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Sintesi

Nietzsche



Friedrich Nietzsche nasce nel 1844 a Rocken, piccolo centro della Turingia sassone, in una famiglia nella cui cerchia parentale ricorrono vari pastori protestanti. Muore il 25 agosto 1900, dopo anni di buio mentale.

Spirito apollineo e spirito dionisiaco



Nell’originaria civiltà greca, si fondono in modo mirabile due fondamentali impulsi contrapposti: il dionisiaco e l’apollineo.
Il primo, che si richiama alla figura di Dioniso, il dio che assume in sé i caratteri contraddittori della lacerazione, del dolore, della gioia, della rinascita, il dio della festa e dell’ebbrezza, esprime la forza dell’istinto vitale e dell’energia creatrice che nasce dall’accettazione piena e incondizionata del divenire in tutte le sue forme, anche nei suoi aspetti contraddittori, irreconciliabili, tragici.
Al dionisiaco è congeniale la musica, che libera gli impulsi profondi e spinge l’individuo verso gli altri e verso la natura, superando il puro ambito individuale privato.
L’apollineo, che si richiama ad Apollo, il dio della luce, esprime l’aspirazione alle forme nitide ed equilibrate che solo l’ordine razionale può autenticamente rappresentare e che trovano la loro adeguata traduzione artistica nella scultura. Anche Apollo ha un legame con la musica, ma la sua è una musica per così dire tenuta a freno, una “architettura dorica in suoni”, secondo Nietzsche, non la musica eccitante e sfrenata di Dioniso che suscita le passioni.
In altre parole: Dioniso è il dio della profondità, dell’eccesso, del caos, Apollo è il dio della superficie o dell’apparenza, dell’equilibrio, dell’ordine.
Nella loro opposizione, tuttavia, Apollo e Dioniso sono complementari; da un lato, il prorompente e caotico flusso delle forme vitali non sarebbe sopportabile se non rivestito delle belle immagini plasmate dall’apollineo; dall’altro, l’ordine apollineo resterebbe un vuoto contenitore, del tutto estraneo al mondo reale, se non fosse alimentato dall’inesauribile fecondità del dionisiaco.


Il metodo genealogico



Nel corso degli anni Settanta si esaurisce progressivamente l’influenza di Schopenauer e matura il distacco da Wagner, cui Nietzsche rimprovera di avere abbandonato i progetti per la rinascita dello spirito tragico, dando luogo a un nebuloso misticismo.
Si apre allora la seconda fase del pensiero di Nietzsche, quella in cui si vanno delineando i temi più significativi.
Estratto del documento

se la si chiama col nome dell'altra persona. (II, 37, "Opinioni e

sentenze diverse"; 2011)

In ogni morale ascetica, l'uomo adora una parte di sé come

 Dio, e a tale scopo è costretto a render diabolica la parte che

(La vita religiosa, Contro i confidenziali.

resta. 137) – Persone

che ci regalano la loro piena fiducia credono con ciò di aver

diritto alla nostra. Il loro è un ragionamento sbagliato; i regali

(L'uomo nel rapporto con gli

non conferiscono alcun diritto.

altri, 311)

Presenza di testimoni. – Dietro un uomo caduto in acqua ci si

 tuffa tanto più volentieri se si è in presenza di persone che non

(L'uomo nel rapporto con gli altri,

osano farlo. 325)

Bontà materna. – Ci son madri che han bisogno di figli felici e

 rispettati, altre invece di figli infelici: altrimenti non possono

(La donna e il bambino,

mostrare la loro bontà materna. 387)

L'unità di luogo e di dramma. – Se i coniugi non vivessero

 (La donna

insieme, i buoni matrimoni sarebbero più frequenti.

e il bambino, 393)

Voler essere amati. – Pretendere di essere amati è la

 presunzione più grande. (523)

Più importante. – Si considera la cosa non spiegata e oscura

 più importante di quella spiegata e chiara. (532)

Disprezzo. – Al disprezzo altrui l'uomo è più sensibile che a

 quello che gli viene da se stesso. (549)

Essere bersaglio. – I cattivi discorsi degli altri su di noi spesso

 non si riferiscono propriamente a noi, ma sono l'espressione di

un'ira, di un malumore che han tutt'altro motivo. (562)

Novellini della filosofia.

i – Non appena si è assimilata la

 saggezza di un filosofo, si va per le strade con la sensazione di

essere diversi, di esser diventati dei grandi uomini; giacché ci

si imbatte solo in gente che ignora quella saggezza, e dunque

si ha da pronunciare su tutto un giudizio nuovo e mai sentito:

per il fatto di saper riconoscere un codice, oggi si pensa di

potersi anche atteggiare a giudice. (594)

“Gli uomini più sensuali sono quelli che fuggono dinanzi alle

 donne e devono martoriare la carne.”

