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Supera il relativismo sofistico, e recupera il mito, che sfrutta come strumento didattico per spiegare idee difficili (per Hegel non ha più di una funzione didattica, mentre per Heiddegger arriva la dove il pensiero non riesce).Era un aristocratico e aveva ambizioni politiche, che non sfociarono nell’istituzione di uno stato guidato dai filosofi, ma nella fondazione dell’accademia, con la quale aveva l’intenzione di creare la futura classe governante, e che rimase aperta per quasi un millennio, sino a quando non fu chiusa da Giustiniano nel VI secolo. La morte di Socrate lo cambiò, tanto da abbandonare la poesia, di cui restano pochi componimenti nell’antologia palatina, e da rendere il suo maestro protagonista assoluto delle sue opere, studiate senza sosta da 2000 anni. E’ il padre del pensiero occidentale. La filosofia successiva è solo un commento a Platone. Il suo pensiero è completo: possiamo affrontare infatti qualunque tematica moderna applicando il suo pensiero.
Platone scrisse ben 36 opere, suddivise da Trasillo in 9 tetralogie. Eppure abbiamo difficoltà a comprendere pienamente il pensiero del filosofo ateniese e a scinderlo da quello di Socrate. Possiamo suddividere i suoi scritti in: -Dialoghi giovanili (vicini al pensiero socratico, come l’Apologia, Critone, Lachete);
-Dialoghi della maturità (Come il Fedone, Cratilo, Repubblica, Menone, Simposio); -Dialoghi della vecchiaia (Timeo, Crizia, Filebo, Politico, Leggi);
Una parte della sua indagine filosofica in realtà non è stata scritta, e fa parte delle dottrine esoteriche (tra le quali c’è anche quella “dell’uno e della diade”), interne all’accademia, che si contrapponevano alle dottrine essoteriche, cioè quelle nozioni disponibili alla cittadinanza. La settima lettera testimonia l’esistenza delle "dottrine non scritte".
Platone è il padre della metafisica, ma questo termine è successivo (coniato infatti da Andronico di Rodi nel I secolo d.C., e deriva da "metà ta fysika", oltre la realtà fisica). La metafisica studia la realtà che va oltre quella che apprendono i sensi. Socrate cercava la definizione e il concetto (la ricerca di una legge universale, ma l’unica che realmente arriva a capire è il “sapere di non sapere”, e che la verità è universale (ma in fondo lui non l’ha capita…), invece Platone fa il contrario, e da un nome a questi “concetti” socratici. Se Socrate parla di “concetto”, Platone parla di “idea”. Proprio perché la sua indagine filosofica era legata al metafisico, possiamo definire Platone autore della "deuteros plous" la “seconda navigazione”, che si contrappone alla prima navigazione, quella dei pre-sofisti, che cercavano il principio primo, l’"archè" tra le cose della natura.
L’idea (da "eidos" aspetto, forma) è il fondamento del pensiero di Platone. L’idea è una realtà metafisica, che si vede con gli occhi dell’intelletto, ed esiste a prescindere dalla mente che la pensa. L’idea non è un contenuto della mente, ma è una realtà ontologica, che esiste per sé stessa, e non muta. Se non ci fossero esseri pensanti, esisterebbe comunque. Per Platone le idee esistono nel mondo iperuranio (letteralmente “oltre il cielo”). Le idee sono modelli unici e perfetti delle cose sensibili. Esse si possono dunque definire intellegibili, incorporee, stabili, oggettive. Le idee sono paragonabili all’essere di Parmenide.
Per Platone esistono quindi due sfere d’essere: -il mondo sensibile, soggetto a un divenire di tipo eracliteo, riflesso delle idee; -il mondo delle idee, detto iperuranio, stabile e imperituro, il vero essere, di tipo parmenideo. Quest'ultimo è a-spaziale, immateriale e ultra celeste (non a caso Platone è stato rappresentato col dito verso l’alto nella Scuola di Atene)
Essendoci due sfere d’essere, esistono anche due conoscenze, ben diverse fra di loro, divise a loro volta in due sottoclassi: -La "doksa", l’opinione mutevole tipica del mondo reale e di stampo sofistico, è divisa in "eikasia" l’immaginazione, neppure delle cose sensibili, ma addirittura della fantasia, dei sogni e dell’arte (che Platone disprezzava, poiché copia di un’altra copia, l' imitazione del mondo ideale) e in "pistis" la credenza, la fede, che è già ad un livello superiore; -L'"episteme", la scienza esatta, metafisica, è divisa in "dianoia" una ragione discorsiva fondata su idee matematiche, presupposto fondamentale per il filosofo (non a caso sulla porta d’ingresso dell’accademia c’era scritto: “non entri chi non sa la matematica”…), sui meta-numeri e sulla geometria, e in noesis, la conoscenza vera, intelligenza filosofica, ovvero la contemplazione della verità. I meta-numeri sono a loro volta importanti nella filosofia di Platone, poiché ordinano la fysis: essi sono rispetto alle cose della natura sensibile prototipici e paradigmatici, ovvero ne sono il fondamento e il rapporto numerico che ne da ordine.
