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Il doping
Il doping è l’utilizzo di sostanze o metodi volti a migliorare la prestazione fisica contro l’etica dello sport. Un farmaco dopante può essere utilizzato in ogni momento della gara: pre-gara per aumentare la massa muscolare (steroidi) o per aumentare la forza fisica (anabolizzanti), durante la gara per diminuire il senso di fatica e per stimolare il sistema nervoso centrale (eritropoietina), dopo la gara per avere un rapido ripristino e per dare energia.
Quali sono le sostanze dopanti
Le sostanze considerate dopanti sono:
- Stimolanti (caffeina e cocaina): provocano un aumento della funzione respiratoria. Gli effetti collaterali sono: disturbi psichici, cardiovascolari, stress, ecc…
- Analgesici locali (eroina): il meccanismo d’azione è quello anti-dolorifico quindi avranno un effetto calmante del dolore. Gli effetti indesiderati sono: problemi respiratori, morte, ecc…
- Steroidi anabolizzanti (testosterone e suoi derivati): vengono somministrati per via orale o parenterale. Quelli per via orale sono assorbiti dallo stomaco ed hanno una breve emivita per cui sono rapidamente escreti; a livello epatico sono molto tossici e danno un’azione più efficace. Quelli iniettabili hanno una minore tossicità per il fegato. Vengono assunti per incrementare la massa e la forza muscolare, ma hanno effetti dannosi sulla maturazione sessuale e disturbi endocrini.
- Diuretici: vengono utilizzati nell’ipertensione come sostanza dopante vengono utilizzate per accorciare i tempi di eliminazione di medicamenti dopanti, per diminuire gli stessi, per renderne difficile il riscontro nell’urina, per modificare il peso corporeo. Gli effetti collaterali sono: diminuzione di acqua che comporta una rapida perdita di peso, crampi muscolari, lesioni ai reni.
- Eritropoietina (ormoni peptidici): ha un ruolo fisiologico molto importante nell’atleta. Durante gli allenamenti vi è un aumento della formazione dei globuli rossi che può portare ad una trombosi perché aumenta la viscosità del sangue. Tutto questo è aggravato del fatto che questo effetto collaterale non si vede subito ma con il tempo.
Casi famosi di doping
Nella storia dello sport e delle Olimpiadi moderne ci sono stati vari casi di doping che sono diventati molto famosi. Fino agli anni Sessanta i casi di doping non venivano puniti, ma già nel 1904 iniziarono a verificarsi celebri casi di doping che non furono mai sanzionati: proprio in quell’anno per esempio Thomas Hiks, atleta statunitense, vinse in maniera illecita la gara regina delle Olimpiadi, la maratona, perché gli fu somministrato mediante iniezione dal suo allenatore più volte ed illecitamente il solfato di stricnina, noto stimolante che era molto diffuso in quel periodo. Contro di lui non fu preso alcun provvedimento e l’atleta americano vinse la gara con l’aiuto delle sostanze proibite. Alle Olimpiadi di Roma del 1960 a fronte della morte del ciclista danese Knud Enemark Jensen, il quale dopo esami medici era risultato positivo all’utilizzo di tantissime anfetamine, finalmente il Comitato Olimpico nel corso del 1967 decise di istituire l’importante commissione medica che garantisse i controlli antidoping.

La prima squalifica per doping finalmente venne decisa nell’anno 1968 contro l’atleta del pentathlon Hans Liljenwall a cui era stata trovata una quantità eccessiva di alcol in corpo. Si dovrà aspettare l’anno 1988 quando un altro caso di doping scosse le Olimpiadi che si tenevano a Seul: l’atleta Ben Johnson vinse i 100 metri con il tempo di 9, 79 (l’atleta americano Carl Lewis arrivò secondo nella gara), ma fu squalificato per aver fatto uso di una sostanza proibita, ovvero gli steroidi. La vittoria fu assegnata a Carl Lewis in quest’occasione. Nel 2007 un altro caso famoso di doping scosse il mondo dell’atletica e dello sport mondiale: l’atleta americana Marion Jones, vincitrice di cinque medaglie olimpiche, fu squalificata in correlazione al caso BALCO, pertanto dopo avere ammesso di avere vinto in modo illecito le varie gare che aveva vinto, le furono tolte tutte le medaglie vinte, dovendole quindi restituire.
Un ultimo caso famoso da citare fu il celebre caso Schwazer. Il campione olimpico Alex Schwazer, grande speranza italiana nella marcia italiana, venne trovato positivo poco prima della 50 km di marcia che doveva disputare alle Olimpiadi di Londra del 2012. Il Tribunale Nazionale Antidoping lo squalificò fino al 12 aprile 2016. Tornato in attività poi nel 2016, viene ritrovato nuovamente positivo poco prima di effettuare la sua gara alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Questa volta lui però proclamò la sua innocenza, mentre le organizzazioni internazionali come IAAF e WADA lo squalificarono dalle gare. Tutt’oggi l’atleta sta cercando in tutti i modi di proclamare la sua innocenza.