Concetti Chiave
- Le virtù dianoetiche, secondo Aristotele, sono legate all'uso della ragione per coltivare la conoscenza e raggiungere la felicità più elevata.
- Aristotele distingue cinque virtù dianoetiche, suddivise tra conoscenza pratica (arte e saggezza) e conoscenza teoretica (intelligenza, scienza e sapienza).
- L'arte e la saggezza riguardano la produzione e i principi etici dell'agire umano, con la saggezza che non raggiunge la massima felicità.
- Intelligenza e scienza sono virtù teoretiche che si basano sui principi fondamentali del reale, portando alla conoscenza necessaria e alla felicità.
- La sapienza, come unione di scienza e intelligenza, è il vertice della felicità, avvicinando l'uomo alla contemplazione divina, sebbene temporaneamente.
Indice
La virtù dianoetica secondo Aristotele
La virtù dianoetica è la disposizione costante all’uso della ragione per conoscere. Consistono nell’uso della ragione per coltivare e aumentare la conoscenza e sono quelle che ci portano alla felicità più elevata perché attuano pienamente la nostra natura. Aristotele le divide in cinque tipi a seconda di dove la ragione viene applicata per raggiungere la conoscenza e vengono gerarchizzate a seconda dell’oggetto di studio, perciò a seconda del tipo di conoscenza daranno all’uomo diversi gradi di felicità.
Le virtù dianoetiche pratiche
Le due virtù dianoetiche a livello della conoscenza pratica sono l’arte, ossia la conoscenza dell’abilità dell’uomo nel produrre qualcosa, e la saggezza che riguarda lo studio dei principi etici che governano o devono governare l’agire umano per quanto riguarda l’uomo in sé e nel rapporto con gli altri. Pur essendo appagante la saggezza non può dare la massima felicità.
Le virtù dianoetiche teoretiche
Le tre virtù dianoetiche che invece si collocano a livello della conoscenza teoretica sono l’intelligenza, ossia la conoscenza dei principi sommi a fondamento di tutto ciò che esiste ed è l’applicazione della nostra ragione come intelletto, la scienza, ossia la virtù di dedurre dai principi le conseguenze, e in quanto teoretica è la conoscenza di tutto ciò che è e non può fare a meno di esserlo, quindi è necessario.
Partendo dai principi produce la conoscenza in quel principio e produce felicità quando si ha conoscenza di quegli aspetti necessari del reale.
Il vertice della sapienza
Infine la sapienza, che è il vertice, come unione di scienza ed intelligenza. Si tratta quindi di un’indagine non a partire dai principi per dimostrare, ma una ricerca sui principi primi che discute l’essere dei principi stessi. È nell’ambito della pura e piena felicità. Quando l’uomo pensa e si dispone a riflettere, a contemplare la realtà, l’uomo non raggiunge i vertici della vita del Dio, ma vi si avvicina. Perché con la sapienza si pensano i principi eterni, fissi e più generali, i principi primi, e pensando le cause prime il pensiero si eleva e produce la massima felicità.
La contemplazione e i suoi limiti
Perciò il vertice della felicità si produce quando ci mettiamo in un’ottica contemplativa del tutto, l’uomo però non può perdurare in questa contemplazione perché è richiamato dalle proprie esigenze a tornare a tutti gli aspetti che lo conformano.
L’uomo può raggiungere questo vertice per un po’ di tempo, ma non è completamente il suo essere. Aristotele a differenza di Platone distingue la saggezza dalla sapienza, relegando la saggezza ad un livello più basso.
Domande da interrogazione
- Quali sono le virtù dianoetiche secondo Aristotele?
- Qual è la differenza tra saggezza e sapienza?
- Perché la sapienza è considerata il vertice della felicità?
- In che modo l'uomo può avvicinarsi alla massima felicità secondo Aristotele?
Aristotele divide le virtù dianoetiche in cinque tipi: arte, saggezza, intelligenza, scienza e sapienza, ognuna applicata a diversi ambiti della conoscenza.
La saggezza riguarda i principi etici e l'agire umano, mentre la sapienza è l'unione di scienza e intelligenza, focalizzata sui principi primi e produce la massima felicità.
La sapienza è il vertice della felicità perché coinvolge la contemplazione dei principi eterni e primi, elevando il pensiero umano verso la massima felicità.
L'uomo può avvicinarsi alla massima felicità attraverso la contemplazione della realtà e dei principi primi, anche se non può mantenere questo stato indefinitamente.