Le idee sono tantissime, ma meno delle cose materiali. C’è una gerarchia di idee nell’iperuranio: le meno importanti sono le idee delle cose naturali (es. idea di cane). Più importanti sono le idee delle virtù e dei valori, come la giustizia, e gli enti matematici. L’idea fondamentale è quella del bene, che è come il sole, che da luce e splendore al mondo ideale, e a cui il filosofo ateniese dedicò anche una conferenza. Platone supera quindi il relativismo sofistico poiché per lui le idee sono il metro di tutte le cose (una cosa è bella non se piace all’uomo, ma se partecipa dell’idea di bello).
Ma qual è allora il rapporto fra idee e cose? Non vi è in realtà un dualismo ontologico fra natura e iperuranio, poiché le idee sono cause efficienti delle cose sensibili. Per Platone esistono quattro termini che definiscono i rapporti idee-cose:
-L’imitazione (le cose fisiche imitano le cose ideali);
-La partecipazione, il modo in cui una cosa partecipa della propria idea (si può partecipare anche di più idee, es. biondo, alto, grasso, etc.);
-La manifestazione, ovvero come le idee si manifestano attraverso le cose;
-La comunanza fra idee e cose.
Platone sente l’esigenza di spiegare il passaggio idea-cosa. In che modo la materia informe si ordina a immagine e somiglianza del mondo iperuranio? Platone introduce allora il mito del demiurgo, che plasma una materia informe e uno spazio, che chiama "Chora" cercando di copiare il mondo delle idee (il demiurgo modella la materia guardando il mondo ideale). Il demiurgo non è però il dio dei cristiani, perché è al di sotto delle idee, che sono ingenerate (non le ha create lui). Il mito del Demiurgo è narrato nel Timeo (che non a caso Platone ha sotto il braccio nella Scuola di Atene di Raffaello). E’ paragonabile al nous di Anassagora, ma a differenza di quest’ultimo il Demiurgo opera per il bene, e crea la natura secondo il mondo delle idee.
Non si può parlare però di idee senza citare la dottrina dell’uno e della diade. E’ una dottrina “protologica”, ovvero che cerca di spiegare i principi primi non della fysis (in quel caso è il Demiurgo), ma della molteplicità delle idee. Platone introduce infatti questa dottrina, di tipo pitagorico, per rispondere all’esigenza caratteristica della cultura greca di ridurre la molteplicità all’unità. La diade non è il numero due, ma rappresenta la molteplicità, e si divide in “grande” e “piccolo”, le cause materiali dell’esistenza delle tante idee. Ma la diade deriva dall’uno, simbolo dell’unità. L’essere è dunque risultato dell’azione bipolare di uno e diade, e così di materiale-immateriale, limitato-limitante, determinato-indeterminato.
Per Platone conosciamo le cose una volta che le rapportiamo alle idee. Ma se vedo cose mutevoli e imperfette come faccio a rapportarle alle cose perfette, le idee? Platone introduce allora una nuova dottrina, fortemente influenzata dalla "metempsicosi" del pitagorismo: l’uomo conosce le realtà ideali perché l’anima le ha già viste prima ancora di cadere nel corpo (si chiama “innatismo gnoseologico”). Cadendo poi nel corpo l’anima si dimentica di quando si trovava nell’iperuranio, ma le cose sensibili sono “occasioni” per ricordare le idee. Per Platone la conoscenza è reminiscenza. Questa dottrina si chiama dell’ “anamnesi”,del ricordare, e dimostra l’indipedenza della scienza ( metafisica) dalla conoscenza sensibile (fisica), e quindi dell’anima dal corpo, e della preesistenza di questa sul carcere corporale, poiché si trovava prima nell’iperuranio a contemplare le idee.
