Concetti Chiave
- Philip Johnson, influenzato da Mies van der Rohe, ha contribuito a diffondere l'International Style in Nord America grazie al suo ruolo di curatore al MoMA nel 1932.
- Negli anni cinquanta, Johnson e altri architetti americani hanno ridefinito i principi del Movimento Moderno, ispirandosi alle opere di architetti europei approdati negli Stati Uniti.
- La Glass House, costruita da Johnson nel 1949 nel Connecticut, rende omaggio a Mies van der Rohe con la sua struttura in acciaio e vetro che enfatizza la luce e lo spazio.
- La pianta rettangolare della Glass House è progettata per un'organizzazione razionale degli spazi interni, simile alla Casa Tugendhat di Mies van der Rohe.
- Nonostante le pareti di vetro, la Glass House mantiene la privacy grazie alla sua posizione elevata su una collina e al vasto parco che la circonda.
Philip Johnson e l’eredità di Mies van der Rohe
Fu proprio dalla lezione dei grandi architetti europei approdati negli Stati Uniti - e dal loro ripensamento dei princìpi fondativi di quel Movimento Moderno di cui erano stati gli artefici - che, negli anni cinquanta, prese il via la ricerca condotta dalla nuova generazione di architetti americani. Tra questi, Philip Johnson (1906-2005), allievo di Mies van der Rohe e suo collaboratore nel cantiere del Seagram Building, la cui opera fu influenzata in particolare dagli studi del maestro tedesco sulle proprietà strutturali e formali dei materiali. Johnson era stato anche
Il curatore della mostra che, nel 1932, al MoMA di New York, aveva avuto il merito di diffondere l’International Style europeo in Nord America.
Glass House
La casa che Johnson si costruì nel 1949 nel Connecticut è un vero e proprio omaggio alla lezione di Mies van der Rohe, esito di una ricerca strutturale che esalta le proprietà dei materiali, della luce e dello spazio. Nota come Glass House 11, è un parallelepipedo costituito da una sottile intelaiatura d’acciaio completamente rivestita da lastre di vetro trasparenti e posato su un basamento di mattoni di circa 10 per 18 metri. All’interno lo spazio è fluido, continuo, ma chiaro e razionalmente organizzato: la pianta rettangolare contiene infatti componenti di arredo che definiscono le funzioni domestiche, come avveniva nella Casa Tugendhat di Mies van der Rohe a Brno. L’unico elemento chiuso è costituito dal corpo cilindrico, sempre in mattoni, che ospita i servizi.
Se lo spazio domestico si pone in stretta relazione con il paesaggio circostante, l’ampio parco che circonda la casa e la sua posizione elevata su una collina garantiscono la privacy dei suoi inquilini, malgrado la superficie vetrata.