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Sintesi

Fatti economici e scienza economica



Attività economiche

L'azione economica è un'azione che prevede la soddisfazione dei desideri dell'uomo attraverso l'utilizzo di mezzi che scarseggiano con l'uso e che si procurano compiendo dei sacrifici.
Generalizzando, sono attività che per dare un certo utile richiedono un costo dato che i mezzi occorrenti sono scarsi. Per questo ci si pone delle scelte per soddisfare al meglio le esigenze con il minimo costo.
Attività economiche quindi sono : il consumo, per il quale si intende l'utilizzo di mezzi non gratuiti per il soddisfacimento dei bisogni; la produzione, infatti data la scarsità dei beni di consumo, l'uomo cerca di aumentarne la quantità, quindi di rendere disponibili sempre i beni che naturalmente non lo sarebbero e per far ciò occorre un mezzo oneroso; lo scambio con il quale cedo un bene a me non utile, ma che lo può essere per qualcun'altro, in cambio di ciò che mi serve.
Per queste attività l'uomo segue il principio edonistico, quindi l'ottenimento massimo con il minimo costo.

Scienza economica: suoi scopi e suoi campi d'indagine

L'economia non ha nulla a che vedere con l'etica, la religione e la morale. Non s'interessa degli scopi dei beni.
La definizione più appropriata di economia è che è la scienza che studia come impiegare nel modo migliore le limitate risorse disponibili per il raggiungimento del massimo benessere degli individui e della collettività .
Si distingue in :
- economia pura: cerca di formulare leggi le quali interpretano il comportamento degli uomini che cercano il raggiungimento del massimo benessere personale consentito della limitata quantità dei mezzi disponibili.
-economia applicata: analizza i fatti e suggerisce le migliori azioni da eseguire per raggiungere gli obiettivi.
Politica economica
è la scienza che si occupa dell'amministrazione della polis, degli interessi della società. I problemi economici della collettività possono essere affrontati secondo due visioni:
-pensiero liberistico: difendeva l'iniziativa privata e sosteneva che gli spontanei impulsi individuali davano maggior benessere collettivo. Da esso deriva il sistema economico del capitalismo.
-pensiero collettivistico: sosteneva che il solo ente che poteva dare benessere generale equamente distribuito era lo Stato. Da esso deriva il comunismo.

Microeconomia e macroeconomia

- la microeconomia si occupa dei problemi che riguardano gli operatori singoli. Ne studia i comportamenti e suggerisce le azioni più opportune.
- la macroeconomia si occupa delle conseguenze delle azioni degli operatori aggregati. Studia l'interpretazione degli eventi globali e suggerisce soluzioni utili.

Metodi e strumenti di studio dell'economia
per formulare le leggi,la scienza dell'economia adotta due metodi:
- metodo deduttivo : si basa su fatti certi che hanno cause e conseguenze; si basa su ragionamenti matematici.
-metodo induttivo : osserva dei fenomeni che hanno dei fattori di causa e effetto costanti e cerca delle leggi che li giustifichino.
L'economia quindi si serve dell'osservazione e del ragionamento, quindi della statistica economica e della matematica. Queste due materie vengono utilizzate nell'ambito dell'econometria la quale misura gli avvenimenti economici.

Sintesi storica delle dottrine economiche

Mercantilismo e fisiocrazia

Circa nel 1750 si afferma la teoria del mercantilismo sostenuta da Colbert e Cromwell, i quali pensavano che il possesso di oro e argento fosse l'unica fonte di ricchezza per gli stati. Inoltre essi dovevano soltanto favorire le uscite delle merci e non le entrate.
Circa nel 1850 si affermò la fisiocrazia i cui fisiocrati sostenevano che la vera ricchezza era data dalla terra. Gli agricoltori erano tenuti a produrre un sovrappiù (prodotto netto) utile ad altre attività. Questa ricchezza era possibile grazie a delle leggi naturali immodificabili, le quali furono fatte valere anche per l'uomo, il quale poteva agire senza interferenze da parte dello stato (principio del liberismo economico).

