Lisa De Vecchi
Habilis
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Concetti Chiave

  • Il metodo del costo medio ponderato valuta le merci vendute e le materie impiegate basandosi sulla media ponderata dei costi di acquisto, aggiornato ad ogni nuovo acquisto o per periodo.
  • Il metodo FIFO prevede che le merci più vecchie siano le prime ad essere scaricate, mentre il metodo LIFO scarica prima le merci acquistate più recentemente.
  • La valutazione delle rimanenze secondo il Codice Civile richiede che siano iscritte in bilancio al costo di acquisto o di produzione, confrontandolo con il valore di realizzazione e scegliendo il minore.
  • La logistica aziendale mira a ottimizzare l'acquisizione, la produzione e la distribuzione dei prodotti, migliorando il servizio al cliente e riducendo i costi.
  • Il Supply Chain Management ottimizza i legami tra i processi interni ed esterni delle aziende, riducendo i costi e migliorando il servizio al cliente finale.

Gli scarichi di magazzino: il metodo del costo medio ponderato

Quando la contabilità di magazzino è tenuta a quantità a valori:
• I movimenti di carico di materie prime, sussidiarie e merci sono valutate al costo di acquisto + gli oneri accessori derivanti dalle fatture di acquisto; invece quelli di prodotti finiti e semilavorati sono valutati al costo di produzione che si trova nella Contabilità analitica.
• I movimenti di scarico sono valutati in base a uno dei metodi della tecnica contabile: costo medio ponderato (continuo o per periodo), il FIFO e il LIFO (continuo o a scatti).

Il costo medio ponderato

Con questo metodo, le merci vendute e le materie impiegate nei processi produttivi si scaricano in base alla media ponderata dei costi di acquisto.

Gli scarichi posso essere effettuati:
1. Costo medio ponderato “progressivo” o continuo:
Il costo medio viene aggiornato in occasione di ogni nuovo acquisto:
Cmp = Costo globale della scorta precedente + Costo del nuovo carico
Scorta precedente + Quantità del nuovo carico
2. Costo medio ponderato per periodo:
Il costo medio si ottiene sommando al costo della scorta iniziale il costo degli acquisti effettuati nel periodo e dividendo il totale per la somma delle quantità.

Gli scarichi di magazzino: il metodo FIFO e il metodo LIFO

Il metodo FIFO (primo entrato, primo uscito)
In questa rotazione del magazzino la partita di merci o di materie entrata per prima, è anche la prima a uscire quindi i prelievi avvengano nello stesso ordine dei carichi. I prezzi di scarico saranno quelli degli acquisti più remoti, mentre le rimanenze a fine periodo risulteranno valutate in base ai costi degli acquisti più recenti.

Il metodo LIFO (ultimo entrato, primo uscito)
Le merci vendute o le materie utilizzate appartengano via via alle partite di più recente acquisizione, cioè si scaricano per prime le ultime quantità acquistate. I prezzi di scarico sono quelli degli acquisti più recenti , mentre le rimanenze risultano valutate ai costi degli acquisti più remoti.

La valutazione delle rimanenze secondo il Codice Civile

A ogni termine del periodo amministrativo bisogna accertare l’entità delle rimanenze di magazzino e procedere alla loro valutazione.

Significato delle rimanenze

La presenza di rimanenze di magazzino è il segno di processi economico – produttivi che non si sono ancora conclusi, e quindi non avendo ancora visto i relativi ricavi vanno rinviati per competenza agli esercizi futuri. Hanno infatti un duplice significato:
• Nell’aspetto gestionale, sono fattori produttivi a veloce ciclo di utilizzo o combinazioni di fattori destinate a partecipare ai futuri processi produttivi;
• Nell’aspetto contabile, cono un complesso indistinto di costi da rinviare al futuro ed esprimono una rettifica ai costi d’esercizio attuata attraverso la valutazione soggettiva ma razionale dei suddetti fattori.

Nel sistema dei valori aziendali, configurano in:
• Componenti positivi di reddito dell’esercizio che si chiude;
• Elementi attivi del patrimonio di funzionamento, al momento della formazione del bilancio.

