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La filosofia
La parola Filosofia deriva dal greco, e significa amore per la sapienza. Il filosofo è colui alla ricerca della sapienza, viene paragonato da Platone ad un amante che ama un qualcosa senza possederlo. Secondo Aristotele gli uomini hanno iniziato a filosofare a causa della meraviglia. La filosofia, nasce quindi dal desiderio umano di conoscenza e scoperta dell’uomo e del mondo.
La nascita della filosofia
Tradizionalmente si afferma che la filosofia sia nata in Grecia tra il VII e VI sec. a.C. e le argomentazioni a supporto di questa tesi sono varie e connesse tra di loro:
-Risultano i Greci gli autori dei primi testi scritti fi filosofia della civiltà europea.
-Essendo noi immersi e figli di una cultura che fonda le basi in quella ellenica si tende a muoversi dai Greci
-I Greci sono stati i primi a svolgere quel tipo di indagine critica e razionale, questo non vuol dire che l’uomo inseguito all’evoluzione in Homo sapiens non si sia posto quesiti e non abbia avuto una propria visione del mondo, ma questi pensieri semplicemente non erano razionali.
Si dice che la filosofia sia nata in Grecia, ma essa è nata nelle colonie, nell’età arcaica intorno al VII sec. I popoli prima dei greci, come sumeri (inventori della scrittura cuneiforme), assiri, babilonesi (astrologia) ed egizi (ingegneria e geometria) avevano conoscenze pratica e non teoriche.
Ma nonostante tutto anche oggi ci sono dei pensieri contrastanti, i sostenitori di questi pensieri sono chiamati orientalisti. Questi pensano che la filosofia possa essere nata in Asia prima rispetto ai greci, in zone come Cina e India, luoghi nei quali effettivamente c’è stato un primo tentativo di filosofia, ma questa era basata sulla religione, infatti potevano filosofare solo i sacerdoti, per questo era irrazionale. Invece, gli occidentalisti sono coloro che sostengono che la filosofia sia nata, appunto, nelle colonie greche. Questo proprio per il fatto che la sapienza greca si presenta come una ricerca razionale (senza influenza da parte delle religioni) e come un atto di libertà di fronte alla società. Inoltre, secondo i Greci chiunque può filosofare, in quanto l’uomo è un essere razionale e volendo ha la possibilità di ricercare autonomamente la verità.
La filosofia è quindi nata nella Ionia e nella Magna Grecia, in città come Mileto, Efeso, Samo, Crotone, Agrigento.
Perché la filosofia è nata proprio in Grecia?
-Mentalità aperta e società dinamica.
-Commercio e colonizzazione causano scambi di idee e di culture diverse.
-Nella religione manca il testo sacro, considerato nelle altre religione assolutamente vero, non avendolo non avevano alcuno schema mentale imposto; le divinità erano antropomorfe e immerse nella natura; i sacerdoti avevano un peso sociale e politico decisamente limitato.
-L’organizzazione politica libera e decentrata, le poleis. Infatti le civiltà pre-greche erano quasi tutte monarchiche, quindi era molto rischioso mettere in discussione il pensiero comune, accadeva il contrario nelle poleis, le quali erano democratiche.
La cultura prima della filosofia
I primi filosofi si ispirarono ad alcune forme culturali molto antiche rispetto alla filosofia, come i miti, i misteri e la poesia.
-Il mito: si parla principalmente di cosmologie mitiche (nascita dell’universo), come ad esempio Esiodo che nella sua Teogonia cerca di spiegare l’origine del mondo e delle divinità (il nome stesso vuol dire nascita delle divinità).
-I misteri: una religione a cui appartengono vari culti: quello di Dionisio e Demetra, e l’orfismo. In particolare quest’ultimo sosteneva che bisognava purificare la propria anima per evitare che il ciclo della reincarnazione si ripeta e liberare definitivamente l’anima dal corpo.
-la poesia: ad esempio nell’epica l’Iliade e l’Odissea, i due poemi omerici. Vennero tramandati prima in forma orale, poi scritta. Erano fondamentali per i greci, infatti ci ritrovavano ideali di giustizia e l’intervento della divinità.
Il termine filosofia assume due significati fondamentali:
-Il significato di ricerca autonoma e razionale in qualsiasi campo si svolga.
-Una particolare ricerca che ha come oggetto di studio dottrine come l’etica, la metafisica, la gnoseologia, la logica, la cosmologia, la psicologia e l’ontologia.
