Concetti Chiave
- Charles Sanders Peirce, educato in modo rigido e multidisciplinare, è stato influenzato da pensatori come Emerson, Kant e Schiller, ma ha vissuto in povertà nonostante i suoi contributi alla filosofia.
- Peirce, uno dei fondatori del Pragmatismo, ha collaborato con William James, condividendo l'idea che la mente e la materia siano interconnesse, influenzando la psicologia funzionale.
- Nella sua critica all'empirismo, Peirce ha rifiutato l'idea di dati sensoriali certi e indubitabili, sostenendo che la conoscenza non può basarsi su un primum assoluto.
- In "On a New List of Categories", Peirce revisiona le categorie kantiane, vedendole come funzioni logiche piuttosto che forme innate, e sottolinea l'interdipendenza tra qualità, relazione e rappresentazione.
- Peirce ha rifiutato il concetto di noumeno di Kant, sostenendo che la realtà è compresa interamente attraverso la logica e i segni, rendendo impossibile pensare oltre il linguaggio.

Vita di Peirce
Educato dal padre, grande matematico docente ad Harvard, con un’educazione serrata e pluridisciplinare, si innamora presto della metodologia della scienza, soprattutto in ambito chimico.
Durante questi anni gli influssi sono molti: Emerson, Kant e Schiller in particolare.
Per lungo tempo cerca di guadagnarsi una cattedra universitaria di logica, ma non viene mai accettato se non per incarichi provvisori. Finché, tra il 1864 e il 1884, inizia a insegnare logica presso Baltimora, che gli apre le porte a Boston e Harvard.
Insegnando ad Harvard, viene spesso criticato a causa della complessità delle sue lezioni: gli studenti incontravano difficoltà nel seguire i suoi ragionamenti, perlopiù incentrati in ambito logico.
Nonostante oggi sia uno dei fondatori del pragmatismo del Novecento, avendo donato moltissimi contributi alla logica e alla scienza, oltre che alla filosofia, Peirce ha vissuto in estrema povertà, non venendo riconosciuto dalla comunità scientifica del suo tempo. Ad un certo punto della sua vita, infatti, incontra difficoltà economiche, per cui è sostenuto fino in tarda età da William James, che invece raccoglie sempre più successo dalla pubblicazione dei suoi scritti. William James era un filosofo e psicologo statunitense (uno dei fondatori della psicologia funzionale) ma di origini irlandesi, fratello del famoso poeta Henry James e della scrittrice Alice James.
Insieme, Peirce e James, fondano la scuola filosofica del pragmatismo. Peirce diventa amico di James anche perché non considera la mente come un qualcosa di esterno al mondo, ma parte integrante della realtà. Per ogni stato mentale corrisponde una stessa proprietà della materia: la mente quindi va studiata sia dal punto di vista interiore, sia da quello pratico.
Gli scritti di Peirce risultano fondamentali nella filosofia del pragmatismo, nell'epistemologia, nella semiotica, nella matematica e nella logica e sono moltissimi, altrettanti però andati perduti definitivamente.
Dal 1891, avendo ricevuto un'eredità modesta, si trasferisce a Milford, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita in isolamento.
Pensiero filosofico di Charles Sanders Peirce
Assieme ai numerosi contributi che lascia al campo della logica, ripresi in parte da Frege, Charles Sanders Peirce è considerato un importante epistemologo. Il problema da cui parte è la critica al dato immediato, sia sensibile sia intellettuale; nell'empirismo si era diffusa l’idea che la conoscenza dovesse poggiare su basi certe ed indubitabili, costituite da quei contenuti mentali, quelle idee che comparivano all'attenzione con assoluta certezza. Ci sono entità che popolano le nostre menti, le idee, ovvero contenuti mentali che sono caratterizzati da certezza assoluta ed indubitabilità, ossia da qualcosa di indiscutibile. In virtù di ciò possono fungere da punto di partenza per ogni inferenza successiva, cioè possono essere la base solida del nostro processo conoscitivo; questa idea si è poi strutturata nel corso dello sviluppo filosofico, fino ad essere definita “teoria dei dati sensoriali” (sense data). Il punto di partenza della riflessione di Pierce è la critica radicale, il completo rifiuto della teoria del dato, ossia dell’idea che ci sia un primum assoluto del processo conoscitivo, un dato originario sulla base del quale poter costruire con assoluta certezza le nostre inferenze (ragionamenti, riflessioni). Non è assurdo solo il parlare dell’esistenza di dati certi e indubitati, ma anche pensare che abbiamo delle facoltà intuitive per cogliere queste entità. Alla critica di questa concezione Peirce dedica tutte le sue prime opere. Anzitutto uno scritto del 1867 On a New List of Categories, dedicato alla revisione delle categorie kantiane, quindi, nel 1868 escono i Quattro saggi anti-cartesiani, che sono il punto di partenza per la sua speculazione più seria e matura.
