Concetti Chiave
- Il paesaggio agrario italiano è modellato da secoli di attività agricola e copre circa il 50% della superficie del paese.
- Le influenze greche nel paesaggio agrario includevano la divisione tra terre coltivate e incolte tramite siepi e muri, con campi di forma geometrica regolare.
- Nel periodo romano, l'introduzione delle "limitazio" portò alla suddivisione del suolo in "centuriae", quadrati destinati ai centurioni, favorendo una struttura ordinata del paesaggio.
- I romani costruirono strade e acquedotti che crearono una rete fitta, contribuendo alla chiusura dei campi con elementi di confine.
- Durante l'epoca romana, si sviluppò una maggiore consapevolezza e apprezzamento per il paesaggio estetico.
Paesaggio agrario nell'antichità
Il paesaggio agrario è quella forma che l’uomo, nel corso dei secoli e ai fini delle sue attività produttive agricole, imprime al paesaggio naturale. Circa il cinquanta per cento della superficie territoriale dell’Italia è occupata da attività agricola.
Le tracce che spesso ancora oggi ritroviamo e che caratterizzano il paesaggio rurale sono molto antiche e possono risalire fino al periodo greco o romano.
Durante il periodo greco il paesaggio agrario era caratterizzato dalla divisione tra le terre coltivate e incolti tramite siepi e muri; i campi presentavano delle forme geometriche regolari.
Venivano coltivate colture arboree come gli ulivi.
Durante il periodo romano furono effettuate delle modifiche sulla struttura del paesaggio; fra queste modifiche possiamo trovare le “limitazio”, che rappresenta la misurazione e la suddivisione del suolo che portava alla formazione delle “centuriae”, cioè si formavano dei quadrati di 740 metri di lato, pari quindi a circa cinquanta ettari, che erano destinati ai centurioni dell’esercito.
Durante il periodo romano furono anche costruite strade e acquedotti a maglia fitta; i campi romani erano chiusi, circondati da elementi di confine. In questo periodo si diffuse molto la consapevolezza per il bel paesaggio.