In Platone la dialettica è l’ “ascesa conoscitiva” (un processo che si contrappone all’eristica sofistica), un dialogo funzionale per giungere alla verità. In quanto quindi ascesa conoscitiva, solo chi ha compiuto questo lungo percorso di astrazione di conoscenza può vedere la vera realtà.
La dialettica spiega i rapporti fra le idee e fra le cose. Può essere ascensiva, che parte da un’idea specifica per giungere ad una generale, oppure discensiva, che attraverso una serie di divisioni scinde le idee generali per giungere ad un’idea particolare, più vicina possibile al relativo ente fisico. L’idea ottenuta non è però uguale alla relativa cosa della fysis, poiché la natura non è mai perfetta come l’iperuranio.
Platone contestualizza all’interno della dottrina delle idee le sue teorie sulla natura dell’ anima. Per il filosofo ateniese esistono due tipi di anime: l’anima mundi e l’anima umana. Quest’ultima è tripartita in:
-Anima concupiscibile, rappresentata da un mostro con tre teste, simboli dei vizi;
-L’anima irascibile, rappresentata dal leone;
-L’anima razionale, rappresentata da un uomo.
Quelle degli uomini girano nell’iperuranio, sino a quando non cadono sulla terra. A seconda di quanto un’anima abbia contemplato la verità nell’iperuranio, diventerà più sapiente nel mondo sensibile, una volta entrata nella prigione corporale. Platone stesso ci racconta, nel Fedro, che queste anime vengono giudicate da Eaco, Radamante e Minosse a secondo della loro vita terrena e mandate o in un luogo beato, o nel Tartaro, o in una sorta di purgatorio. Il ciclo ricomincia ogni 1000 anni. Trascorso questo tempo vanno su un grande prato, come ci racconta nel mito di Er, in cui scelgono in ordine il proprio destino. Questa storia testimonia il ritenere, Platonico, l’uomo responsabile delle proprie scelte. Platone descrive le anime come bighe spinte da un cavallo nero, irrazionale e irrequieto, e un cavallo bianco, riflessivo e mansueto. La diversa azione di questi due differenzia le anime degli uomini.
Platone parla, nel Lachete, dell’amicizia: essa non si sviluppa tra persone buone e cattive, ma solo tra persone che hanno entrambe le componenti: l’amicizia è infatti un processo ascensivo, ovvero un miglioramento dell’anima: le parti buone così annichiliscono vicendevolmente le relative parti cattive. L’amicizia è un mezzo per arrivare al bene.
In una sua famosa opera, il Simposio, Platone, attraverso l’artificio letterario dell’incontro fra l’élite ateniese nella casa del simposiarca Eressimaco, parla dell’ eros. Il parere di Socrate, che è nella realtà quello di Platone, è che Amore sia un dio brutto, che ricerca il bello, ovvero il proprio contrario, come fa anche il filosofo, che essendo tale ricerca la verità. L’amore è un processo ascensivo, che procede nell’ordine: 1) corpo, 2)Anima, 3)Arti dell’anima, 4) Scienze, 5)Bello in se.
Tutte le dottrine ontologiche di Platone si possono quindi riassumere nel MITO DELLA CAVERNA, narrato nella Repubblica: Ci sono dei prigionieri che hanno sempre vissuto in una caverna sul cui fondo sono legati in modo da non potersi voltare. Fuori dalla caverna c’è un muro ad altezza uomo dietro al quale camminano persone che portano sulla testa statuette raffiguranti oggetti di vario genere, queste persone parlano e il loro eco rimbomba nella caverna. Dietro questi individui vi è un fuoco intenso che proietta nella parete della grotta davanti agli uomini legati le immagini degli oggetti. Non avendo potuto vedere nient’altro, i prigionieri, osservando le ombre, pensano che questa sia la realtà. Uno di loro, però, si libera e si volta; vede perciò le statuette e si accorge che sono più reali delle ombre; poi esce dalla grotta, oltrepassa il muro e inizialmente è accecato dalla luce del sole. Poi si guarda intorno e vede “il mondo della natura” e nota che tutto è più vero degli oggetti che sono proiettati. Dopo essersi chiesto da dove proveniva la luce, si accorge che è il sole a dare significato a tutto, in quanto per Platone rappresenta l’idea del bene-bello. Infine lo schiavo, tornato per liberare i compagni, viene ucciso da questi poiché non hanno capito la verità. Questo mito è intriso di significati ontologici:
-L’eikasia, l’immaginazione, corrisponde alle ombre proiettate;
-La pistis, la credenza, corrisponde alle statue che proiettano, qualcosa di più vero rispetto alle ombre;
-La dianoia, la ragione, corrisponde all’esterno della caverna, ed è allegoria del mondo delle idee;
-La noesis, l’intelligenza filosofica, è il sole, idea del bene e verità assoluta.