Le rimanenze da valutare sono costituite dai beni di proprietà dell’impresa, indipendentemente se si trovano:
• Nei magazzini aziendali;
• Presso terzi in deposito;
• In viaggio (acquistati e non ancora ricevuti)

Uno dei principi fondamentale cui devono ispirarsi i responsabili aziendali nelle valutazioni di bilancio è il principio della prudenza, cioè bisogna escludere gli utili sperati (non ancora realizzati) e bisogna tener conto delle perdite anche soltanto presunte o temute.
La norma prevista al n° 9 dell’articolo 2426 C.C, secondo la quale le rimanenze di magazzino devono essere iscritte in bilancio al costo di acquisto o di produzione, cioè al valore di realizzazione appresa dal mercato, se minore.
Posto il costo come criterio base per la valutazione delle rimanenze, il legislatore vuole che lo si confronti con il valore di realizzazione e che si scelga di valutare al minore dei due valori.

Il costo di acquisto o di produzione

1. Il costo di acquisto fa riferimento alla valutazione delle merci, delle materie prime, sussidiarie e di consumo, e i semilavorati acquisiti esternamente. È dato da:
• Costo di fattura addebitato al fornitore;
• Dai costi accessori direttamente imputabili all’acquisto – gli sconti commerciali.

2. Il costo di produzione fa riferimento alla valutazione dei prodotti finiti e dei semilavorati prodotti internamente. Include:
• Tutti i costi diretti imputabili al prodotto (costi dei materiali e della mano d’opera);
• Quote di costi indiretti relativi ai processi di fabbricazione.

Il valore di realizzazione

Il valore di realizzazione che si recupera dall’andamento del mercato è rappresentato secondo i principi contabili:
1. Per le materie prime, sussidiarie, componenti o semilavorati da impiegare nella produzione acquisiti esternamente si fa riferimento al costo di riapprovvigionamento che è dato dal prezzo di riacquisto sul mercato in condizioni normali di riapprovvigionamento; tenuto conto dei costi accessori di acquisto;
2. Per i prodotti, sottoprodotti e beni destinati ad essere venduti ottenuti internamente si fa riferimento al valore netto di realizzo che è dato dal normale prezzo di vendita meno gli oneri diretti di vendita;
3. Per semilavorati e prodotti in corso di lavorazione si fa riferimento al valore netto di realizzo dei relativi prodotti finiti, dedotti i costi necessari per il loro completamento.
La valutazione in base al valore desumibile del mercato deve essere effettuata solo se questo è minore del costo.

Le rimanenze di magazzino nel bilancio d’esercizio

Le rimanenze nello stato patrimoniale

Secondo l’articolo 2424 C.C. le rimanenze finali di magazzino si collocano nello Stato patrimoniale nella prima classe dell’Attivo circolante (Rimanenze) che comprendono: materie prime sussidiarie e di consumo, prodotti in corso di lavorazione e semilavorati, lavori in corso su ordinazione, prodotti finiti e merci e acconti.
La voce lavori in corso su ordinazione riflette rimanenze tipiche delle imprese che prendono in appalto opere o forniture a esecuzione ultrannuale; la loro valutazione è diversa da quella dei semilavorati e i prodotti in corso di lavorazione.
La voce acconti accoglie gli anticipi corrisposti ai fornitori di materie, di semilavorati o di merci.

Le rimanenze nel conto economico

Nel Conto Economico del bilancio compaiono solo le variazioni delle rimanenze ossia gli incrementi o i decrementi che i valori delle scorte hanno subito nell’esercizio.
1. La voce variazioni delle rimanenze di prodotti in lavorazione, semilavorati e finiti si colloca al n° 2 dell’aggregato A) Valore delle produzione, nel quale si iscrive:
• Con segno positivo (+) se c’è un incremento (componente positivo di reddito);
• Con segno negativo (-) se c’è un decremento (componente negativo di reddito);
2. La voce variazioni delle rimanenze di materie prime, sussidiarie e di consumo si colloca al n° 11 dell’aggregato B) Costi della produzione, nel quale si iscrive:
• Con segno positivo (+) se c’è un decremento (valore dei consumi > valore degli acquisti);
• Con segno negativo (-) se c’è un incremento (valore dei consumi

