Concetti Chiave
- Il Purgatorio è la cantica del ricordo e del perdono, dove Dante riflette su amicizie passate e si prepara a rincontrare Beatrice, rappresentando l'arte e la misericordia divina.
- Situato su una montagna isolata in un oceano, il Purgatorio è il luogo dove le anime chiedono perdono a Dio, simboleggiando un viaggio di purificazione e conoscenza.
- L'antipurgatorio ospita le anime che devono attendere prima di iniziare la scalata purificatrice, inclusi personaggi come Catone e Manfredi, che riflettono sulla libertà e il pentimento.
- La scalata delle sette cornici permette alle anime di purificarsi dai sette peccati capitali, in un percorso di dolore mitigato dalla speranza del paradiso, con incontri più pacati rispetto alle altre cantiche.
- Giunto nel paradiso terrestre, Dante si confronta con Beatrice e riflette sulla corruzione della Chiesa e della politica, chiudendo il Purgatorio con un invito alla purezza e al viaggio verso le stelle.
Indice
Il Purgatorio: Ricordi e Perdono
Dopo le passioni dell’Inferno, il Purgatorio segna un tipo diverso di poesia: è la cantica del ricordo affettuoso delle amicizie e delle memorie giovanili. È anche la cantica dell’arte e dei ricordi poetici di gioventù, visto che Dante si prepara a rincontrare, alla fine del purgatorio, la sua Beatrice.
Infine, il purgatorio è il regno del perdono, della misericordia data e ricevuta nella luce di Dio. A sé sono gli ultimi canti, ambientati nel paesaggio della «divina foresta», l’Eden, il paradiso terrestre di cui parla la Bibbia. Qui lo scenario è più mistico, più religioso e simbolico: siamo ormai vicini al grande volo verso il paradiso.La Montagna del Purgatorio
Il purgatorio è un’altissima montagna protesa verso il cielo. Sorge su un’isola nel grande oceano, nell’emisfero disabitato perché tutto ricoperto dalle acque. Dante pone la montagna in una delle isole Fortunate, le Canarie, dove già gli antichi dicevano che si recassero le anime dopo la morte. Qui aveva puntato la prua la nave di Ulisse; qui era naufragato l’eroe, desideroso di conoscenza. Su quest’isola l’angelo nocchiero conduce coloro che sono morti chiedendo perdono a Dio, dopo averli raccolti alla foce del fiume Tevere. In questo stesso luogo giungono il poeta pellegrino e Virgilio, sbucando da sottoterra, dopo aver battagliato avventurosamente, aggrappati al vello di Lucifero, contro la forza di gravità.
L'Antipurgatorio e i Penitenti
La spiaggia dell’isola costituisce l’antipurgatorio: non è ancora purgatorio vero e proprio, ma il luogo dove le anime negligenti attendono il momento in cui potranno iniziare la scalata della montagna. Qui Dante incontra Catone, l’eroe romano che si tolse la vita a Utica (in Africa settentrionale) per non finire prigioniero di Giulio Cesare, suo grande nemico. Benché suicida, Dante lo celebra come il campione della libertà. Seguono gli incontri con i primi penitenti. Le anime di coloro che morirono scomunicati devono dimorare nell’antipurgatorio un tempo lungo trenta volte quello che vissero fuori della Chiesa. Seguono coloro che si pentirono solo all’ultimo istante di vita: devono rimanere sulla spiaggia tanto tempo quanto vissero. Nei due gruppi di ani- me vi sono Manfredi, Belacqua, Pia de’ Tolomei, Bonconte da Montefeltro, Sordello. Finita l’attesa, tutti costoro potranno finalmente affrontare la scalata delle sette cornici in cui si divide il monte.
