Concetti Chiave
- I filosofi islamici considerano la Profezia come un fenomeno naturale, umanizzando i profeti e negando il concetto di miracolo come evento sovrannaturale.
- La filosofia e la religione sono viste in armonia, con una tendenza a politicizzare il pensiero islamico, secondo Leo Strauss.
- I filosofi scrivono in modo oscuro per evitare persecuzioni, utilizzando un'arte della scrittura che nasconde le loro idee dalle autorità.
- La teoria della "doppia verità" suggerisce che i filosofi potrebbero fingere la loro fede religiosa per proteggersi, pur mantenendo un pensiero filosofico nascosto.
- La storia del filosofo travestito da sufi illustra la duplicità di comportamento, ma anche la possibilità che i filosofi dicano la verità in modo complesso.
Per quanto riguarda il rapporto tra filosofia e politica e religione, non si tratta solo di un problema metodologico, ma anche di dottrina. Tralasciando la ma’rifa, i pensatori islamici si occupano di due argomentazioni principali:
i. il problema della Profezia
Le religioni monoteiste ne sono tutte caratterizzate, a di là dell’unicità di Dio, è questo l’elemento di principale distinzione dalle altre religioni. Le religioni abramitiche si fondano sull’idea che il Messaggio di Dio è tramandato dai Profeti, con una Scrittura rivelata.
ii. il problema gnoseologico del contenuto di sapere della religione e della filosofia.
In questo ambito si ha un aspetto di esagerazione. I filosofi ritenevano la filosofia e la religione in armonia. Al riguardo Leo Strauss a un ragionamento, molto ipotetico e connotato ideologicamente: la filosofia islamica è tendenzialmente politica, cioè nella quale anche le tematiche metafisiche e cosmologiche si sussumono ad un progetto politico. I pensatori islamici lavorano per dei progetti politici, esperimento idee potenzialmente pericolose. Per questo scrivono in maniera oscura, per non farsi comprendere dall’autorità e consentire solo agli altri filosofi l’accesso alle loro teorie. Nell’opera Persecution and the art of writing, Strauss afferma che questa complicata “arte della scrittura” è un mezzo per sfuggire alla persecuzione dei governi. I filosofi intendevano mimetizzarsi.
Questa tesi è interessante, non tanto per il suo contenuto in sé, ma perché allude la questione della “doppia verità”. Alcuni studiosi la abbracciano in toto, leggendo e interpretando interamente il pensiero islamico come politicizzato, oltre la religione. Erano pericolosi in quanto “mentitori”, dicendo di essere musulmani quando in realtà erano atei. Fingevano di adeguarsi ai principi della religione.
Molti vanno anche contro queste teorie, facendo riferimento a quanto scrive al-Farabi in uno scritto su Platone: un “terroriste” è ricercato dal sultano di una città. Per fuggire quindi si veste da sufi e si finge ubriaco. Si presenta alle porte della città appositamente sorvegliate e alla domanda delle guardie su chi fosse, risponde sinceramente “sono colui che cercate”. Ma le guardie, vedendolo barbone e ubriaco, non ci credono e lo lasciano andare.
Cosa ne deduce Strauss: l’uomo pericoloso (il filosofo) finge di essere una cosa (il barbone) mentre in realtà è un altro. Quindi una duplicità di comportamento e atteggiamento, a cui si sottintende duplicità di concezione, ideologie e dottrine.
Come si ribatte: si può essere d’accordo sul travestimento dell’uomo, però egli ha detto la verità. Leggendo i libri dei filosofi, perché bisogna presumere che mentano? Saranno sì scritti in maniera contorta, ma in fondo dicono la verità: se il filosofo dice di essere musulmano, lo dice in modo complicato, ma dice la verità.
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo dei filosofi islamici riguardo alla profezia?
- Come viene interpretata la relazione tra filosofia e religione dai filosofi islamici?
- Cosa sostiene Leo Strauss riguardo alla scrittura dei filosofi islamici?
- Qual è la critica alla tesi di Strauss sulla "doppia verità"?
- Come viene illustrata la duplicità di comportamento nei filosofi attraverso l'esempio di al-Farabi?
I filosofi islamici si considerano eredi dei profeti, vedendo la profezia come una dote naturale e non sovrannaturale, negando così il concetto di miracolo come contrario alle leggi di natura.
I filosofi islamici vedono filosofia e religione in armonia, ma alcuni, come Leo Strauss, suggeriscono che la filosofia islamica sia politicizzata, con i filosofi che scrivono in modo oscuro per evitare persecuzioni.
Strauss sostiene che i filosofi islamici scrivono in modo complesso per sfuggire alla persecuzione, praticando un'arte della scrittura che permette solo ad altri filosofi di comprendere le loro teorie.
La critica è che, sebbene i filosofi possano travestirsi per proteggersi, essi dicono la verità nei loro scritti, anche se in modo complesso, e non mentono sulla loro fede.
L'esempio di al-Farabi mostra un "terrorista" che si traveste da sufi per sfuggire al sultano, suggerendo che i filosofi possano fingere un'identità per proteggersi, ma dicendo comunque la verità.