Friedrich Wilhelm Nietzsche La gaia scienza

L’annuncio della morte di Dio da

125. L’uomo folle. – Avete sentito di quel folle uomo che accese una

lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare

incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si

trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi

risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece

un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È

emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo

balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato

Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io!

Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come

potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dètte la

spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere

questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che

ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E

all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un

basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non

alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a

venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la

mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non

udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina

putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta

morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di

tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo

possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà

da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti

espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande,

per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare

dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú

grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di

questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie

fino ad oggi!”. A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo

sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti.

Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense.

“Vengo troppo presto – proseguí – non è ancora il mio tempo. Questo

enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non

è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono

tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo,

anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate.

Quest’azione è ancora sempre piú lontana da loro delle piú lontane

costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta!”. Si racconta ancora

che l’uomo folle abbia fatto irruzione, quello stesso giorno, in diverse

chiese e quivi abbia intonato il suo Requiem aeternam Deo. Cacciatone

fuori e interrogato, si dice che si fosse limitato a rispondere

invariabilmente in questo modo: “Che altro sono ancora queste chiese, se

non le fosse e i sepolcri di Dio?”.

Nella sua grandiosità, il progetto di tra svalutazione non

può essere messo in atto in modo rapido e indolore, ma

richiede il passaggio attraverso una prova impegnativa

quale l’esperienza della morte di Dio e del nichilismo.

L’affermazione nietzscheana della morte di Dio non è

identificabile con una delle forme tradizionali di ateismo, in

quanto Nietzsche non pone il problema se Dio esista o

meno o come sia possibile dimostrarne l’esistenza; parlare

della morte di Dio – figura simbolo in cui si raccolgono tutte

le illusioni metafisiche e le forme di trascendenza

affermatesi nel corso del pensiero occidentale – significa

piuttosto dare una valutazione complessiva di un processo

storico che si sta compiendo e che si presenta ormai con i

tratti inquietanti del nichilismo.

La morte di Dio è la scomparsa di ogni punto di riferimento

abituale, di ogni sicurezza, di un millenario sistema di

credenze, o, secondo l’espressione che dà il titolo a una

delle opere nietzscheane, è il “crepuscolo degli idoli”: gli

idoli della metafisica, della morale, della scienza, che per

secoli hanno guidato gli uomini dell’Occidente e che ora

svaporano nel nulla. L’annuncio che Dio è morto è la

constatazione che il declino dei valori tradizionali è ormai in

atto, anche se gli uomini per lo più non si rendono conto

dei suoi effetti dirompenti e continuano a vivere come se

Dio ci fosse ancora. Ma il vacillante di quel sistema di

certezze consolidate produce un effetto di spaesamento, di

vuoto, come di una perdita di peso.

Avvento del superuomo, un uomo

maturo in grado di reggere il peso

della perdita delle certezze e aperto al

“mare aperto della possibilità

Così parlò Zarathustra

La filosofia del meriggio

(1833/34).

Con il libro si apre la terza e ultima fase della filosofia di

Nietzsche. Con la morte di Dio, personificazione delle

certezze metafisiche e della distinzione fra un mondo vero,

accessibile alla ragione e al di là del mondo sensibile

“apparente” si aprono due possibilità, quella dell’ultimo

uomo e quella del superuomo. Zarathustra è scelto come il

profeta dell’ “oltreuomo”perché è stato colui che ha

fondato la morale su basi metafisiche, tocca a lui, dunque,

liberare l’ “oltreuomo” dalle macerie di una prospettiva

tramontata.

