Concetti Chiave
- Socrate credeva che il male derivasse dall'ignoranza, non esistendo persone cattive ma solo ignoranti.
- L'intellettualismo etico di Socrate sostiene che la virtù e il bene dipendono dalla conoscenza.
- Socrate era critico verso la tradizione religiosa antropomorfica, ma credeva in un divino interiore chiamato "demone".
- La virtù principale per Socrate era la scienza, da cui derivano tutte le altre virtù.
- Secondo Socrate, l'essenza dell'uomo è la ragione, il cui esercizio continuo migliora l'individuo.
Indice
L'intellettualismo etico di Socrate
Socrate mise in luce che chi è cattivo fa del male perché è ignorante; quindi secondo lui non esistevano persone cattive ma solo persone ignoranti e il problema era che ci fossero tanti ignoranti che non usavano la ragione per comodità. Questa concezione è detta intellettualismo etico e predica che il bene dipende dalla sapienza.
L’intellettualismo etico venne molto criticato da molti filosofi tra i quali Aristotele.Critiche e risposte di Socrate
L’accusa che venne mossa a Socrate soprattutto dai sofisti fu quella di non dire niente. Socrate rispose che il suo obiettivo non era predicare qualcosa, ma preoccuparsi solamente che i suoi concittadini imparassero a utilizzare la ragione. Socrate era convinto che ogni uomo aveva in sé la verità perché era dotato di ragione.
La virtù secondo Socrate
Nella Grecia di Socrate l’obiettivo principale degli uomini era l’acquisizione di virtù che migliorassero l’uomo, che erano molto numerose. Secondo Socrate invece la virtù era unica ed era la scienza, da cui poi derivavano tutte le altre. Solo chi sa può acquisire tutte altre virtù derivate dalla scienza. La virtù si acquisisce, non si nasce sapienti: questa convinzione socratica è in accordo con il pensiero sofista. L’essenza dell’uomo è la ragione e il suo continuo esercizio rende l’uomo migliore.
Il divino e il "demone" di Socrate
Socrate non credeva negli dei della città e nell’antropomorfismo, ma comunque credeva nel divino. Il riflesso del divino lo individuò innanzitutto in sé stesso, in ciò che chiamava il “demone”, una forza divina che potrebbe essere identificata nella voce della coscienza. Il “demone” spingeva Socrate a seguire sempre la verità.