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Concetti Chiave

  • Antifonte critica le leggi positive, ritenendole incapaci di adattarsi all'evoluzione della vita sociale e di soddisfare i bisogni individuali.
  • Sostiene che, per natura, tutti gli uomini sono uguali, mentre le leggi li differenziano, come tra Barbari e Greci.
  • Enfatizza la superiorità delle leggi naturali, poiché le sanzioni naturali sono inevitabili, a differenza delle leggi positive che causano danni solo se si viene scoperti.
  • La mancanza di convinzione nel valore intrinseco delle leggi porta al loro rispetto solo per paura di punizioni.
  • Antifonte critica l'obbligo legale di testimoniare in processi senza danni diretti, contraddicendo il principio di danneggiare solo chi ha arrecato danno.

Indice

  1. Antifonte e la legge naturale
  2. Critica alla legge positiva

Antifonte e la legge naturale

Un altro sofista, Antifonte, sviluppa l'orientamento per la nuova generazione sofistica. Per lui la legge è superata continuamente dall’evolversi della vita sociale. Né essa è in grado di riconoscere e soddisfare i bisogni degli individui. Ad esempio, se per natura tutti gli uomini sono uguali, Barbari e Greci, per le leggi essi sono, invece, diversi. Di qui il diritto degli individui a seguire la propria natura, i bisogni primari che essa esprime.

Critica alla legge positiva

C’è un aspetto che Antifonte sottolinea particolarmente e che dimostra la superiorità della legge di natura su quella positiva: ed è il fatto che la violazione di una legge naturale determina sicuramente un danno, in quanto le sanzioni della natura sono inevitabili; invece la violazione di una legge positiva comporta un male e un danno, per chi l’ha compiuta, solo nel caso che egli sia stato scoperto. Non vi è più la convinzione che le leggi valgano di per sé e, perciò, debbano essere obbedite. Il loro rispetto è legato solo al timore di essere puniti. Se non vi è nulla da temere, allora si può agire secondo natura.

La legge positiva obbliga inoltre qualcuno a testimoniare in un processo contro altri, anche quando da questi non abbia direttamente ricevuto alcun danno, violando così il principio “naturale” (in realtà un principio tipico della tradizione aristocratica) di danneggiare solo chi ci abbia danneggiato, cioè di “fare del bene agli amici e del male ai nemici”.

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