Scuola economica classica

Fu la prima vera scuola economica nata alla fine del 1700 in Inghilterra. Rappresentata da Malthus, Ricardo,... fu la fondatrice del pensiero liberistico e si basava sul principio che le azioni individuali volte alla ricerca del massimo benessere determina un equilibrio che assicura beneficio per tutta la collettività e questo lo stato non poteva interferire nei fatti economici.

Scuola storica, marxismo e scuola cristiana

In opposizione con la scuola classica.
La scuola storica riteneva che le leggi economiche non avessero validità in ogni luogo e tempo; si potevano ricavare solo induttivamente delle leggi applicabili a determinate situazioni
Il marxismo fondato da Karl Marx , sosteneva che il valore dei beni dipendeva dal lavoro. Ma dato che il lavoro da ricchezza e solo una parte di essa torna sotto forma di salario al lavoratore, mentre il restante plus valore viene assorbito dagli imprenditori, il proletariato verrebbe sfruttato. Per questo la classe lavoratrice dovrebbe ribellarsi a ciò, prendere il potere e fondare il capitalismo di stato, cosicché diventando l'unico imprenditore di tute le attività economiche, dividerà in modo proporzionale la ricchezza in base alle esigenze. Da questo pensiero nascerà il comunismo.
La scuola cristiano-sociale era in contrapposizione sia con l'idea della scuola classica che con quella marxista. Essa cerca di conciliare le cose migliori di entrambi i pensieri : ammette la proprietà privata e l'importanza della libera iniziativa, ma ritiene indispensabile l'intervento dello stato per correggere eventuali squilibri.

Scuola neoclassica

La scuola neoclassica riafferma, in opposizione al marxismo, la validità dei principi liberistici. Viene anche chiamata scuola marginalistica perché alcuni studiosi volgono l'attenzione a una situazione limite o di marginalità dopo la quale le azioni delle persone non hanno benefici. Essa si basa su principi in base ai quali la società non è divisa in classi chiuse, ogni individuo cerca il massimo beneficio producendo beni capaci di soddisfare le esigenze del mercato. Si basa inoltre sul concetto marginalista per cui ogni azione economica che produce un beneficio (utilità) comporta un sacrificio (disutilità o costo) e la ripetizione di un'azione riduce progressivamente l'utilità aumentandone il costo, fino a raggiungere una situazione limite (o margine) nella quale l'utilità marginale uguaglia il costo marginale. L'equilibrio tra utilità marginale e costo marginale porta all'equilibrio tra quantità delle risorse disponibili e quantità impiegata , produzione e consumo.


Dal Keynes al pensiero economico contemporaneo

Dopo il neoclassicismo non ci furono altre vere e e scuole ma solo grandi economisti che suggerirono metodi da attuare per correggere degli squilibri favorendo lo sviluppo e promuovendo il benessere collettivo. Un esempio può essere la depressione economica del 29 negli stati uniti in cui Keynis si spinge ad analizzare gli effetti dei comportamenti della collettività e non dei singoli individui. Secondo lui si ha un equilibrio quando il numero di beni richiesti dalla popolazione è uguale al numero di beni prodotti dall impresa. Quindi si deve chiudere un flusso di ricchezza, cioè quella che passa dalle imprese alle famiglie sotto forma di beni e quella che ritorna alle imprese sotto forma di denaro. Per permettere questo c'è bisogno della domanda dei beni di consumo da parte delle famiglie e dei capitali da parte delle imprese. Questo flusso circolare si inceppa se manca domanda di consumo, e nasce cosi' uno squilibrio perchè sovrabbonda la produzione.
Per ridare impulso a un'economia stagnante deve intervenire lo stato promuovendo opere pubbliche che offrono e fanno aumentare i consumi, rilanciando l'occupazione . In questo modo anche le casse dello stato si colmeranno grazie alle nuove tasse sulle opere . Questa azione è nota come effetto moltiplicatore .
Estratto del documento

delle merci e non le entrate.