On a New List of Categories
Di tutte le categorie kantiane, l’interesse di Pierce si riduce esclusivamente alla Qualità, alla Relazione e alla Rappresentazione; ciò non toglie che il loro ruolo rimane identico a quello assegnatogli da Kant, cioè di ordinare la molteplicità delle impressioni sensibili. Tuttavia, mentre per Kant esse erano le forme a priori dell’intelletto, secondo una sorta di struttura innata della nostra mente, per Pierce esse sono funzioni logiche, astrazioni che la mente compie dal caos dei dati sopraggiunti dal mondo esterno. La prima delle astrazioni è quella che compiamo attraverso la categoria della Qualità, ma per astrarre questa caratteristica dobbiamo mettere l’oggetto in questione in relazione agli altri oggetti, facendo dei confronti, quindi operando attraverso la categoria della Relazione; strutturiamo le cose astraendone le qualità da una parte e relazionandole alle altre, dalle quali abbiamo astratto a loro volta altre qualità e facendo dei confronti, organizzando il mondo attraverso la logica. In questo modo ci costruiamo una rappresentazione del mondo, cioè operiamo attraverso la terza grande categoria e questo mostra come, in realtà, le categorie operano e funzionano contemporaneamente. Il nostro pensare logicamente, attraverso le categorie, è sempre un interpretare, cioè l’applicazione delle categorie necessita di un interprete (che astrae, organizza e rappresenta). Queste forme non sono universali, non hanno cioè validità assoluta, a differenza di Kant, che è una presunzione inattuabile: essa si pone l’obiettivo di strutturare un ideale di conoscenza inattuabile per l’uomo, dogmatica. In secondo luogo, questo comporta il rifiuto e il superamento della nozione di noumeno: attraverso la nostra logica interpretiamo una realtà, ma non rimane qualcosa al di fuori, in quanto la realtà è tutta risolta all'interno della nostra organizzazione logica (quasi secondo una forma di idealismo). Il soggetto umano, che si trova a strutturare logicamente il mondo, lo fa sempre e comunque attraverso dei segni, cioè è impossibile concepire un pensiero senza i segni: egli ha sempre a che fare con qualcosa che interpreta, ma che gli viene già interpretato (all'interno del linguaggio). Non si può pensare oltre il linguaggio, oltre i segni, l’interpretazione.
Per ulteriori approfondimenti su Charles Sanders Peirce vedi anche qui
Domande da interrogazione
- Chi era Charles Sanders Peirce e quale fu il suo contributo principale alla filosofia?
- Quali furono le influenze principali nella vita di Peirce?
- Qual è la critica principale di Peirce alla teoria del dato?
- Come Peirce rivede le categorie kantiane nel suo scritto "On a New List of Categories"?
- Qual è il ruolo dei segni nel pensiero di Peirce?
Charles Sanders Peirce era uno dei fondatori del Pragmatismo americano, noto per i suoi contributi alla logica, alla scienza e alla filosofia, nonostante non sia stato riconosciuto dalla comunità scientifica del suo tempo.
Peirce fu influenzato da Emerson, Kant e Schiller, e ricevette un'educazione pluridisciplinare dal padre, un matematico di Harvard.
Peirce critica la teoria del dato, rifiutando l'idea che esista un primum assoluto del processo conoscitivo e che ci siano dati certi e indubitabili.
Peirce si concentra su Qualità, Relazione e Rappresentazione, considerandole funzioni logiche e astrazioni della mente, piuttosto che forme a priori dell'intelletto come proposto da Kant.
Secondo Peirce, il pensiero è sempre mediato dai segni, e non si può concepire un pensiero senza di essi, poiché l'interpretazione avviene sempre all'interno del linguaggio.