ZiedSarrat
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Concetti Chiave

  • Platone critica il principio sofistico secondo cui ciò che appare è vero e ciò che piace è buono, sostenendo che questo non porta a una conoscenza solida né a armonia tra i desideri.
  • Critica l'idea di Callicle nel "Gorgia" che il più forte debba prevalere, mostrando che questo principio è contraddittorio e svuota il concetto di giustizia di significato.
  • Sostiene che un criterio oggettivo di giustizia è necessario per guidare e giudicare le esperienze, preferendo subire ingiustizia piuttosto che commetterla.
  • Platone combatte il verbalismo, l'eristica e la retorica che si basano sull'apparenza e non sulla verità, evidenziando la necessità di significati e risultati stabili.
  • Propone di andare oltre l'immediato per fondare discorsi e azioni sulla "giustizia in sé" e sulla "verità in sé", dando loro un fondamento stabile e consistente.

Indice

  1. Platone
  2. L'eredità socratica e l'origine del concetto di "idea"
  3. La polemica contro i sofisti

Platone

L'eredità socratica e l'origine del concetto di "idea"

La polemica contro i sofisti

Secondo Platone è necessario scalzare definitivamente quel principio sofistico secondo cui sarebbe vero, semplicemente, ciò che appare, buono ciò che piace, ecc. Se, infatti, ci si affida soltanto a ciò che "pare", all'immediato delle impressioni e dei desideri singoli, non si potrà stabilire una conoscenza salda, né conciliare i desideri di tutti in un insieme armonioso.
Se, ad esempio, fosse vero quanto Callicle afferma nel Gorgia: esser giusto "per natura" che il più forte prevalga, noi non sapremmo affatto che cosa sia giusto oggettivamente.

Chi prevale è sempre, per definizione, il più forte, qualunque sia il mezzo con cui prevale; e se, poniamo, molti deboli riusciranno a tenere a freno un prepotente per mezzo delle leggi, saranno loro i più forti, e sarà "giusto" che prevalgano, così come sarebbe "giusto" che prevalga un solo prepotente. Il principio di Callicle è, dunque, falso e contraddittorio.
In termini più generali, se ci si limita a considerare il puro fatto - il riuscire o non riuscire nei propri intenti - la parola "giusto" si svuota di ogni significato, e non c'è nessun modo di giudicare e di guidare le cose d'esperienza. Occorre un criterio diverso dal fatto per giudicare il fatto, e per dar ordine a ciò che si fa. In forza di questo criterio oggettivo di giustizia, Socrate, nel Gorgia, trova una verità che, per chi si affida solo alle inclinazioni e impressioni immediate, è paradossale: è preferibile subire ingiustizia piuttosto che commetterla; e. avendola commessa, è preferibile pagarne il fio, per tornare ad essere nel giusto, che sfuggire alla pena e restare nell'iniquità.
In modi analoghi a questo Platone combatte (nel Cratilo) il verbalismo, che non pone nessun significato oggettivo nelle parole; combatte (nell'Eutidemo) l'eristica di chi discute non per sostenere il vero, ma solo per prevalere; e combatte (nello stesso Gorgia) la retorica in genere, quando questa si accontenti di persuadere con l'apparenza, senza interessarsi della verità. Per i sofisti contava solo il risultato immediato, comunque ottenuto: ma un tale risultato non ha stabilità né consistenza. Al discorso, come all'azione, occorre dare un fondamento, e per questo si deve risalire al di là dell'immediato, alla "giustizia in sé", alla "verità in sé" ecc.

Domande da interrogazione

  1. Qual è la critica principale di Platone nei confronti dei sofisti?
  2. Platone critica i sofisti per il loro principio secondo cui ciò che appare è vero e ciò che piace è buono, sostenendo che questo approccio non permette di stabilire una conoscenza solida né di conciliare i desideri in modo armonioso.

  3. Come Platone affronta il concetto di giustizia rispetto al pensiero sofistico?
  4. Platone sostiene che il principio sofistico di Callicle, secondo cui il più forte prevale per natura, è falso e contraddittorio. Egli propone un criterio oggettivo di giustizia, affermando che è preferibile subire ingiustizia piuttosto che commetterla.

  5. In che modo Platone combatte le pratiche verbali e retoriche dei sofisti?
  6. Platone combatte il verbalismo, l'eristica e la retorica dei sofisti, che si concentrano sull'apparenza e sul prevalere piuttosto che sulla verità, sostenendo che il discorso e l'azione devono avere un fondamento nella "giustizia in sé" e nella "verità in sé".

Domande e risposte

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