I presofisti/presocratici
Tutti i filosofi del primo periodo, il cosmologico, sono detti presocratici o presofisti, questo perché sono venuti tutti prima di Socrate. Non costruiscono propriamente una scuola e non si possono nemmeno identificare come una corrente unica, infatti è un gruppo eterogeneo di filosofi, tra cui molti distanti fra loro e nemmeno si conoscevano, che noi abbiamo raggruppato per periodizzare la filosofia. Per questo si può dire che presocratici non sapevano di esserlo.
Infatti avevano solo due cose in comune, il fatto che si occupavano per la maggior parte di problemi riguardanti la natura e il cosmo, e il fatto che sono vissuti tutti prima di Socrate e dei Sofisti.
Geograficamente provenivano dalle colonie greche nel Mediterraneo e non dalla Grecia continentale, grazie al fatto che le colonie sono più dinamiche e aperte.
Il primo problema che affrontano è quello dell’arché, la sostanza primordiale.
I presocratici si possono dividere in 5 gruppi:
-Gli Ionici di Mileto (Talete, Anassimandro e Anassimene)
-La scuola pitagorica (Pitagora e seguaci)
-Gli eraclitei (Eraclito e seguaci)
-La scuola eleatica (Parmenide e seguaci)
-I fisici pluralisti (Empedocle, Anassagora, Democrito)
Di tutti questi non abbiamo opere intere ma esclusivamente frammenti, soltanto da Platone in poi avremo testi integrali.
La “scuola” ionica di Mileto
Non è detto che fosse una vera e propria scuola. Vengono chiamati ionici perché provenivano da una regione detta Ionia, l’attuale costa centro meridionale della Turchia, e di Mileto perché provenienti appunto dalla città stessa.
In ordine cronologico abbiamo Talete, Anassimandro e Anassimene. Tutti questi si occupano di problemi naturalistici e riguardanti alla sostanza primordiale, l’arché.
Per loro tale sostanza era il concetto di materia da cui tutte le cose derivano, la forza che le anima e la legge che spiega la loro nascita e la loro morte.
Infatti questi non distinguevano la materia, la forza o le leggi fisiche, ma verranno distinte solo più tardi. Da ciò nascono le definizioni di:
-Monismo (Il divenire del mondo dipende da un principio unico)
-Ilozoismo (tutta la materia è animata perché caratterizzata da una forza intrinseca che le consente di muoversi)
-Panteismo (la divinità come base dell’universo, Dio è la forza che anima le cose)
-Pluralisti (il divenire del mondo dipende da più elementi).
Dopo queste definizioni possiamo affermare che gli Ionici di Mileto erano Ilozoisti e Panteisti
Talete
È considerato il primo filosofo in assoluto. Visse tra la fine del VII e la prima metà del VI sec. a. C. Lui fu il fondatore della “scuola” ionica di Mileto.
Egli era molte cose contemporaneamente oltre che filosofo, fiorì intorno al 585.
Non abbiamo alcuna fonte diretta in quanto non abbiamo scritti di Talete, ma solo indirette grazie ad Aristotele che ci spiega la sua dottrina. Secondo Talete l’elemento alla base della natura è l’acqua, e materialmente la terra è situata sopra l’acqua. Questo pensiero era forse dovuto al fatto che l’acqua era considerata una fonte di vita, o che il nutrimento è umido, o tramite i miti greci per cui dall’acqua nacquero gli dei. Infatti possiamo definire Talete un panteista in quanto considerava che tutto era pieno di dei.
Anassimandro
È contemporaneo di Talete e probabilmente anche suo discepolo, infatti visse sempre intorno al VII-VI sec. a.C. È il primo autore di testi scritti tramite la sua opera in prosa “Intorno alla natura/A proposito della natura”. Anassimandro fu il primo ad usare il termine arché, e a non riconoscere l’arché nell’acqua, nell’aria o in uno dei 4 banali elementi, bensì lo riconobbe nell’apeiron, cioè in un principio divino, infinito e indeterminato dal quale egli pensava tutte le cose si originassero, e come un ciclo ritornavano a dissolversi. Infatti egli pensava che l’universo che vediamo oggi fosse destinato a riunirsi nell’apeiron per poi riformarsi.
Le cose secondo Anassimandro si originano dalla sostanza fondamentale secondo il principio di separazione dei contrari che necessitano gli uni degli altri analogamente allo ying e yang cinese (caldo-freddo). In questo modo nessuna sostanza prevale sull’altra, e quindi non esiste alcun elemento che è principio di tutti gli altri, ma appunto esiste l’apeiron.