Circa nel 1850 si afferm la fisiocrazia i cui fisiocrati sostenevano che la

vera ricchezza era data dalla terra. Gli agricoltori erano tenuti a produrre un

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sovrappi (prodotto netto) utile ad altre attivit . Questa ricchezza era

possibile grazie a delle leggi naturali immodificabili, le quali furono fatte

valere anche per l'uomo, il quale poteva agire senza interferenze da parte dello

stato (principio del liberismo economico).

SCUOLA ECONOMICA CLASSICA

Fu la prima vera scuola economica nata alla fine del 1700 in Inghilterra.

Rappresentata da Malthus, Ricardo,... fu la fondatrice del pensiero liberistico

e si basava sul principio che le azioni individuali volte alla ricerca del

massimo benessere determina un equilibrio che assicura beneficio per tutta la

collettivit e questo lo stato non poteva interferire nei fatti economici.

SCUOLA STORICA, MARXISMO E SCUOLA CRISTIANA

In opposizione con la scuola classica. �

La scuola storica riteneva che le leggi economiche non avessero validit in ogni

luogo e tempo; si potevano ricavare solo induttivamente delle leggi applicabili

a determinate situazioni

Il marxismo fondato da Karl Marx , sosteneva che il valore dei beni dipendeva

dal lavoro. Ma dato che il lavoro da ricchezza e solo una parte di essa torna

sotto forma di salario al lavoratore, mentre il restante plus valore viene

assorbito dagli imprenditori, il proletariato verrebbe sfruttato. Per questo la

classe lavoratrice dovrebbe ribellarsi a ci , prendere il potere e fondare il

capitalismo di stato, cosicch diventando l'unico imprenditore di tute le

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attivit economiche, divider in modo proporzionale la ricchezza in base alle

esigenze. Da questo pensiero nascer il comunismo.

La scuola cristiano-sociale era in contrapposizione sia con l'idea della scuola

classica che con quella marxista. Essa cerca di conciliare le cose migliori di

entrambi i pensieri : ammette la propriet privata e l'importanza della libera

iniziativa, ma ritiene indispensabile l'intervento dello stato per correggere

eventuali squilibri.

SCUOLA NEOCLASSICA �

La scuola neoclassica riafferma,in opposizione al marxismo, la validit dei

principi liberistici. Viene anche chiamata scuola marginalistica perch alcuni

studiosi volgono l'attenzione a una situazione limite o di marginalit dopo la

quale le azioni delle persone non hanno benefici. Essa si basa su principi in

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base ai quali la societ non divisa in classi chiuse, ogni individuo cerca il

massimo beneficio producendo beni capaci di soddisfare le esigenze del mercato.

Si basa inoltre sul concetto marginalista per cui ogni azione economica che

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produce un beneficio (utilit ) comporta un sacrificio (disutilit o costo) e la

ripetizione di un'azione riduce progressivamente l'utilit aumentandone il

costo, fino a raggiungere una situazione limite (o margine) nella quale

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l'utilit marginale uguaglia il costo marginale. L'equilibrio tra utilit

marginale e costo marginale porta all'equilibrio tra quantit delle risorse

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disponibili e quantit impiegata , produzione e consumo.

DAL KEYNES AL PENSIERO ECONOMICO CONTEMPORANEO

Dopo il neoclassicismo non ci furono altre vere e e scuole ma solo grandi

economisti che suggerirono metodi da attuare per correggere degli squilibri

favorendo lo sviluppo e promuovendo il benessere collettivo. Un esempio pu

essere la depressione economica del 29 negli stati uniti in cui Keynis si spinge

ad analizzare gli effetti dei comportamenti della collettivit e non dei singoli

individui. Secondo lui si ha un equilibrio quando il numero di beni richiesti

dalla popolazione uguale al numero di beni prodotti dall impresa. Quindi si

deve chiudere un flusso di ricchezza, cio quella che passa dalle imprese alle

famiglie sotto forma di beni e quella che ritorna alle imprese sotto forma di

denaro. Per permettere questo c' bisogno della domanda dei beni di consumo da

parte delle famiglie e dei capitali da parte delle imprese. Questo flusso

circolare si inceppa se manca domanda di consumo, e nasce cosi' uno squilibrio

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perch sovrabbonda la produzione.

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