Fabrizio Del Dongo
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Concetti Chiave

  • Il mito della biga alata di Platone simboleggia la virtù della temperanza, rappresentando l'anima come un carro guidato dalla ragione e tirato da due cavalli, uno buono e uno cattivo.
  • Le anime umane, a differenza di quelle divine, affrontano la difficoltà di raggiungere l'Iperuranio a causa del cavallo nero che le tira verso il mondo sensibile.
  • Le anime che riescono a contemplare l'Essere nell'Iperuranio continuano a vivere con gli Dei, mentre le altre precipitano sulla terra e si reincarnano.
  • Il destino post-mortem delle anime include un periodo di giudizio di mille anni, seguito da una nuova incarnazione; le anime più virtuose godono di una sorte privilegiata.
  • Platone distingue tra il luogo di riunione con gli Dei dopo 10.000 anni e il luogo dove le anime ricevono il premio millenario, suggerendo una differenza tra i due.

Indice

  1. Il mito della biga alata
  2. La discesa delle anime
  3. Il viaggio delle anime
  4. La caduta delle anime
  5. Il ciclo delle anime

Il mito della biga alata

Il mito della biga alata, descritto da Platone nell’opera Fedro (IV secolo a.C.), ha lo scopo di rappresentare simbolicamente la virtù platonica della temperanza, che il filosofo greco chiama “sophrosyne” consistente nel dominio dell'anima razionale su quella soggetta alle passioni terrene e all’irascibilità.

Platone elabora una visione dell’aldilà piuttosto complessa.

La discesa delle anime

Nessuno degli altri miti spiega la causa della discesa delle anime nei corpi, l’origine delle anime stesse e le ragioni della loro affinità con il divino, Qui, invece, il filosofo affronta questo problema. Originariamente l’anima si trovava presso Dio e viveva a seguito degli Dei una vita divina. Per aver commesso una colpa, essa è caduta in un corpo sulla terra. Ed ecco che, a questo punto, Platone introduce il mito della biga alata. L’anima degli esseri umani è come un carro tirato da due cavalli, uno bianco e uno nero, e guidato da un auriga. L’auriga è il simbolo della ragione, che non si muove autonomamente ma ha solo il compito di indirizzare la guida onde evitare o ritardare il più possibile di "precipitare" nella reincarnazione, mentre i due cavalli rappresentano le parti alogica dell’anima, ovvero quella concupiscibile e quella dotata di spiritualità. I due cavalli degli Dei sono invece ugualmente buoni.

Il viaggio delle anime

Le anime procedono al seguito degli Dei, solcando con il loro volo le vie del cielo e la loro meta è quella di pervenire insieme alle divinità fino alla sommità dei cieli per contemplare ciò che si trova nell’Iperuranio o “pianura della verità” come indica Platone e in cui risiedono le “Idee”. Tuttavia per le nostra anime si tratta di un’impresa molto ardua, davvero difficile e penosa, a causa del cavallo di razza cattiva che tira continuamente verso il basso, cioè verso il mondo sensibile. Così, avviene che alcune anime riescano a vedere l’Essere o almeno una parte di esso e per tal motivo continuano a vivere con gli Dei.

La caduta delle anime

Le altre, che sono incapaci di raggiungere l’obiettivo, si ammassano, fanno ressa, si calpestano, si scontrano. Fra di loro nasce una zuffa durante la quale le ali si spezzano e fattesi pertanto pesanti, le anime precipitano sulla terra. Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica Pertanto, finche un’anima riesce a vedere l’Essere nella “Pianura della verità” non cade mai in un corpo terreno e di ciclo in ciclo continua la sua esistenza nell’Iperuranio. Cadendo, l’anima dà origine alla vita umana che è tanto più perfetta a seconda che essa abbia veduto la verità nell’Iperuranio e moralmente meno perfetta a seconda che essa abbia meno “veduto”.

Il ciclo delle anime

Alla morte del corpo, l’anima è oggetto di giudizio e per mille anni essa godrà di premi o sconterà pene, corrispondenti ai meriti o ai demeriti della vita terrena. Dopo un millennio, essa ritornerà ad incarnarsi. Passati 10.000 anni tutte le anime rimettono le ali e ritornano presso gli Dei. Quelle anime che per tre volte consecutive hanno vissuto secondo i principi della filosofia, costituiscono un’eccezione e godono di una sorte privilegiata perché riprendono le ali soltanto dopo tremila anni. Sembrerebbe, quindi che per Platone il luogo in cui le anime si riuniscono agli dei dopo 10.000 anni e il luogo in cui essi godono il premio millenario non coincidono.

Domande da interrogazione

  1. Qual è lo scopo del mito della biga alata descritto da Platone?
  2. Il mito della biga alata rappresenta simbolicamente la virtù platonica della temperanza, o "sophrosyne", che consiste nel dominio dell'anima razionale su quella soggetta alle passioni terrene e all'irascibilità.

  3. Come Platone descrive l'anima umana nel mito della biga alata?
  4. Platone descrive l'anima umana come un carro tirato da due cavalli, uno bianco e uno nero, guidato da un auriga che simboleggia la ragione, mentre i cavalli rappresentano le parti alogiche dell'anima.

  5. Cosa accade alle anime che non riescono a vedere l'Essere nell'Iperuranio?
  6. Le anime che non riescono a vedere l'Essere si ammassano, si scontrano e, durante la zuffa, le loro ali si spezzano, facendole precipitare sulla terra, dove rinascono come persone lontane dalla saggezza filosofica.

  7. Qual è il destino delle anime dopo la morte del corpo secondo Platone?
  8. Dopo la morte del corpo, l'anima è giudicata e per mille anni gode di premi o sconta pene in base ai meriti o demeriti della vita terrena, per poi reincarnarsi dopo un millennio.

  9. Qual è l'eccezione per le anime che vivono secondo i principi della filosofia?
  10. Le anime che per tre volte consecutive vivono secondo i principi della filosofia godono di una sorte privilegiata, riprendendo le ali e ritornando presso gli Dei dopo solo tremila anni.

Domande e risposte

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