La Scalata delle Sette Cornici
Salendo di cornice in cornice, gli spiriti (e Dante, pellegrino assieme a loro) purificano, sostando in ciascuna di esse un tempo che dipende dallo loro condotta in vita, i sette peccati capitali: la superbia, l’invidia, l’ira, l’accidia, l’avarizia, la gola, la lussuria. Ciascuna delle sette cornici è posta sotto il controllo di un angelo dalla spada fiammeggiante. Gli incontri purgatoriali risultano più pacati e spesso più commossi rispetto a quelli dell’inferno e anche del paradiso, dove la mente risulterà troppo occupata a lodare Dio per potersi abbandonare ai moti del cuore. Le pene risultano dolorose, anche se addolcite dalla speranza della prossima meta, cioè il paradiso che attende le anime penitenti alla fine della scalata. I superbi camminano sotto gravi pesi (tra loro, nel canto XI, il miniatore Oderisi da Gubbio, che ammonisce sulla vanità della gloria terrena); gli invidiosi (tra cui Sapìa e Guido del Duca) indossano il cilicio e hanno le palpebre cucite con filo di ferro; gli iracondi, come il dotto Marco Lombardo (canto XVI), sono avvolti in un denso fumo, che li acceca e li soffoca; gli accidiosi, che peccarono per scarso amore verso il bene, corrono senza tregua, gridando esempi di sollecitudine esaltata e di accidia punita; gli avari e i prodighi, tra cui Dante incontra papa Adriano V (canto XIX), sono distesi bocconi con le mani e i piedi legati a piangere e pregare. Le facce magre, consunte e scavate dalla fame dei golosi, come l’amico Forese Donati (canto XXIII-XXIV), suscitano viva pietà nel pellegrino. L’ultima schiera del monte è quella dei lussuriosi, che camminano attraverso le fiamme: così accade ai poeti Guido Gunizelli e Arnaut Daniel (canto XXVI).
Il Paradiso Terrestre e la Denuncia
In cima alla montagna si apre il paradiso terrestre (canti XXVII-XXXIII). Qui Virgilio si congeda e si fanno incontro a Dante una donna di sogno, Matelda, e Beatrice, che lo rimprovera con vibrante partecipazione perché lui s’è fatto traviare dopo la morte di lei. Dante se ne pente, immergendosi nel Lete, il fiume dell’oblio (dimenticanza), e nell’Eunoè, che ravviva la memoria della virtù. Assiste poi a una simbolica processione, nel corso della quale ode parole di vigorosa denuncia contro la corruzione della Chiesa di Roma e della corte di Francia, che tiene in ostaggio il papa ad Avignone. Malgrado il clima raddolcito del purgatorio, Dante non può tacere il proprio furore di uomo politico offeso dall’avidità dei potenti: tanto meno adesso, che è «puro e disposto a salire a le stelle» (canto XXXIII, v. 145) guidato da Beatrice.
In cima alla montagna si apre il paradiso terrestre (canti XXVII-XXXIII). Qui Virgilio si congeda e si fanno incontro a Dante una donna di sogno, Matelda, e Beatrice, che lo rimprovera con vibrante partecipazione perché lui s’è fatto traviare dopo la morte di lei. Dante se ne pente, immergendosi nel Lete, il fiume dell’oblio (dimenticanza), e nell’Eunoè, che ravviva la memoria della virtù. Assiste poi a una simbolica processione, nel corso della quale ode parole di vigorosa denuncia contro la corruzione della Chiesa di Roma e della corte di Francia, che tiene in ostaggio il papa ad Avignone. Malgrado il clima raddolcito del purgatorio, Dante non può tacere il proprio furore di uomo politico offeso dall’avidità dei potenti: tanto meno adesso, che è «puro e disposto a salire a le stelle» (canto XXXIII, v. 145) guidato da Beatrice.
Domande da interrogazione
- Qual è il tema principale del Purgatorio nella Divina Commedia di Dante?
- Dove si trova la Montagna del Purgatorio secondo Dante?
- Chi sono le anime che Dante incontra nell'Antipurgatorio?
- Come avviene la purificazione delle anime durante la Scalata delle Sette Cornici?
- Cosa accade a Dante nel Paradiso Terrestre?
Il Purgatorio è caratterizzato dal ricordo affettuoso delle amicizie e delle memorie giovanili, dall'arte e dai ricordi poetici, e dal tema del perdono e della misericordia nella luce di Dio.
La Montagna del Purgatorio si trova su un'isola nell'oceano, nell'emisfero disabitato, e Dante la colloca tra le isole Fortunate, le Canarie.
Nell'Antipurgatorio, Dante incontra anime negligenti, come Catone, e coloro che morirono scomunicati o si pentirono solo all'ultimo istante di vita, tra cui Manfredi, Belacqua, e Pia de’ Tolomei.
Le anime si purificano salendo di cornice in cornice, ognuna dedicata a uno dei sette peccati capitali, sotto la guida di angeli con spade fiammeggianti, e sostano in ciascuna cornice un tempo proporzionato alla loro condotta in vita.
Nel Paradiso Terrestre, Dante si congeda da Virgilio, incontra Matelda e Beatrice, si pente dei suoi errori immergendosi nel Lete e nell’Eunoè, e assiste a una processione simbolica che denuncia la corruzione della Chiesa di Roma e della corte di Francia.