La funzione logistica e il supply chain management

La funzione logistica

La Logistica Aziendale mira a realizzare le strategie per un’efficace ed efficiente distribuzione fisica dei prodotti, la quale – integrandosi con i processi di acquisizione dei materiali e delle merci e con i processi produttivi – consenta un elevato servizio alla clientela, la riduzione dei costi interni e di distribuzione nonché una maggiore capacità di reazione agli stimoli ambientali. Cioè ha il compito di collegare in modo efficiente l’acquisizione dei fattori produttivi, la produzione e la distribuzione dei prodotti finiti.
Ha il compito di programmare, organizzare e gestire:
La localizzazione, le dimensioni e la struttura dei magazzini aziendali;
Il trasferimento dei materiali e delle merci dai fornitori all’azienda;
Lo stoccaggio e la movimentazione interna dei materiali, dei prodotti finiti e semilavorati e delle merci;
La distribuzione fisica dei prodotti e delle merci dall’azienda alla clientela.

Imprese industriali:
La logistica in entrata: approvvigionamento dei materiali, affinché questi giungano in azienda secondo le quantità e i tempi programmati;
La logistica interna: spostamento dei materiali, a particolari layout di macchine, impianti e scorte che permettano di svolgere la produzione senza interruzioni o tempi morti;
La logistica in uscita: consegna delle merci o dei prodotti ai clienti, nei tempi e nei luoghi stabiliti, sostenendo il minimo costo e garantendo loro la massima soddisfazione.

Imprese mercantili: si hanno solo la logistica in entrata (struttura, organizzazione e gestione del magazzino) e in uscita (gestione delle vendite).

Il flusso dei beni e il flusso informativo hanno andamenti opposti:
Il flusso fisico: inizia con l’acquisto dei materiali o delle merci dai fornitori e termina con la vendita dei prodotti o delle merci ai clienti;
Il flusso informativo: parte dalle indagini di mercato sui gusti, bisogni e aspettative dei potenziali clienti, determina la produzione e si riflette poi sugli ordini da trasmettere ai fornitori.
La logistica integrata avviene quando i due flussi sono organizzati in modo tale che le aree aziendali interessate (approvvigionamento, stoccaggio, produzione, vendite) siano fra loro connesse in modo efficace e razionale.
Per ottenere un buon livello di servizio alla clientela, deve svolgere una serie di attività connesse tra loro al minor costo possibile.

Il Supply Chain Management (gestione della catena di fornitura)

Il Supply Chain Management punta a creare e ottimizzare i legami e il coordinamento tra i processi interni dell’impresa e i processi di altre aziende con cui essa entra in rapporto (fornitori e clienti) con l’obiettivo di massimizzare il livello del servizio al cliente finale rendendo minimi i costi operativi e il capitale sociale.
Elemento fondamentale è la collaborazione che deve instaurarsi lungo tutta la catena fornitura – produzione – distribuzione, che consente all’impresa di convogliare energie e risorse sulla propria attività principale, affidando ai terzi lo svolgimento di alcune fasi del processo logistico aziendale.
Con la terziarizzazione dei servizi logistici l’impresa affida a operatori esterni specializzati la gestione di una o più attività accessorie in un rapporto di partnership aziendale con l’obiettivo sia di ottimizzare i tempi e i costi della movimentazione delle merci e dei prodotti sia di migliorare l’efficienza e il servizio reso al cliente.

La struttura e le funzioni del magazzino

Il magazzino è una struttura logistica formata da fabbricati, aree, attrezzature e personale, in grado di ricevere merci, materie prime, materiali di consumo, prodotti finiti ecc… custodendoli e conservandoli per renderli disponibili, al momento opportuno, per la produzione o per la vendita alla clientela. La struttura e l’organizzazione del magazzino di un’azienda possono essere diverse a seconda delle dimensioni ecc… infatti un’azienda può averne uno solo o di più in luoghi diversi. Se poi le attività logistiche sono esternalizzate il magazzino diventa mobile e può essere spostato da un luogo a un altro.
La funzione del magazzino è quella di assicurare ai processi di produzione e a quelli di vendita i flussi di beni sufficienti a garantire il regolare svolgimento dell’attività aziendale.