Da questo mito si può trarre anche una conclusione politica: lo schiavo che muore è Socrate, che rappresenta la verità incompresa. Per Platone lo Stato è a misura d’uomo, e ogni cittadino deve appartenere, per le proprie attitudini, senza distinzione di sesso, in una delle tre categorie di "polites": il produttore (mercante, artigiano,…), il difensore, il governatore filosofo. I figli devono vivere fuori dalla famiglia per non ereditare il ruolo dei genitori. Lo stato deve garantire il benessere della polis. Per Platone esistono quattro categorie di stati (in ordine migliore -> peggiore): Timocrazia, fondata sull’onore, oligarchia, fondata sul potere a pochi ricchi, democrazia, fondata sulla corruzione, e infine tirannide, il male dell’umanità.
PLATONE E LA NASCITA DELLA METAFISICA
PLATONE, il padre della metafisica occidentale, nasce nel 428 a.C. e muore nel 347 a.C.
a 81 anni (numero apollineo).Il suo vero nome era Aristocle, mentre “Platone” (dalle
spalle larghe) gli fu dato dal maestro di ginnastica. Era discendente di Solone per lato
materno, e addirittura di Codro per lato paterno. Fu discepolo di Socrate, che incontrò
a vent’anni. Dopo la condanna a morte di quest’ultimo andò in Sicilia da Dionigi, dove
entrò in contatto con la scuola pitagorica, i cui temi si ritrovano nella sua filosofia. E’
stato inserito nel ciclo delle rinascite di Apollo. Platone è stato un filosofo sistematico:
ha preso le migliori idee dei precedenti pensatori e le ha messe insieme: il divenire
di di
della Eraclito, l’essere di Parmenide, il Anassagora, e molte idee di
Socrate. Platone ha influenzato i pensatori successivi, e le correnti cristiane, come la
patristica: ci sono tante caratteristiche Platoniche che possiamo trovare nella religione
cristiana.
Supera il relativismo sofistico, e recupera il mito, che sfrutta come strumento didattico
per spiegare idee difficili (per Hegel non ha più di una funzione didattica, mentre per
Heiddegger arriva la dove il pensiero non riesce).Era un aristocratico e aveva ambizioni
politiche, che non sfociarono nell’istituzione di uno stato guidato dai filosofi, ma nella
fondazione dell’accademia, con la quale aveva l’intenzione di creare la futura classe
governante, e che rimase aperta per quasi un millennio, sino a quando non fu chiusa da
Giustiniano nel VI secolo. La morte di Socrate lo cambiò, tanto da abbandonare la
poesia, di cui restano pochi componimenti nell’antologia palatina, e da rendere il suo
maestro protagonista assoluto delle sue opere, studiate senza sosta da 2000 anni. E’ il
padre del pensiero occidentale. La filosofia successiva è solo un commento a Platone. Il
suo pensiero è completo: possiamo affrontare infatti qualunque tematica moderna
applicando il suo pensiero.
Platone scrisse ben 36 opere, suddivise da Trasillo in 9 tetralogie. Eppure abbiamo
difficoltà a comprendere pienamente il pensiero del filosofo ateniese e a scinderlo da
quello di Socrate. Possiamo suddividere i suoi scritti in:
-Dialoghi giovanili (vicini al pensiero socratico, come l’Apologia, Critone, Lachete);
-Dialoghi della maturità (Come il Fedone, Cratilo, Repubblica, Menone, Simposio);
-Dialoghi della vecchiaia (Timeo, Crizia, Filebo, Politico, Leggi);
Una parte della sua indagine filosofica in realtà non è stata scritta, e fa parte delle
dottrine esoteriche (tra le quali c’è anche quella “dell’uno e della
diade”), interne all’accademia, che si contrapponevano alle dottrine essoteriche, cioè
quelle nozioni disponibili alla cittadinanza. La settima lettera testimonia l’esistenza
delle
Platone è il padre della METAFISICA, ma questo termine è successivo (coniato infatti da
Andronico di Rodi nel I secolo d.C., e deriva da “””oltre la realtà
fisica”).
