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Concetti Chiave

  • Popper rivaluta il kantismo, sostenendo che il nostro intelletto impone leggi alla natura, partendo da problemi e teorie.
  • A differenza di Kant, Popper non crede nell'universalità delle categorie, ma nella possibilità di scegliere strumenti di pensiero.
  • La mente, per Popper, non è tabula rasa ma un faro che illumina selettivamente l'esperienza, con ipotesi consce o inconsce.
  • Critica l'ottimismo di Kant, sostenendo che le leggi formulate dall'intelletto non sono necessariamente vere.
  • Popper vede lo scienziato come un elaboratore di teorie, pronto ad abbandonarle se confutate dall'esperienza.

Indice

  1. Popper e il kantismo
  2. La mente come faro
  3. Critica all'ottimismo di Kant

Popper e il kantismo

Popper, rispetto ai neopositivisti, rivaluta la posizione kantiana ammettendo che è possibile interpretare kantianamente il primato dei problemi, delle congetture; Kant, compiendo una “rivoluzione copernicana”, sosteneva che il nostro intelletto non trae le proprie leggi dalla natura, ma le impone ad essa, in quanto giudichiamo l’esperienza attraverso il pensiero e soltanto grazie ad esso cogliamo il senso delle cose; così Popper sostiene che dobbiamo ineluttabilmente partire da problemi, da teorie, da critiche. Naturalmente, egli non accetta l’universalità e la necessità delle categorie, relativizzando questo loro aspetto; pur essendo psicologicamente e gnoseologicamente a priori, le aspettative della nostra mente non sono gnoseologicamente valide a priori: abbiamo la possibilità di «scegliere» i nostri strumenti del pensiero, che non sono costituiti secondo 12 categorie universali.

La mente come faro

Questo kantismo di fondo è presente anche nella definizione che Popper offre della nostra mente: essa non è un recipiente vuoto (tabula rasa), ma un «faro» che illumina, ossia un deposito di ipotesi, consce o inconsce, alla luce delle quali percepiamo la realtà; la nostra mente «illumina» parti dell’esperienza, non tutta.

Critica all'ottimismo di Kant

Inoltre, egli imputa a Kant un eccessivo ottimismo: sbagliava nel ritenere che delle leggi (formulate dall’intelletto) fossero necessariamente vere, o che noi riuscissimo senz’altro ad imporle alla natura (il rapporto tra pensiero ed esperienza avviene comunque, quasi secondo una consanguineità fra pensiero ed esperienza, per cui il pensiero ha sempre successo nei confronti dell’esperienza: non c’è il problema dell’errore, dello scacco dell’esperienza). La natura, assai spesso, si oppone molto efficacemente, costringendoci ad abbandonare le nostre leggi in quanto confutate; lo scienziato falsificazionista, nei confronti di un caso dell’esperienza che mette in crisi la propria teoria, deve avere la necessità e l’accortezza di abbandonarla: viene visto, più che alla ricerca di una conferma alle proprie teorie, come un elaboratore di teorie, sempre secondo l’idea che il principale momento epistemologico sia l’elaborazione di una teoria.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la posizione di Popper rispetto al kantismo e come si differenzia dai neopositivisti?
  2. Popper rivaluta la posizione kantiana, ammettendo che è possibile interpretare kantianamente il primato dei problemi e delle congetture, ma relativizza l'universalità e la necessità delle categorie, a differenza dei neopositivisti.

  3. Come Popper definisce la nostra mente in relazione alla conoscenza?
  4. Popper definisce la nostra mente non come un recipiente vuoto, ma come un "faro" che illumina, un deposito di ipotesi che ci permette di percepire la realtà, illuminando solo parti dell'esperienza.

  5. Qual è la critica di Popper al pensiero di Kant riguardo alle leggi formulate dall'intelletto?
  6. Popper critica Kant per il suo eccessivo ottimismo nel ritenere che le leggi formulate dall'intelletto fossero necessariamente vere, sottolineando che la natura spesso si oppone, costringendoci a rivedere le nostre leggi quando confutate.

Domande e risposte

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