Il magazzino nelle imprese mercantili

Le imprese mercantili acquistano e poi rivendono merci senza sottoporle a significativi processi di trasformazione materiale. La loro struttura fisica dei magazzini è caratterizzata dalle seguenti tre “aree” fondamentali:
L’area di ricevimento: è uno spazio attrezzato al quale accedono i mezzi di trasporto per lo scarico delle merci in arrivo;
L’area di stoccaggio: è il luogo organizzato e attrezzato in cui le merci vengono conservate in attesa della vendita e del conseguente inoltro ai clienti;
L’area di spedizione: è la zona dove le merci vengono predisposte per essere caricate sugli automezzi aziendali e trasportate ai magazzini dei clienti, oppure per essere prelevate direttamente dai clienti o consegnate ai vettori incaricati del trasporto.
La funzione del magazzino è quella di svincolare la fase dell’approvvigionamento da quella della vendita. Infatti la volontaria costituzione di scorte permette alle aziende mercantili:
Di acquistare le merci quando le condizioni di mercato sono più favorevoli;
Di soddisfare senza interruzioni le richieste della clientela.

Il magazzino nelle imprese industriali

Le imprese industriali sono caratterizzate da complessi processi di trasformazione fisico-tecnica. Hanno diversi tipi di scorte:
Scorte di materie prime e sussidiarie, di componenti e di semilavorati cioè di beni destinati a essere impiegati nei processi di lavorazione;
Scorte di prodotti finiti e di sottoprodotti cioè beni destinati alla vendita.
In queste imprese, sarà necessario progettare una suddivisione del magazzino sia in senso funzionale sia in senso spaziale.
La funzione del magazzino consiste nello svincolare l’andamento temporale della produzione dall’approvvigionamento delle materie e nello svincolare i ritmi della produzione dall’andamento delle vendite. Evitando e riducendo:
Le sottoutilizzazioni delle energie umane e dei beni strumentali e le diseconomie;
Il rischio di non riuscire a soddisfare totalmente le richieste della clientela.
La formazione di scorte di prodotti finiti permette un andamento abbastanza uniforme della produzione, una minore variabilità nel grado di sfruttamento della capacità produttiva. Le imprese che producono “per il magazzino” possono dimensionare la capacità produttiva dei loro impianti sulla domanda mediamente prevista.
Nelle imprese industriali che producono beni i reparti sono generalmente i seguenti:
Reparto ricevimento;
Reparto stoccaggio prodotti finiti;
Reparto controllo merceologico;
Reparto spedizione;
Reparto stoccaggio materie;
Reparto gestione scorte.

Le scorte: tipologie e costi di gestione degli stock

Classificazione delle scorte

Il termine scorte (o stock) indica la quantità di beni che in un determinato momento si trovano in giacenza nei magazzini, in attesa di essere utilizzati nei processi produttivi o di essere distribuiti alla clientela. Le scorte di magazzino possono essere classificate:
Secondo la loro natura si hanno:
Scorte di materie prime, di materie sussidiarie e di componenti;
Scorte di imballaggi e di materiali di consumo;
Scorte di pezzi di ricambio di impianti, macchinari e altri beni strumentali;
Scorte di semilavorati;
Scorte di prodotti finiti, di sottoprodotti, di residui di lavorazione.
Secondo la loro provenienza si distinguono in:
Scorte prodotte internamente (es: prodotti finiti);
Scorte di origine esterna (es: materie acquistate sui mercati: imballaggi, materie).
Secondo le loro dimensioni (livello quantitativo) possono essere:
Scorte funzionali;
Scorte di sicurezza;
Scorte effettive.

Scorte funzionali, scorte di sicurezza e scorte effettive

La scorta funzionale è quella che consente un continuo e regolare svolgimento dei processi produttivi e una puntuale evasione degli ordini di vendita, cercando di minimizzare i costi connessi al magazzino e assicurare continuità ed efficienza all’attività aziendale. Questa dovrà essere stabilita considerando un certo margine di sicurezza.
La scorta di sicurezza è la parte di scorta funzionale che esprime il livello al di sotto del quale gli stock di materiali e gli stock di prodotti non devono scendere per non rischiare l’interruzione dei processi produttivi e dei processi di vendita. Ha il compito di fronteggiare il rischio di rottura degli stock (esaurimento delle scorte).
La scorta effettiva esprime la quantità di materiali destinati alla produzione o la quantità di beni da vendita che in un dato momento risulta effettivamente a disposizione dell’azienda. Questa può essere maggiore o minore della scorta funzionale a seconda di un rialzo o un ribasso dei prezzi. Quando le scorte effettive raggiungono volumi superiori a quelle delle scorte funzionali, le quantità eccedenti vengono dette scorte speculative.