Secondo Anassimandro, ci sono infiniti mondi e quindi altre forme di vita, la Terra era un cilindro, e gli uomini si originarono dai pesci.
Anassimene
Fu un probabile discepolo di Anassimandro. Secondo lui l’arché era infinito, in costante movimento ed era rappresentato dall’aria. Secondo Anassimene l’aria si trasforma secondo il processo della rarefazione, grazie al quale diventa fuoco, e la condensazione, grazie al quale diventa prima vento, poi nuvola, acqua, terra e infine pietra. Anassimene concordava con Anassimandro per quanto riguarda la ciclicità delle cose.
La scuola pitagorica e Pitagora
Pitagora nacque a Samo intorno al 570-71 a.C. e la sua scuola si sviluppò, invece, intorno al 532-31 a.C. a Crotone. La sua scuola si occupata anche di religione e di politica. La filosofia, per Pitagora, era sia sapienza e sia caratterizzata da vari riti purificatori, infatti oltre all’importanza data alla scienza, la scuola pitagorica era praticamente una setta religiosa, caratterizzata dalla condivisione dei beni e che consideravano Pitagora come una divinità che non poteva mai esser contraddetta. Non sappiamo molto di Pitagora in non scrisse praticamente nulla, infatti l’unica dottrina filosofica che gli si può attribuire è quella della metempsicosi. Questa prevedeva che le anime dopo la morte trasmigrano in corpi di altri uomini o di animali, per Pitagora l’anima era intrappolata nel corpo considerato una prigione, e la vita corporea e terrena era da lui considerata come una punizione per una colpa originaria. Secondo lui, per liberare l’anima è necessaria la filosofia.
La matematica deve il suo nome ai pitagorici, i quali sono i primi a considerarla una vera e propria scienza. I pitagorici definirono i principi fondamentali della matematica e della geometria (punto, retta) e i suoi ambiti d’applicazione. Inoltre questi furono i primi ad evidenziare l’importanza del rigore nelle dimostrazioni scientifiche. Proprio a causa del fatto che la scuola pitagorica si basava sulla matematica, anche la loro filosofia ne sarà influenzata.
Infatti i pitagorici pensavano che la sostanza primordiale era il numero, il quale costituisce tutte le cose. Il numero per loro era considerato come un’entità, un punto geometrica. Ad esempio prendendo in considerazione il numero 10, considerato da loro il numero perfetto, esso era raffigurato da un triangolo equilatero creato da punti, la sacra figura della tetraktys, la quale somma faceva proprio 10. Il numero viene rappresentato attraverso la geometria a causa del fatto che l’aritmetica e la geometria erano considerati una cosa sola (detta aritmo-geometria), in quanto ogni numero, come il n. 10, è anche una figura geometrica, la quale è un ordinamento di punti nello spazio misurabili tramite l’aritmetica. A causa di ciò affermavano che il mondo è misurabile essendo i numeri alla base di ogni cosa.
La contrapposizione che nella scuola ionica avveniva tra contrari, nella scuola pitagorica avveniva tra numeri pari e numeri dispari, secondo loro il mondo era diviso tra numeri pari e numeri dispari:
-dispari=perfezione in quanto è limitato, determinato, chiuso, finito e compiuto
-pari=imperfetto in quanto è illimitato, indeterminato, incompiuto e difettoso
Secondo questo principio loro consideravano perfetti i numeri dispari, essendo appunto qualcosa di finito, limitato e possedente un principio attivo e determinante, rispetto ai numeri pari considerati imperfetti essendo illimitati e indeterminati e possedenti un principio passivo e determinato.
A un certo punto ci fu una vera e propria crisi dell’aritmo-geometria, in quanto c’erano grandezze tra loro incommensurabili come la diagonale e il lato del quadrato, dovendo quindi dividere aritmetica e geometria. Questo fatto fu tenuto nascosto per anni, fino a quando un membro della scuola, Ippocrito di Metaponto la rivelò all’esterno (fu poi cacciato dalla scuola).
