Introduzione
È stato osservato che la descrizione del Purgatorio propriamente detto comincia con questo canto, dopo nove (numero per Dante particolarmente significativo) riservati al proemio della cantica e all'Antipurgatorio: analogamente, col canto X comincia la descrizione dell'Inferno più fondo, e, con un po di buona volontà, si può scorgere uno stacco anche nel canto X del Paradiso, dove comincia la trattazione dei cieli più alti (Pd X 7-8) e più puri da riflessi terreni.Può darsi che si tratti di simmetrie volute dal poeta, o anche di semplici coincidenze; ma anche nel primo caso, la simmetria non sarebbe che un'ulteriore (e non necessaria, perché il fatto è notorio e ovvio) testimonianza d'un gusto che Dante aveva in comune con l'età sua, e pertanto non significherebbe nulla di specifico, di veramente essenziale alla comprensione poetica e dottrinale del testo dantesco.
Il continuo della descrizione del canto I del Purgatorio
Nel canto I del Purgatorio si è detto quali siano la struttura generale del secondo regno e la distribuzione in esso delle tendenze peccaminose che, annullati col pentimento e il perdono di Dio gli specifici peccati, restano tuttavia da espiare. Qui va aggiunto che oltre alle pene, governate per lo più come le infernali dal contrapasso, gli spiriti conquistano il Paradiso col dolore per il male compiuto, e con la meditazione, stimolata da esempi loro in varie guise proposti, sulla bellezza della virtù opposta al vizio capitale di cui si sono macchiati, e sulla bruttezza e punizione del vizio stesso.Notevole che nel 2° verso del canto il poeta dica che la porta del Purgatorio è disusata, che si apre di rado (donde il rumore che produce ogni volta che si apre o si richiude), a causa del «mal amor» degli uomini. Quest'ultima spiegazione sarà poi ampiamente chiarita in Pg XVII 103 ss., dove è sviluppata la teoria dell'amore come sorgente d'ogni bene e d'ogni male nel mondo; qui è da sottolineare l'opinione di Dante circa lo scarso numero di uomini che riescono a salvarsi.
Il pessimismo di Dante
Essa nasce ovviamente dall'evangelico «molti sono i chiamati, pochi gli eletti», è ribadita anche in Pg XII 94: «A questo invito vengon molto radi», dice l'angelo dell'umiltà; e nell'Empireo Dante vede appunto che nel grande anfiteatro dei beati «poca gente più ci si disira» (Pd XXX 130-132). Tuttavia, anche questo è stato ben chiarito, tale pessimismo di Dante circa le tendenze degli uomini e quindi sulla loro sorte ultraterrena, è condizionato dalla sua fede nella misericordia di Dio, la quale «ha sì gran braccia, / che prende ciò che si rivolge a lei» (Pg III 122-123): addirittura sembra che il poeta abbia immaginato l'Antipurgatorio - come sappiamo, una regione della montagna destinata ai pentiti all'ultimo momento - proprio per insistere su questa inesauribile disponibilità divina, anche dando di questa, contro l'opinione comune, esempi clamorosi come quelli di Manfredi e di Bonconte.E poi descritta (7-18) la difficoltà della salita di Dante dalla porta lasciatasi alle spalle sino al primo girone, per uno stretto canalone tagliato nella montagna. Non è inutile osservare l'intima analogia tra questa salita e quella mediante la quale Dante dalla spiaggia dell'isola del Purgatorio s'inerpica faticosamente sulla montagna, verso le balze dell'Antipurgatorio (Pg IV 25 ss.).