La metafisica studia la realtà che va oltre quella che apprendono i sensi. Socrate
cercava la definizione e il concetto (, la ricerca di una legge universale, ma
l’unica che realmente arriva a capire è il “sapere di non sapere”, e che la verità è
universale (ma in fondo lui non l’ha capita…), invece Platone fa il contrario, e da un
nome a questi “concetti” socratici.
Se Socrate parla di “concetto”, Platone parla di “idea”.
Proprio perché la sua indagine filosofica era legata al metafisico, possiamo definire
la
Platone autore della “seconda navigazione”, che si contrappone
alla prima navigazione, quella dei pre-sofisti, che cercavano il principio primo,
l’tra le cose della natura.
”aspetto,
L’IDEA (da forma”) è il fondamento del pensiero di Platone. L’idea è
una realtà metafisica, che si vede con gli occhi dell’intelletto, ed esiste a prescindere
dalla mente che la pensa. L’idea non è un contenuto della mente, ma è una realtà
ontologica, che esiste per sé stessa, e non muta. Se non ci fossero esseri pensanti,
esisterebbe comunque. Per Platone le idee esistono nel mondo
iperuranio (letteralmente “oltre il cielo”). Le idee sono modelli unici e
perfetti delle cose sensibili. Esse si possono dunque definire intellegibili, incorporee,
stabili, oggettive. Le idee sono paragonabili all’essere di Parmenide.
Per Platone esistono quindi due sfere d’essere:
-il mondo sensibile, soggetto a un divenire di tipo eracliteo, riflesso delle idee;
-il mondo delle idee, detto iperuranio, stabile e imperituro, il vero essere, di tipo
parmenideo.
è
Il mondo a-spaziale, immateriale e ultra celeste (non a caso Platone è
stato rappresentato col dito verso l’alto nella Scuola di Atene)
Essendoci due sfere d’essere, esistono anche due conoscenze, ben diverse fra di loro,
divise a loro volta in due sottoclassi:
l’opinione
-La mutevole tipica del mondo reale e di stampo sofistico, è divisa in
l’immaginazione, neppure delle cose sensibili, ma addirittura della fantasia,
dei sogni e dell’arte (che Platone disprezzava, poiché copia di un’altra copia, la
la
imitazione del mondo ideale) e in credenza, la fede, che è già ad un livello
superiore; una
-L’, la scienza esatta, metafisica, è divisa in ragione discorsiva
fondata su idee matematiche, presupposto fondamentale per il filosofo (non a caso
sulla porta d’ingresso dell’accademia c’era scritto: “non entri chi non sa la
la
matematica”…), sui meta-numeri e sulla geometria, e in conoscenza vera,
intelligenza filosofica, ovvero la contemplazione della verità.
I meta-numeri sono a loro volta importanti nella filosofia di Platone, poiché ordinano la
: essi sono rispetto alle cose della natura sensibile prototipici e paradigmatici,
ovvero ne sono il fondamento e il rapporto numerico che ne da ordine.
Le idee sono tantissime, ma meno delle cose materiali. C’è una gerarchia di idee
nell’iperuranio: le meno importanti sono le idee delle cose naturali (es. idea di cane).
Più importanti sono le idee delle virtù e dei valori, come la giustizia, e gli enti
matematici. L’idea fondamentale è quella del bene, che è come il sole, che da luce e
splendore al mondo ideale, e a cui il filosofo ateniese dedicò anche una conferenza.
Platone supera quindi il relativismo sofistico poiché per lui le idee sono il metro di tutte
le cose (una cosa è bella non se piace all’uomo, ma se partecipa dell’idea di bello).
Ma qual è allora il RAPPORTO fra idee e cose? Non vi è in realtà un dualismo ontologico
e
fra iperuranio, poiché le idee sono cause efficienti delle cose sensibili. Per
Platone esistono quattro termini che definiscono i rapporti idee-cose:
l’imitazione
-La (le cose fisiche imitano le cose ideali);
ovvero
-La la partecipazione, il modo in cui una cosa partecipa della propria
idea (si può partecipare anche di più idee, es. biondo, alto, grasso, etc.);
la
-La manifestazione, ovvero come le idee si manifestano attraverso le cose;
ovvero
-La la comunanza fra idee e cose.