I pitagorici furono i primi a ritenere che la Terra, e tutti gli altri corpi celesti avessero una forma sferica. Non affermarono ciò in seguito a degli studi, infatti non avevano gli strumenti adatti per effettuarli, ma la loro affermazione derivava dalla credenza che la sfera fosse la forma perfetta (essendo tutti i punti equidistanti dal centro). Inoltre i pitagorici, in particolare Filolao di Crotone, furono i primi anche nell’abbandonare la visione geocentrica dell’universo e ad adottare un antenato della visione eliocentrica. Infatti, secondo Filolao, la Terra ruota intorno a un fuoco celeste detto “hestìa” cioè focolare. Intorno a questo focolare secondo lui ruotavano 10 (n. perfetto) pianeti: il cielo delle stelle fisse; Saturno; Giove, Marte; Mercurio; Venere; Sole; Luna; Terra; Antiterra.
Eraclito
Di lui sappiamo molto poco essendo la sua storia smarrita nella leggenda. Visse ad Efeso tra il VI e V sec. a.C. e fu probabilmente un aristocratico, visto anche il suo filosofare scontroso presuntuoso ed enigmatico. Possediamo una sua opera in prosa, detta “Intorno alla natura” in cui sono raccolti aforismi e sentenze breve e taglienti, i quali lo portarono al soprannome l’oscuro, anche a causa della sua complicata dottrina. Secondo lui la filosofia non era per tutti.
Eraclito divise in due tipologie le persone:
-i dormienti: costituivano la maggior parte degli uomini. Vivevano la loro vita dormendo, come se vivessero in un sogno che li allontana dalla verità, e dalla comprensione delle vere leggi del mondo che li circonda. Solo coloro che erano in grado di uscire da questo stato di dormiveglia sarebbero stati in grado di comprendere le leggi oggettive del mondo che, una volta scoperte, si impongono ad ogni mente pensante.
-gli svegli: erano i filosofi. Erano in grado di identificare e riconoscere la verità tramite la filosofia, lo strumento per arrivare ad essa.
Eraclito aveva una concezione elitaria della filosofia e del sapere, considerando la filosofia un privilegio per pochi eletti. Infatti essendo lui aristocratico non aveva alcuna intenzione di dare potere alla classe media, nemmeno la possibilità di filosofare. Secondo Eraclito, il vero filosofo è colui che lascia il mondo delle idee comuni, caratteristica dei dormienti, ed è capace di riflettere fino alla sua anima, colui che è in grado di approfondire gli argomenti e non rimanere in superficie, e colui che riesce ad avere una visione complessiva dell’essere, e infine è colui che riesce a scegliere il proprio stile di vita indipendentemente dagli altri uomini.
Eraclito viene ricordato come filosofo del divenire, grazie al concetto di Panta rei (tutto scorre). Infatti per Eraclito il mondo è come un flusso che scorre senza mai fermarsi, inoltre per lui tutto è in continua trasformazione e niente è mai come lo era prima. Ad esempio lui sosteneva che non ci si può fare il bagno nello stesso fiume due volte, proprio per il fatto che l’acqua scorre e non sarà mai la stessa e anche per il fatto che noi stessi mutiamo (non è possibile discendere due volte nello stesso fiume, né toccare due volte una sostanza mortale nello stesso stato; per la velocità del movimento, tutto si disperde e si ricompone di nuovo, tutto viene e va. Frammento 91). Da questa dottrina della vita ne deriva poi la concezione che il principio di tutte le cose sia il fuoco, essendo proprio un elemento mobile e distruttore per eccellenza. Tutto ciò era possibile secondo due processi, “della via all’in giù”, dove il fuoco condensandosi diventa acqua e poi terra, e, “della via all’in su”, dove la terra rarefacendosi diventa acqua e poi fuoco.
Ad Eraclito viene attribuita anche la dottrina dei contrari, affermando che un opposto esiste ed ha senso solo se esiste il suo opposto, nel caso ciò non avvenisse provocherebbe la distruzione dell’universo. Questa è chiamata l’interdipendenza degli opposti, perché da un lato sono opposti, ma dall’altro non possono vivere l’uno senza l’altro per esistere. Quando Eraclito parla di questa dottrina usa il termine Logos, ossia ragione, logica, legge. Per Eraclito quindi il fuoco è il principio di tutte le cose, mentre il logos è la legge che le governa.
Tutto questo sfocia infine nell’identificazione panteistica dell’universo, in quanto la divinità è vista come origine di tutti i contrari. Nel frammento 67 dove dice “la divinità è giorno-notte, inverso estate, pace guerra, fame-sazietà. Ed essa muta come il fuoco.” Intende dire che nella divinità i contrari si unificano, invece per noi mortali sono separati. Questo Dio-tutto costituisce una realtà increata ed eterna.