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Concetti Chiave

  • Aristotele distingue tra virtù dianoetiche (intellettive) ed etiche (dell'agire), entrambe basate sulla ragione e necessarie per la felicità.
  • La felicità è il bene sommo e si ottiene vivendo secondo ragione, che è il compito principale dell'uomo.
  • La giustizia è la virtù etica più importante, suddivisa in giustizia distributiva e commutativa, e costituisce la base del diritto.
  • La virtù dianoetica include la scienza, l'arte, la saggezza, l'intelligenza e la sapienza, quest'ultima considerata la virtù suprema.
  • L'amicizia è essenziale per l'uomo e può basarsi su piacere, utile o virtù; solo quest'ultima è duratura e stabile.
L'etica è stata affrontata innanzitutto nei libri I, II, III, VII, VIII (il più anteriore probabilmente); i libri IV, V, VI sono posteriori e comuni all'Ethica Nicomachea, di cui costituiscono i libri V, VI, VII. L'Ethica Nicomachea è posteriore.

Indice

  1. Il fine sommo e la felicità
  2. Virtù e piacere secondo Aristotele
  3. Tipi di virtù e loro esercizio
  4. La giustizia come virtù principale
  5. Diritto e giustizia nella società
  6. Virtù dianoetica e conoscenza
  7. Confronto tra Platone e Aristotele
  8. Amicizia e felicità nella vita umana
  9. Sapienza e vita teoretica

Il fine sommo e la felicità

Ogni azione per Aristotele viene compiuta per un fine che appare buono e desiderabile; alcuni fini sono mezzi per fini superiori.

Il fine sommo, desiderabile di per se stesso, bene sommo è la felicità. La politica lo cerca e determina.

Virtù e piacere secondo Aristotele

Piacere si ottiene quando si esegue bene il proprio compito; per felicità Aristotele intende il piacere continuo e duraturo; il piacere è più alto quanto più alta è l'azione che lo causa; il compito proprio dell'uomo è la vita secondo ragione; perciò il vivere secondo ragione è la fonte massima di felicità. L'etica di Aristotele: virtù, giustizia e la ricerca della felicità articoloVivere secondo ragione è perciò virtù e la ricerca della felicità è la ricerca della virtù. Il piacere deriva dalla vita virtuosa; i beni possono rendere più facile o difficile il conseguimento della virtù ma la scelta di quest'ultima dipende solo dall'uomo che quindi è libero, non di determinare il proprio fine quanto di scegliere o meno di perseguirlo e scegliere quali mezzi adottare.

Tipi di virtù e loro esercizio

Due sono i tipi di virtù: la dianoetica o intellettiva, che consiste nell'esercizio stesso della ragione e la etica o dell'agire che consiste nel dominio dei sensi ad opera della ragione.

Quest'ultima è la capacità (héxis) di scegliere il giusto mezzo (mesòtes): giacché ogni proponimento è il convergere di un elemento razionale (boùlesis) che deve prevalere, e di uno irrazionale (òrexis) che ha la forma della volontà, dell'impeto, del desiderio, l'irrazionale, perché l'uomo sia virtuoso, deve continuamente dare il proprio assenso al proponimento; la virtù cioè si rafforza con l'esercizio.

Suoi aspetti sono il coraggio (tra viltà e temerarietà su ciò di cui si deve temere), la temperanza (tra intemperanza ed insensibilità, sull'uso del piacere), la liberalità (tra l'avarizia e la prodigalità, sull'uso delle ricchezze), la magnanimità (tra vanità ed umiltà), sull'opinione di sé), la mansuetudine (tra l'irascibilità e l'indolenza, riguardo l'ira).

Va notato tra l'altro che per Aristotele senza elemento irrazionale noi non potremmo compiere alcuna azione (a questo elemento appartiene la volontà); un uomo privo di passioni non potrebbe realizzare l'armonia (symphonìa) degli estremi che è nella virtù.

