Concetti Chiave
- Aristotele affronta il problema del divenire, spiegandolo come il passaggio tra l'essere in potenza e l'essere in atto.
- Il divenire ha due limiti: la potenza pura, identificata con la "materia prima", e l'atto puro, rappresentante la perfezione assoluta o Dio.
- Aristotele introduce il concetto di Dio come "motore immobile", un punto fermo che muove tutto senza essere mosso.
- Il Dio di Aristotele è totalmente spirituale e rappresenta la perfezione assoluta, differente dagli dei greci tradizionali.
- Aristotele ipotizza l'esistenza di cinquantacinque dei, uno per ogni sfera celeste, distinguendoli dal Dio creatore cristiano.
Il divenire secondo Aristotele
Un altro problema che Aristotele dovette risolvere era la dimostrazione del divenire, perché osservando l’essere è evidente come si corrompa e quindi necessariamente deve esistere il divenire. Certamente Aristotele concordava con Parmenide nell’affermare che niente nasce dal nulla e niente vi ritorna. Però il divenire poteva essere spiegato come il passaggio da un tipo di essere a un altro tipo di essere.
La potenza e l'atto
Le due forme di essere coinvolte nel divenire sono l’essere come atto e l’essere come potenza. Il divenire è un eterno fluire dall’atto alla potenza. Questa catena di continui passaggi non è infinita, perché ha due limiti: a un’estremità c’è la potenza pura, mentre dall’altra c’è l’atto puro. La potenza pura è chiamata da Aristotele “materia prima” e assomiglia molto alla chora del mito platonico del Demiurgo. La potenza pura è la materia senza determinazioni che è pura potenzialità poiché può dare vita a qualsiasi cosa. L’atto puro invece non ha alcuna potenzialità e quindi è la perfezione assoluta, cioè quello che gli uomini chiamano Dio. Secondo Aristotele l’atto sta alla forma come la potenza sta alla materia.
Il motore immobile
Aristotele arrivò a dimostrare razionalmente la presenza di Dio, partendo da una riflessione sul movimento. La realtà è piena di tantissimi movimenti, ma proprio perché questi movimenti siano percepiti correttamente c’è bisogno di stabilire un punto di riferimento. Deve esistere quindi un punto fermo da cui hanno avuto origine tutti i movimenti. Questo punto, siccome è fermo, non ha potenzialità (poiché la potenzialità implica un movimento) e quindi non ha materia. Non avendo potenzialità, questo punto è perfetto e quindi è Dio, chiamato anche “motore immobile” perché muove tutto il resto senza muoversi.
Il Dio aristotelico
Il Dio aristotelico è la perfezione assoluta, è totalmente spirituale (novità rispetto agli dei greci), non ha materia e rappresenta un modello per tutto. Dio è la causa finale di tutta la realtà. Notevole è la somiglianza tra il Dio aristotelico e quello cristiano. Però il primo non è un Dio creatore perché è un essere perfetto e quindi, pensando solo alla perfezione, pensa solo a se stesso. Aristotele però pensava che esistesse un dio per ogni sfera celeste e perciò, contando gli astri allora conosciuti, enunciò che esistessero cinquantacinque dei differenti nell’Universo.
Domande da interrogazione
- Qual è la concezione di Aristotele sul divenire?
- Come Aristotele dimostra razionalmente l'esistenza di Dio?
- In che modo il Dio aristotelico differisce dal Dio cristiano?
Aristotele spiega il divenire come il passaggio da un tipo di essere a un altro, coinvolgendo l'essere come atto e l'essere come potenza. Il divenire è un fluire dall'atto alla potenza, con limiti definiti dalla potenza pura e dall'atto puro.
Aristotele dimostra l'esistenza di Dio partendo dal movimento, affermando che deve esistere un punto fermo, senza potenzialità e quindi perfetto, che è Dio, il "motore immobile" che muove tutto senza muoversi.
Il Dio aristotelico è la perfezione assoluta e non è un creatore, poiché pensa solo alla perfezione e a se stesso. Inoltre, Aristotele credeva nell'esistenza di più dei, uno per ogni sfera celeste, a differenza del monoteismo cristiano.