I costi delle scorte

Più elevato è il volume delle scorte e quanto più lunghi sono i tempi di sosta dei beni in azienda, tanto maggiore è il fabbisogno finanziario e tanto maggiori sono i costi che il magazzino comporta. I costi si dividono in tre categorie:
Oneri finanziari: interessi calcolati sul capitale investito nelle scorte;
Costi relativi alla struttura fisica e al funzionamento del magazzino: es: ammortamenti, i fitti passivi e i canoni di leasing, l’illuminazione, salari e stipendi, premi di assicurazione ecc…
Perdite di valore: cali, furti, deterioramento, alterazioni, obsolescenza commerciale.

La politica delle scorte e il just in time

La politica delle scorte è l’insieme delle scelte gestionali con cui il management regola i flussi in entrata e i flussi in uscita relativi ai materiali impiegati nella produzione e ai prodotti ottenuti, per governare razionalmente le quantità e i tempi di permanenza di tali beni nei magazzini aziendali. L’obiettivo è la ricerca di un punto di equilibrio tra due opposte esigenze:
Rendere minimi i costi connessi alla gestione del magazzino;
Garantire i livelli di produzione programmati e cioè la continuità e la tempestività del servizio alla clientela.

La politica delle scorte riguarda un sistema di scelte che si ricollegano ad altre decisioni riguardanti:
La politica degli acquisti: scelte relative alla modalità, ai tempi e alle quantità degli approvvigionamenti da effettuare;
La politica della produzione: definizione dei ritmi di lavorazione, degli strumenti produttivi da utilizzare;
La politica delle vendite: definire a chi vendere, come, quanto. Questo presuppone:
Un’accurata analisi della domanda di mercato;
Un’attenta analisi della clientela.

Gli obiettivi della politica delle scorte

Gli obiettivi della gestione delle scorte sono:
Assicurare continuità e tempestività di svolgimento ai processi tecnici di produzione;
Assicurare una continua e tempestiva alimentazione dei processi di vendita: puntuale evasione degli ordini della clientela;
Ottenere le migliori condizioni di approvvigionamento;
Ridurre al minimo i costi connessi al mantenimento delle scorte.
Per raggiungere tali obiettivi, è necessario risolvere numerosi problemi con queste soluzioni:
Predisporre un’organizzazione dei magazzini che sia funzionale, razionale ed efficiente;
Redigere piani di acquisto che siano coerenti con la prevista dinamica della produzione e delle vendite;
Ricercare un equilibrio rapporto tra i costi e i rischi della permanenza delle scorte in magazzino e i benefici che derivano dal puntuale soddisfacimento delle esigenze della produzione e della clientela.

Gli strumenti

Gli strumenti gestionale che consentono un efficace controllo sui processi di formazione delle scorte e sul loro livello sono:
La formulazione dei piani d’acquisto;
La determinazione del lotto economico di acquisto;
La determinazione del punto di riordino;
Il calcolo degli indici di rotazione delle scorte.

Il just in time

Il just in time è un principio generale che si concretizza nel tentativo di azzerare o comunque di ridurre al minimo, nei vari stadi del processo produttivo, i tempi di attesa dei materiali e dei componenti, facendoli giungere alla linea di produzione “al momento giusto”, minimizzando – di conseguenza – anche la necessità di creare scorte di magazzino. È una propria filosofia di produzione il cui scopo è quello di azzerare le scorte.
Materie prime e sussidiarie: devono arrivare in azienda solo nel momento e nella quantità in cui devono essere impiegate nella produzione;
Reparti produttivi: ognuno deve svolgere la propria attività rendendo disponibili i semilavorati o i prodotti di sua fabbricazione nel momento e nella quantità in cui servono al reparto che deve proseguirne la lavorazione;
Prodotti finiti: devono uscire dai reparti produttivi nel momento e nella quantità in cui servono per la vendita.

