alessandraj10
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Concetti Chiave

  • Le virtù dianoetiche, secondo Aristotele, sono legate all'uso della ragione per coltivare la conoscenza e raggiungere la felicità più elevata.
  • Aristotele distingue cinque virtù dianoetiche, suddivise tra conoscenza pratica (arte e saggezza) e conoscenza teoretica (intelligenza, scienza e sapienza).
  • L'arte e la saggezza riguardano la produzione e i principi etici dell'agire umano, con la saggezza che non raggiunge la massima felicità.
  • Intelligenza e scienza sono virtù teoretiche che si basano sui principi fondamentali del reale, portando alla conoscenza necessaria e alla felicità.
  • La sapienza, come unione di scienza e intelligenza, è il vertice della felicità, avvicinando l'uomo alla contemplazione divina, sebbene temporaneamente.

Indice

  1. La virtù dianoetica secondo Aristotele
  2. Le virtù dianoetiche pratiche
  3. Le virtù dianoetiche teoretiche
  4. Il vertice della sapienza
  5. La contemplazione e i suoi limiti

La virtù dianoetica secondo Aristotele

La virtù dianoetica è la disposizione costante all’uso della ragione per conoscere. Consistono nell’uso della ragione per coltivare e aumentare la conoscenza e sono quelle che ci portano alla felicità più elevata perché attuano pienamente la nostra natura. Aristotele le divide in cinque tipi a seconda di dove la ragione viene applicata per raggiungere la conoscenza e vengono gerarchizzate a seconda dell’oggetto di studio, perciò a seconda del tipo di conoscenza daranno all’uomo diversi gradi di felicità.

Le virtù dianoetiche pratiche

Le due virtù dianoetiche a livello della conoscenza pratica sono l’arte, ossia la conoscenza dell’abilità dell’uomo nel produrre qualcosa, e la saggezza che riguarda lo studio dei principi etici che governano o devono governare l’agire umano per quanto riguarda l’uomo in sé e nel rapporto con gli altri. Pur essendo appagante la saggezza non può dare la massima felicità.

Le virtù dianoetiche teoretiche

Le tre virtù dianoetiche che invece si collocano a livello della conoscenza teoretica sono l’intelligenza, ossia la conoscenza dei principi sommi a fondamento di tutto ciò che esiste ed è l’applicazione della nostra ragione come intelletto, la scienza, ossia la virtù di dedurre dai principi le conseguenze, e in quanto teoretica è la conoscenza di tutto ciò che è e non può fare a meno di esserlo, quindi è necessario.

Partendo dai principi produce la conoscenza in quel principio e produce felicità quando si ha conoscenza di quegli aspetti necessari del reale.

Il vertice della sapienza

Infine la sapienza, che è il vertice, come unione di scienza ed intelligenza. Si tratta quindi di un’indagine non a partire dai principi per dimostrare, ma una ricerca sui principi primi che discute l’essere dei principi stessi. È nell’ambito della pura e piena felicità. Quando l’uomo pensa e si dispone a riflettere, a contemplare la realtà, l’uomo non raggiunge i vertici della vita del Dio, ma vi si avvicina. Perché con la sapienza si pensano i principi eterni, fissi e più generali, i principi primi, e pensando le cause prime il pensiero si eleva e produce la massima felicità.

La contemplazione e i suoi limiti

Perciò il vertice della felicità si produce quando ci mettiamo in un’ottica contemplativa del tutto, l’uomo però non può perdurare in questa contemplazione perché è richiamato dalle proprie esigenze a tornare a tutti gli aspetti che lo conformano.

L’uomo può raggiungere questo vertice per un po’ di tempo, ma non è completamente il suo essere. Aristotele a differenza di Platone distingue la saggezza dalla sapienza, relegando la saggezza ad un livello più basso.

Domande da interrogazione

  1. Quali sono le virtù dianoetiche secondo Aristotele?
  2. Aristotele divide le virtù dianoetiche in cinque tipi: arte, saggezza, intelligenza, scienza e sapienza, ognuna applicata a diversi ambiti della conoscenza.

  3. Qual è la differenza tra saggezza e sapienza?
  4. La saggezza riguarda i principi etici e l'agire umano, mentre la sapienza è l'unione di scienza e intelligenza, focalizzata sui principi primi e produce la massima felicità.

  5. Perché la sapienza è considerata il vertice della felicità?
  6. La sapienza è il vertice della felicità perché coinvolge la contemplazione dei principi eterni e primi, elevando il pensiero umano verso la massima felicità.

  7. In che modo l'uomo può avvicinarsi alla massima felicità secondo Aristotele?
  8. L'uomo può avvicinarsi alla massima felicità attraverso la contemplazione della realtà e dei principi primi, anche se non può mantenere questo stato indefinitamente.

Domande e risposte

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