che si presenta quando il desiderio viene soddisfatto. La vita umana pertanto, viene vista da Schopenhauer come un pendolo che oscilla incessantemente fra dolore e noia, passando per l’intervallo fugace del piacere. .
Il dolore non riguarda soltanto l'uomo ma tutti gli esseri viventi: tutti soffrono e lottano costantemente contro chiunque. Se l’uomo soffre di più rispetto alle altre creature è soltanto perché ha maggiore consapevolezza. È un pessimismo cosmico.
Critica all'ottimismo
Schopenhauer è infatti contrario ad ogni forma di ottimismo e critica quelle che sono state le principali forme di ottimismo nella filosofia:
Ottimismo cosmico o metafisico dei razionalisti, che pensavano che il mondo fosse un organismo perfetto, governato da Dio o da una Ragione immanente.
Si avvicina solo ad Empedocle che riteneva esistessero nel mondo due forze governanti irrazionali di amore e odio; da Anassagora ad Hegel invece, Schopenhauer rigetta tutte le forme di ottimismo. Pensare che esista un Dio buono e provvidenziale è un tipo di filosofia metafisica che serve a dare al popolo una speranza. Schopenhauer invita tutti gli ottimisti cosmici ad andare là dove c'è dolore.
Ottimismo sociale, il quale si basava sulla tesi della bontà e della socievolezza dell’uomo, come quello di Aristotele che parla di zoon politicon o di Rousseau, che crede che l'uomo nello stato di natura sia il buon selvaggio. Schopenhauer sostiene invece che i rapporti umani siano basati sul conflitto e sulla sopraffazione. Per confutare l'ottimismo sociale si rifà a Machiavelli che sosteneva che il fine giustificasse i mezzi e a Hobbes per il quale gli uomini collaborano tra di loro solo per bisogno e interesse, oppure per timore.
Ottimismo storico, il quale pensava che più il tempo passasse più l'evoluzione migliorasse, come sosteneva Darwin. Schopenhauer è convinto del contrario, che la storia sia solo il ripetersi dello stesso dramma e quindi che non ci sia progresso.
Per Schopenhauer l'uomo è eterodiretto, cioè è controllato da una forza estranea che ne limita l'agire. A tutto questo male di vivere cerca di porre una soluzione. Sostiene esistano due vie illusorie:
L’amore, che Hegel vedeva come astuzia della ragione, mentre Schopenhauer crede che sia astuzia della volontà di vivere, che inganna gli uomini, i quali pensano che innamorandosi si allontaneranno dalla vita dolorosa, ma in realtà è solo un inganno della volontà per ottenere i suoi scopi. Schopenhauer parla di una forma di amore autentica e disinteressata che permette di sottrarsi all'inganno della volontà ed è la pietà, che si nutre non dell'amore sensuale, ma della comunanza del dolore.
Il suicidio, chi ricorre a questo gesto è scontento della propria vita, ma per Schopenhauer si tratta di un atto superficiale perché, nonostante il suicida ami la vita, è convinto di aver fallito.
Vie di liberazione: arte, etica e ascesi
Per liberarsi da questa forza che fa soffrire l'uomo, le uniche vie autentiche di liberazione sono: l’arte, l’etica e l’ascesi.
Arte: si mostra essere un romantico, perché condivide l'idea che l'arte sia una forma di conoscenza libera e superiore, attraverso la quale possiamo comprendere la bellezza di una realtà ideale. Schopenhauer crede che l'arte sia capace di cogliere la forma più pura ed essenziale della vita.
Fa una gerarchia delle arti, partendo dal livello più basso con l'architettura che mette in evidenza le forme, passando poi alla pittura e alla poesia, il teatro soprattutto tragico, che rappresenta il dramma della vita, per arrivare poi alla musica e l'arte sui generis.
L’arte però è una forma di liberazione parziale perché è effimera e quindi dura poco. Per Schopenhauer, l'arte è imitazione, che attraverso il particolare coglie l'universale, e quindi si configura come una vera forma di conoscenza. L'arte, così come l'amore, è uno strumento della volontà e di conseguenza si identifica come il sapere autentico in grado di cogliere la purezza e di squarciare il Velo di Maya.
Morale: è una forma di libertà più duratura rispetto all'arte e non è alimentata dalla ragione, come la moralità di Kant, ma da un sentimento di pietà e compassione verso gli altri. L’etica di configura come un tentativo di superare l’egoismo per impegnarsi a favore del prossimo. Il limite tuttavia risiede nel fatto che questo sentimento è qualcosa che si può avere o non avere. Rifacendosi ai libri della religione induista, Schopenhauer riprende la massima “questo essere vivente sei tu”, pertanto non devo vedere nell'altro una minaccia o un nemico, ma me stesso.
Alla base dell'etica ci sono due virtù cardinali:
Giustizia: l'uomo giusto è colui che si limita a non fare del male
Carità: l’uomo non si limita a non fare il male, ma si prodiga per fare del bene in modo disinteressato
Diversamente quindi dall’eros, che è egoista e interessato ed è quindi un falso amore, l’agape, amore disinteressato, è amore autentico e quindi pietà.
1. Ascesi: la voluntas diventa noluntas: negazione progressiva di se medesima. La volontà vuole non volere e quindi diventa il suo opposto.
L'asceta è colui che si impone un rigore, che consiste nel rinunciare a tutto, a partire dalla castità, il digiuno per reprime tutti i bisogni del corpo, fino ad arrivare alla macerazione della carne, una sorta di auto eutanasia, per soffocare in sé il vivere. L'asceta approda al nulla, per chi è pieno di volontà, che in realtà è tutto ma dal punto di vista della scelta.
Prima critica: è una libertà egoistica e individuale, perché l'asceta si dimentica di quel sentimento della compassione, del condividere il dolore con gli altri, perché si sottrae al dolore in maniera individuale.
Seconda critica: come può l'uomo negare il principio che lo costituisce e come può la volontà diventare il suo contrario.
Terza critica: è più personale perché riguarda Schopenhauer, il quale era tutt'altro che asceta. Viene accusato di incoerenza e contraddizione rispetto alla sua filosofia. Tuttavia occorre sempre distinguere il pensatore dall'uomo, perché bisogna riconoscere la profondità del suo pensiero. Senza contare la sua persona.
Domande da interrogazione
- Quali sono le influenze principali nel pensiero di Schopenhauer?
- Cosa accomuna Schopenhauer, Marx, Nietzsche e Freud nella "Scuola del sospetto"?
- Come Schopenhauer interpreta la distinzione tra fenomeno e noumeno?
- Qual è la concezione di Schopenhauer sulla volontà di vivere?
- Quali sono le vie di liberazione proposte da Schopenhauer?
Schopenhauer è influenzato da Platone, l'Illuminismo, Voltaire, il Romanticismo, Kant, l'idealismo di Schelling e la filosofia orientale, mentre prende le distanze dal sistema di Hegel.
Questi filosofi condividono il dubbio che ciò che appare sia un inganno e che dietro l'apparenza si nasconda una realtà vera e diversa.
Schopenhauer vede il fenomeno come inganno e illusione, identificandolo con il Velo di Maya, mentre il noumeno rappresenta la realtà vera dietro l'inganno.
La volontà di vivere è una forza cieca, unica, eterna, incausata e ontologica, che si manifesta nel mondo attraverso idee immutabili e fenomeni naturali.
Le vie di liberazione autentiche sono l'arte, l'etica e l'ascesi, mentre l'amore e il suicidio sono considerate vie illusorie.