Concetti Chiave
- Platone e Nietzsche hanno visioni contrastanti sulla natura umana; per Platone esiste un Uomo intellegibile, per Nietzsche no.
- Nietzsche rifiuta l'idea di una natura umana universale, proponendo che esistano diversi tipi di uomini creati dalla volontà metafisica.
- Secondo Nietzsche, il concetto platonico di un mondo "vero" è una costruzione storica e istintuale, divenuta una favola.
- La civiltà non è decaduta per la perdita di un'innocenza originaria; l'uomo ha sempre creato la propria morale attraverso la costrizione.
- L'arte deve essere interpretata come un atto di creazione e plasmatura, piuttosto che una semplice sensibilità, liberata da illusioni ontologiche.
Uomo
Secondo Platone c’è un Uomo intellegibile, che l’uomo sensibile imita, mentre per Nietzsche esso non c’è: come non esiste quello intellegibile, non c’è mai stato l’uomo sensibile in senso platonico (non esiste la “natura umana”, anzi, caratteristica primaria dell’uomo è quella perenne plasticità che condivide con la natura non umana), ma ci sono stati diversi tipi di uomini (orientale, socratico, cristiano), che sono sforzi, creazioni della volontà metafisica (mentre l’uomo platonico è una costruzione, che segue un progetto), intesa in senso schopenhaueriano.
Essi non sono riproduzioni parziali, difettose, di un modello preesistente; in Nietzsche non c’è un’ontologia che travalica il mondo sensibile: il mondo “vero” è la costruzione platonica per cui c’è un Uomo ideale, distinto dagli uomini sensibili, una costruzione storico istintuale divenuta, secondo Nietzsche, una favola. La civiltà è decaduta, a suo avviso, non perché l’uomo ha perso quell’innocenza originaria di cui parlava Rousseau, in quanto non l’ha mai avuta (è teso fra l’essere un angelo o una bestia, ma non può tornare alla natura perché cadrebbe al di sotto della bestia: essa non si è ancora liberata dagli istinti, pur essendo limitata essa cammina su di un binario determinato dall’istinto, mentre l’uomo si è costruito la propria morale a forza di «botte», non ha mai avuto un binario ma se l’è dato con la costrizione). L’arte, che stata troppo spesso ridotta ad una concezione «femminile» («rousseaunianesimo», sentimentalismo), secondo cui l’estetica è una sensibilità, una ricettività, va intesa in senso maschile, come capacità di costruire, fecondare, plasmare, etc. L’arte in senso maschile è necessaria perché permette di capire che non c’è per l’uomo altra possibilità se non quella di plasmare, senza modelli ispiratori, ma anche senza quell’ingenuità ormai perduta (→Hegel: arte=riflessione), di agire liberi da ogni tipo di illusione e di costrizione di tipo ontologica.