La giustizia come virtù principale

La principale virtù etica è la giustizia, cui dedica il V libro dell'Etica Nicomachea. Essa è la conformità alle leggi ed è la virtù perfetta. In un senso specifico, essa può essere distributiva o commutativa: secondo la prima bisogna dare proporzionalmente ai meriti di ciascuno e si attua nella divisione di beni, denaro, onori; la seconda cerca di pareggiare tra vantaggi e svantaggi dei contraenti, presiede ai contratti volontari o involontari (di tipo fraudolento come il furto o violento come le percosse).

Diritto e giustizia nella società

Il diritto si fonda sulla giustizia. Esiste oltre al diritto privato il diritto pubblico, che regola la vita degli uomini nello Stato ed è legittimo, stabilito da leggi o naturale, non sancito. L'equità è la correzione effettuata dal diritto naturale della legge nei casi in cui sarebbe ingiusto applicare quest'ultima.

Virtù dianoetica e conoscenza

La virtù dianoetica comprende la scienza (apodittica), capacità dimostrativa di ciò che non può accadere diversamente da ciò che accade, cioè del necessario e dell'eterno; l'arte (techne), capacità di produrre un oggetto; la saggezza (phrònesis), capacità di fare cose che abbiano in se stesse il loro fine (essa determina il giusto mezzo); l'intelligenza (nous), capacità di cogliere i principi primi delle scienze; la sapienza (sofìa), virtù somma, che deduce i principi e giudica della loro verità, interessandosi delle cose universali e non di quelle umane come fa la saggezza.

Confronto tra Platone e Aristotele

Per Platone il bene è l'origine dell'essere e studiarlo significa saggezza e sapienza; per Aristotele l'essere non ha il suo principio nel bene ma nella sostanza, perciò la sapienza è conoscenza dell'essere, scienza, la saggezza conoscenza del bene. Perciò per Aristotele Talete, Anassagora erano sapienti, non saggi.

Amicizia e felicità nella vita umana

Il libro VIII e IX dell'Ethica Nicomachea ed il VII della Ethica Eudemea trattano dell'amicizia, rapporto di solidarietà ed affetto tra uomini, indispensabile all'uomo: se essa è fondata sul piacere o sull'utile termina quando il piacere o l'utile cessa, se fondata sul bene e sulla virtù ha radice nella natura della persona e quindi è stabile. Sul piano individuale l'amicizia comporta il desiderare il bene dell'altra persona, sul piano sociale fonda, grazie alla giustizia, la vita associata.

Sapienza e vita teoretica

La felicità si raggiunge perciò con la sapienza, non con il piacere, né gli onori; la sapienza è la massima virtù dianoetica ed il sapiente non ha bisogno di nulla che non sia in se stesso: perciò è sereno ed in pace perché non si affatica per un fine esterno; la vita teoretica è dell'uomo in quanto ha in sé qualcosa di divino.

In questo aspetto Aristotele si ricongiunge a Platone: la ricerca dell'essere è il compimento della vita umana.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il fine ultimo secondo Aristotele e come si raggiunge?
  2. Il fine ultimo per Aristotele è la felicità, che si raggiunge attraverso la vita secondo ragione, ovvero la virtù.

  3. Quali sono i due tipi di virtù descritti da Aristotele?
  4. Aristotele distingue tra virtù dianoetica o intellettiva, che riguarda l'esercizio della ragione, e virtù etica, che riguarda il dominio dei sensi da parte della ragione.

  5. Come Aristotele definisce la giustizia e quali sono le sue forme?
  6. La giustizia è la conformità alle leggi ed è la virtù perfetta. Può essere distributiva, che dà proporzionalmente ai meriti, o commutativa, che equilibra vantaggi e svantaggi nei contratti.

  7. Qual è il ruolo dell'amicizia secondo Aristotele?
  8. L'amicizia è un rapporto di solidarietà e affetto indispensabile, che se basato sul bene e sulla virtù è stabile e fonda la vita sociale grazie alla giustizia.

  9. In che modo la sapienza contribuisce alla felicità secondo Aristotele?
  10. La sapienza, essendo la massima virtù dianoetica, porta alla felicità perché il sapiente è sereno e in pace, non cercando fini esterni ma trovando tutto in se stesso.

Domande e risposte

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