La realizzazione del just in time prevede alcune condizioni:
La flessibilità degli impianti;
Una capacità produttiva di riserva;
Lo sforzo verso la qualità (standard qualitativo).
Richiede poi un particolare ambiente aziendale, dove esiste un forte spirito di collaborazione tra l’azienda e i suoi fornitori.
Il just in time consente:
Consente di rispondere in modo più efficace alle esigenze della clientela attraverso la politica della qualità;
Tende ad azzerare o diminuire le scorte giacenti in magazzino, abbassando i rischi di deterioramento e di obsolescenza delle stesse;
Riduce notevolmente gli oneri finanziari.

La funzione approvvigionamenti e i piani di acquisto

La funzione approvvigionamenti è un insieme di attività rivolte ad acquistare da terzi nelle quantità e nei tempi previsti, i beni e i servizi necessari per la gestione. È svolta dagli Uffici acquisti che possono essere inquadrati nell’ambito della Direzione commerciale e della Direzione acquisti. I compiti che deve svolgere sono:
Individuare i mercati di approvvigionamento e i possibili fornitori;
Selezionare i fornitori, stipulare i contratti e curarne l’esecuzione;
Coordinare gli acquisti con le esigenze della produzione o delle vendite, a seconda dei casi.

I piani d’acquisto si inseriscono nella generale programmazione d’impresa (budget settoriali).
La formulazione dei piani d’acquisto si fonda sulla previsione delle vendite e avviene mediante un processo logico.
Nelle imprese mercantili l’approvvigionamento delle merci viene determinato:
Quantità di merci da acquistare = quantità di merci da preventivo delle vendite + scorte finali di merci preventivate – scorte iniziali di merci in magazzino
Nelle imprese industriali si definiscono i fabbisogni di materiali e gli approvvigionamenti da effettuare:
Budget delle vendite di prodotti: volumi di vendita x prezzo unitario di vendita = ricavi di vendita previsti
Budget della produzione: volumi di prodotti di cui è prevista la vendita + scorte finali preventivate di prodotti – scorte iniziali di prodotti in magazzino = quantità di prodotti da fabbricare
Budget dei fabbisogni di materiali: quantità da produrre x consumi di materie per unità prodotte = fabbisogno di materie
Piano di acquisto dei materiali: fabbisogno di materie per la produzione + scorte finali preventivate di materie – scorte iniziali di materie in magazzino = quantità di materie da acquistare

Il lotto economico di acquisto e il punto di riordino
Il problema della gestione delle scorte è questo:
Quanto ordinare
Quando ordinare

Il lotto economico di acquisto è la quantità di merci o di materiali che ogni volta è opportuno ordinare per rendere minima la combinazione dei costi totali che l’azienda deve sostenere per il loro approvvigionamento (costi di ordinazione) e di quelli di conservazione delle scorte in magazzino (costi di stoccaggio).
Quantità ottimale da ordinare ogni volta per minimizzare i costi di gestione degli ordini e i costi di stoccaggio.

I costi di ordinazione sono per la maggior parte quelli fissi: costi per la ricerca del fornitore, i costi per il controllo delle merci…
I costi di stoccaggio sono per la maggior parte quelli variabili: costi di gestione del magazzino come l’ammortamento, il personale, costi per le assicurazioni contro furti e incendi…

Lotto economico d’acquisto: Qx =√2F∙C"o"
M ∙P
QX = lotto economico
F = fabbisogno annuo della merce o del materiale considerato
F/QX = numero degli ordini da effettuare ogni anno
CO = costo fisso di ogni ordinazione di merce o di materiale
m = costo annuo unitario di stoccaggio
P = prezzo unitario di acquisto

Il punto di riordino

Il punto di riordino di una data merce è il livello di scorta esistente in magazzino raggiunto il quale si rende necessario effettuare un nuovo ordine di acquisto di quella merce o di quella materia presso i fornitori prescelti. È compito del management trovare la quantità di merce o di materiali in corrispondenza della quale l’Ufficio magazzino deve comunicare all’Ufficio acquisti l’esigenza di avviare la procedura di riapprovvigionamento.
Può succedere che ci sia una rottura degli stock, cioè nel momento in cui si esauriscono le scorte e quindi con l’impossibilità di fronteggiare le richieste della clientela o di alimentare la produzione.
Il punto di riordino dipende da:
Il tempo di riordino espresso in giorni (gr)
L’entità media dei prelievi o consumi giornalieri (Cg)
Il livello a cui si colloca la scorta di sicurezza (Ss)