Zarathustra è l’immoralista che sa guardare con occhi

innocenti come quelli di un bambino al di là del bene e del

male, lo spirito libero dal peso della tradizione, l’eroe

capace di affrontare gli eventi più strani, inquietanti,

paurosi, il poeta della saggezza dionisiaca, il preannuncio di

un nuovo avvenire. Attraverso le esperienze più disparate

egli sperimenta il difficile cammino dell’uomo dopo la

morte di Dio, alla ricerca di una nuova immagine di sé,

mentre coloro che la pubblica opinione giudica uomini

superiori appaiono incapaci di seguirlo fino in fondo in

questo cammino.

Il suo messaggio è: imparare ad accettare la vita nella sua

complessità, un messaggio che egli affida al riso, al canto,

alla poesia, alla danza, ovvero a forme di espressione

diverse dalla razionalità; come dire che la sola ragione non

è in grado di rappresentare la contraddittoria ricchezza

dell’esistenza umana.

Volontà di potenza, eterno ritorno, superuomo – i temi

centrali del pensiero nietzscheano – sono le parole-chiave

dei discorsi di Zarathustra, l’alter ego di Nietzsche.

Le tre metamorfosi

Il cammello: l'uomo che porta il peso delle

 tradizione e delle certezze metafisiche

il leone: l'uomo che si ribella ma non è ancora in

 grado affermare positivamente la conquistata

libertà

il fanciullo: l' “oltreuomo” che esercita il nichilismo

 estatico, costruttore di senso

La concezione ciclica del tempo

La gaia scienza

Da

"Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone

strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti

dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l'hai vissuta,

dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli

volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni

dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni

indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà

fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e

successione

e così pure questo ragno e questo lume di luna tra i rami e

così pure questo attimo e io stesso. L'eterna clessidra

dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con

essa, granello di polvere!». Non ti rovesceresti a terra,

digrignando i denti e maledicendo il demone che così ha

parlato? Oppure hai forse vissuto una volta un attimo

immenso, in cui questa sarebbe stata la tua risposta: «Tu

sei un dio e mai intesi cosa più divina»? Se quel pensiero ti

prendesse in suo potere, a te, quale sei ora, farebbe subire

una metamorfosi, e forse ti stritolerebbe; la domanda per

qualsiasi cosa: «Vuoi tu questo ancora una volta e ancora

innumerevoli volte?» graverebbe sul tuo agire come il peso

più grande! Oppure, quanto dovresti amare te stesso e la

vita, per non desiderare più alcun'altra cosa che questa

ultima eterna sanzione, questo suggello?"

La dottrina dell'eterno ritorno, già presente nel pensiero

antico e teorizzata dagli stoici, costituisce uno dei temi più

ardui del pensiero di Nietzsche; ad essa si riferiscono vari

passi delle sue opere, variamente formulati, ma sempre in

termini problematici e/o allusivi.

Ci sono per esempio, dei passi che sembrano suggerire

un'interpretazione in chiave naturalistico-cosmologica, per

cui l'eterno ritorno indicherebbe il corso circolare della

storia, l'eterno ripetersi di tutte le cose, una tesi di indubbia

portata metafisica: tutto ritorna, non c'è nulla di nuovo nel

divenire da sempre esistente e ritornante, dunque non c'è

alcuno intervento creativo dall'alto né alcun finalismo; il

significato del divenire è immanente al divenire stesso.

Altri passi sembrano suggerire una sorta di richiamo etico,

che impone di agire come se ogni azione compiuta dovesse

ritornare, ovvero ripetersi eternamente, assumendo fino in

fondo la responsabilità del proprio agire. Ma non sono

questi gli aspetti che, a una lettura complessiva, stano a

cuore a Nietzsche.

Per capire il senso profondo dell'eterno ritorno è opportuno

tenere presente il suo legame con il superuomo e in questa

prospettiva considerare il rapporto della volontà con il

passato e insieme allo spirito di vendetta, che nasce dal

senso di frustrazione e di impotenza della volontà stessa di

fronte al macigno inamovibile del "Così fu".

Genealogia della morale

La trasvalutazione dei valori

1887

Obiettivo:

mettere in discussione la morale stessa demistificando la

natura ontologica dei valori

Origine psicologica

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