Platone sente l’esigenza di spiegare il passaggio idea-cosa. In che modo la materia
informe si ordina a immagine e somiglianza del mondo iperuranio? Platone introduce
allora il mito del DEMIURGO, che plasma una materia informe e uno spazio ,che chiama
cercando di copiare il mondo delle idee (il demiurgo modella la materia
guardando il mondo ideale). Il demiurgo non è però il dio dei cristiani, perché è al di
sotto delle idee, che sono ingenerate (non le ha create lui). Il mito del Demiurgo è
narrato nel Timeo (che non a caso Platone ha sotto il braccio nella Scuola di Atene di
di
Raffaello). E’ paragonabile al Anassagora, ma a differenza di quest’ultimo il
secondo
Demiurgo opera per il bene, e crea la il mondo delle idee.
Non si può parlare però di idee senza citare la dottrina dell’ UNO e della DIADE. E’ una
dottrina “protologica”, ovvero che cerca di spiegare i principi primi non della (in
quel caso è il Demiurgo), ma della molteplicità delle idee. Platone introduce infatti
questa dottrina, di tipo pitagorico, per rispondere all’esigenza caratteristica della
cultura greca di ridurre la molteplicità all’unità. La diade non è il numero due, ma
rappresenta la molteplicità, e si divide in “grande” e “piccolo”, le cause materiali
dell’esistenza delle tante idee. Ma la diade deriva dall’uno, simbolo dell’unità. L’essere
è dunque risultato dell’azione bipolare di uno e diade, e così di materiale-immateriale,
limitato-limitante, determinato-indeterminato.
Per Platone conosciamo le cose una volta che le rapportiamo alle idee. Ma se vedo cose
mutevoli e imperfette come faccio a rapportarle alle cose perfette, le idee? Platone
del
introduce allora una nuova dottrina, fortemente influenzata dalla
pitagorismo: l’uomo conosce le realtà ideali perché l’anima le ha già viste prima ancora
di cadere nel corpo (si chiama “innatismo gnoseologico”). Cadendo poi nel corpo
l’anima si dimentica di quando si trovava nell’iperuranio, ma le cose sensibili sono
“occasioni” per ricordare le idee. Per Platone la conoscenza è reminiscenza. Questa
dottrina si chiama dell’ “”,del ricordare, e dimostra l’indipedenza della
scienza ( metafisica) dalla conoscenza sensibile (fisica), e quindi dell’anima dal corpo, e
della preesistenza di questa sul carcere corporale, poiché si trovava prima
nell’iperuranio a contemplare le idee.
In Platone la DIALETTICA è l’ “ascesa conoscitiva” (un processo che si contrappone
all’eristica sofistica), un dialogo funzionale per giungere alla verità. In quanto quindi
ascesa conoscitiva, solo chi ha compiuto questo lungo percorso di astrazione di
conoscenza può vedere la vera realtà.
La dialettica spiega i rapporti fra le idee e fra le cose. Può essere ascensiva, detta
che parte da un’idea specifica per giungere ad una generale, oppure
discensiva, detta che attraverso una serie di divisioni scinde le idee generali
per giungere ad un’idea particolare, più vicina possibile al relativo ente fisico. L’idea
poiché
ottenuta non è però uguale alla relativa cosa della la natura non è mai
perfetta come l’iperuranio.
Platone contestualizza all’interno della dottrina delle idee le sue teorie sulla natura dell’
ANIMA. Per il filosofo ateniese esistono due tipi di anime: l’anima mundi e l’anima
umana. Quest’ultima è tripartita in:
-Anima concupiscibile, rappresentata da un mostro con tre teste, simboli dei vizi;
-L’anima irascibile, rappresentata dal leone;
-L’anima razionale, rappresentata da un uomo.
Quelle degli uomini girano nell’iperuranio, sino a quando non cadono sulla terra.
A seconda di quanto un’anima abbia contemplato la verità nell’iperuranio, diventerà
più sapiente nel mondo sensibile, una volta entrata nella prigione corporale.
Platone stesso ci racconta, nel Fedro, che queste anime vengono giudicate da Eaco,
Radamante e Minosse a secondo della loro vita terrena e mandate o in un luogo beato,
o nel Tartaro, o in una sorta di purgatorio. Il ciclo ricomincia ogni 1000 anni. Trascorso
questo tempo vanno su un grande prato, come ci racconta nel mito di Er, in cui