Concetti Chiave
- L'immaginazione può emanciparsi dalla realtà, agendo come un gioco sostitutivo che cresce rapidamente e sfugge al controllo.
- La mimesi platonica suggerisce che l'immaginazione può diventare un mezzo per imitare la pazzia, insinuandosi nella mente dell'individuo.
- Il processo immaginativo può trasformarsi in un delirio senza limiti, dove la pazzia diventa una patologia dell'immaginazione stessa.
- Il passaggio dalla pazzia come contenuto alla pazzia come condizione mentale è un cambiamento cruciale nel modo in cui l'immaginazione opera.
- L'immaginazione sfrenata segue una dinamica degenerativa, accelerando verso la distruzione della psiche.
Rischi dell'immaginazione
Indice
Emancipazione
Se l'immaginazione risucchia, essa può farlo proprio perché è vuota: nella misura in cui non è la realtà immaginata (non è la cosa, ma l'immagine). E lo fa soprattutto quando io non me ne accorgo (→Cavallo di Troia, il Nemico che s’impadronisce della Città-Psiche), «sognano senza accorgersi di sognare». Questa è la sua emancipazione dalla realtà: un subdolo gioco sostitutivo che agisce per gradi e che cresce su se stesso, in un «crescendo inarrestabile», una macchina che si mette a vorticare sempre più rapidamente fino a sfuggire di mano. La geniale formula attraverso cui Platone finge che stia ancora parlando di cose da imitare o meno, mentre ormai sta parlando della mìmesis allo stato puro, è che i guardiani non devono «imitare i pazzi». Essa, pur conservando una verosimiglianza anche sul piano contenutistico (l’allievo può effettivamente imbattersi nella lettura in scene di pazzia), si riferisce alla pazzia che si sta insinuando nella mimesi come tale e che sta già operando nella mente-che-immagina, qualunque cosa immagini.