Melypiccina
Ominide
2 min. di lettura
Vota

Concetti Chiave

  • Pipilotti Rist, artista svizzera ispirata da Nam June Paik, utilizza nei suoi video immagini psichedeliche e coinvolgenti per esplorare temi come femminilità, natura e vita.
  • La sua installazione "Parasimpatico" al Cinema Manzoni di Milano gioca con l'idea del sistema nervoso parasimpatico per evocare la percezione estetica.
  • L'opera includeva video onirici e monitor disposti nella sala, creando un'esperienza immersiva e sensoriale per il pubblico.
  • Elementi come "Open My Giade" e "Extremities (Smooth, Smooth)" espandevano i dettagli del corpo umano in un contesto interstellare.
  • L'allestimento avvolgeva lo spettatore, offrendo un'esperienza che superava i limiti dello schermo e coinvolgeva attivamente i sensi.

Parasimpatico

Nam June Paik è tra i riferimenti fondamentali dell’artista e musicista di origini svizzere Pipilotti Rist (1962), all'anagrafe Elisabeth Charlotte Rist (il cui nome d’arte si ispira al personaggio di Pippi Calzelunghe, bambina protagonista dell'omonimo romanzo). Rist ha testato nei suoi video, in genere di grandi dimensioni e dal linguaggio fortemente visionario, giochi di immagini psichedeliche e coinvolgenti, legate a grandi temi ricorrenti - la femminilità, la sensualità, la natura, la vita e la morte -, con colonne sonore suggestive e proiezioni che superano i limiti di uno schermo, sviluppandosi nello spazio.
È il caso dell’intervento realizzato nel 2011 al Cinema Manzoni di Milano e intitolato Parasimpatico, allusione ironica alla parte del sistema nervoso che presiede alle funzioni corporee involontarie, quelle che secondo l’artista svizzera sono coinvolte nella percezione estetica.

Rist ha disseminato la storica sala cinematografica di grandi monitor sui quali si dipanavano in parallelo video dai caratteri onirici, creando una sorta di rebus per immagini. Sullo schermo principale andava in scena Open My Giade, un autori- tratto dell'artista che, premendo il volto contro il video, sembrava voler irrompere nello spazio della sala; sul soffitto e ai lati Extremities (Smooth, Smooth), in cui dettagli ingigantiti di corpi 'espansi”, di grandi occhi spalancati, di volti femminili, di seni, nasi, piedi e altre parti del corpo fluttuavano in uno spazio interstellare, alternati a immagini di fiori, motivi grafici, bolle di sapone. L’artista ha così creato un allestimento che sembrava invadere la dimensione reale, avvolgere lo spettatore e trascinarlo nel racconto in corso, con intensi effetti di coinvolgimento sensoriale.

Domande e risposte