Il punto di riordino è dato dal livello di scorta corrispondente alla quantità di beni di cui si prevede la vendita o l’utilizzo produttivo durante il tempo di riordino, aumentata di una quantità pari alla scorta di sicurezza: Punto di riordino = Cg ∙gr + SS

L’indice di rotazione delle scorte

L’indice di rotazione delle scorte indica il numero di colte in cui, in un determinato periodo di tempo, avviene il completo rinnovo degli stock di una data merce o di una certa materia prima, oppure del magazzino nel suo complesso.

Indice di rotazione a quantità

L’indice di rotazione a quantità fisiche = Totale delle quantità vendute (o utilizzate)
Scorta media

Indice di rotazione a valori

L’indice di rotazione = Costo delle merci vendute
Costo della scorta media

Considerando un periodo annuale, la rotazione del magazzino si determina:
Calcolo del costo del venduto = Esistenze iniziali + Acquisti di merci – Rimanenze finali
Calcolo del costo della scorta media, di cui possono essere noti:
I valori giornalieri = ∑_(k=1)^365▒Rk
365
I valori risultanti alla fine di ogni mese = ∑_(k=1)^13▒Rk
13
Solo i valori relativi alle scorte iniziali (EI) e alle scorte finali (RF) = EI + RF
2

Effetti del rapido rinnovo delle scorte

Non esiste un indice di rotazione ottimale che sia valido per tutte le aziende, tuttavia un indice di rotazione elevato produce effetti positivi:
Sul piano finanziario: minori capitali investiti in scorte
Sul piano reddituale: minori oneri finanziari e i minori costi di gestione del magazzino

Una troppa lenta sostituzione degli stock in magazzino, comporta elevati oneri finanziari, effettivi o figurativi, sugli investimenti in scorte.
Il lento rigiro delle scorte rappresenta un notevole fattore di rischio connesso a:
Eventuali ribassi dei prezzi di mercato
Possibili mutamenti nella domanda e conseguente obsolescenza dei beni in giacenza.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il metodo del costo medio ponderato e come viene applicato nella contabilità di magazzino?
  2. Il metodo del costo medio ponderato valuta le merci vendute e le materie impiegate nei processi produttivi in base alla media ponderata dei costi di acquisto. Può essere applicato in modo "progressivo" o continuo, aggiornando il costo medio ad ogni nuovo acquisto, o per periodo, calcolando il costo medio alla fine di un periodo specifico.

  3. Come funzionano i metodi FIFO e LIFO nella gestione delle scorte di magazzino?
  4. Il metodo FIFO (primo entrato, primo uscito) prevede che le merci entrate per prime siano le prime a uscire, mentre il metodo LIFO (ultimo entrato, primo uscito) prevede che le ultime merci acquistate siano le prime a essere utilizzate o vendute.

  5. Qual è l'importanza delle rimanenze di magazzino nel bilancio d'esercizio?
  6. Le rimanenze di magazzino rappresentano componenti positivi di reddito e elementi attivi del patrimonio di funzionamento. Devono essere valutate con prudenza, iscritte al costo di acquisto o di produzione, e confrontate con il valore di realizzazione per scegliere il minore dei due.

  7. Quali sono le funzioni principali della logistica aziendale?
  8. La logistica aziendale si occupa di programmare, organizzare e gestire la localizzazione, le dimensioni e la struttura dei magazzini, il trasferimento e lo stoccaggio dei materiali, e la distribuzione fisica dei prodotti, con l'obiettivo di ridurre i costi e migliorare il servizio alla clientela.

  9. Cos'è il just in time e quali benefici offre alle aziende?
  10. Il just in time è una filosofia di produzione che mira a ridurre al minimo le scorte di magazzino, facendo arrivare i materiali e i componenti alla linea di produzione "al momento giusto". Offre benefici come la riduzione dei rischi di deterioramento delle scorte, minori oneri finanziari e una risposta più efficace alle esigenze della clientela.

Domande e risposte