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Concetti Chiave

  • Dante utilizza la metafora della "navicella del mio ingegno" per descrivere il passaggio dall'Inferno al Purgatorio, suggerendo un'elevazione sia del tema che del linguaggio.
  • Nella seconda terzina, Dante annuncia l'inizio del canto sul Purgatorio, dove le anime si purificano per diventare degne del Paradiso.
  • Le invocazioni a Calliope e alle Muse sottolineano l'importanza della poesia e della trasformazione artistica, facendo riferimento alla metamorfosi delle Piche.
  • La visione geocentrica di Dante nel Purgatorio descrive un paesaggio luminoso, simbolo della vicinanza a Dio, contrapposto al buio dell'Inferno.
  • Catone, figura paterna di reverenza, interroga Dante e Virgilio sulle loro motivazioni, mentre Virgilio spiega che il viaggio di Dante è guidato da forze divine per la ricerca della libertà.

“Per correr miglior acque alza le vele

omai la navicella del mio ingegno,

che lascia dietro a sé mar sì crudele

Indice

  1. Dante e le Metafore
  2. Invocazione alle Muse
  3. Visione Geocentrica e Astronomia
  4. Riferimenti Astronomici e Virtù Cardinali
  5. Incontro con Catone
  6. Dialogo con Catone
  7. Virgilio Spiega a Catone
  8. Virgilio e la Captatio Benevolentiae
  9. Marzia e le Leggi Eterne
  10. Catone Risponde a Virgilio
  11. Accesso al Purgatorio
  12. Discesa nell'Isola
  13. Dante e Virgilio Proseguono
  14. Virgilio Guida Dante
  15. Alba e Mare
  16. Purificazione di Dante
  17. Lido Deserto e Giunco

Dante e le Metafore

Dante usa sempre le metafore. “La navicella del mio ingegno”, è la propria mente, il suo intelletto. Egli vuole dire che la materia si eleva passando dall’inferno al purgatorio, quindi elevandosi si deve elevare anche il suo linguaggio e il suo ingegno. Il soggetto è la navicella che alza le vele per percorrere acque migliori, cioè il purgatorio.

e canterò di quel secondo regno

dove l’umano spirito si purga

e di salire al ciel diventa degno

Nella 2a terzina troviamo la protasi, quando dice “e canterò di quel secondo regno”.

Ma qui la morta poesì resurga,

o sante Muse, poi che vostro sono;

e qui Calïopè alquanto surga,”

“seguitando il mio canto con quel suono

di cui le Piche misere sentiro

lo colpo tal, che disperar perdono.

Invocazione alle Muse

Nella 3a e 4a terzina c’è l’invocazione. Egli fa riferimento all’opera metamorfosi, alla trasformazione che subirono le figlie del re di Macedonia Pierio che sfidarono nel canto le muse. Calliope, una musa, le vinse a nome di tutte le muse e per punire le ragazze le trasformò in tre piche, gazze. La punizione era quella di non poter più cantare. Dante invoca tutte le muse, in particolare Calliope, musa della poesia epica.

“la morta poesì”, cioè la poesia morta. Dice questo perché parte dall’inferno. Finisce l’invocazione ed inizia il canto.

Dolce color d’orïental zaffiro,

che s’accoglieva nel sereno aspetto

del mezzo, puro infino al primo giro,

a li occhi miei ricominciò diletto,

tosto ch’io usci’ fuor de l’aura morta

che m’avea contristati li occhi e ’l petto.

Visione Geocentrica e Astronomia

C’è la visione geocentrica, le informazioni astronomiche quindi sono false. Dante esce dall’inferno dove c’era tutto buio (buio=peccato) ed incomincia a vedere il dolce colore del cielo. Nel purgatorio c’è sempre una luce fioca (luce=Dio) perché si sta avvicinando a Dio. Ritorna la luce subito dopo l’inferno che gli aveva rattristato gli occhi ed il cuore.

Lo bel pianeto che d’amar conforta

faceva tutto rider l’orïente,

velando i Pesci ch’erano in sua scorta.

I’ mi volsi a man destra, e puosi mente

a l’altro polo, e vidi quattro stelle

non viste mai fuor ch’a la prima gente.

Riferimenti Astronomici e Virtù Cardinali

Fa riferimento al pianeta Venere che mostrava la costellazione del Pesci. Dante si rivolse verso destra e vede le 4 stelle dei virtù cardinali: prudenza, fortezza, giustizia e temperanza. Sono stelle che videro solo Adamo ed Eva. Ripensa all’altro polo, il polo nord.

Goder pareva ’l ciel di lor fiammelle:

oh settentrïonal vedovo sito,

poi che privato se’ di mirar quelle!

Com’io da loro sguardo fui partito,

un poco me volgendo a l’altro polo,

onde ’l Carro già era sparito,

Il cielo di quel Polo godeva della luce di quelle stelle e pensava al cielo dell’altro polo che ne era privato. Mentre pensava, rivolgendo di nuovo lo sguardo, il carro dell’orsa maggiore era già sparito.

vidi presso di me un veglio solo,

degno di tanta reverenza in vista,

che più non dee a padre alcun figliuolo.

Lunga la barba e di pel bianco mista

portava, a’ suoi capelli simigliante,

de’ quai cadeva al petto doppia lista. 36

Li raggi de le quattro luci sante

fregiavan sì la sua faccia di lume,

ch’i’ ’l vedea come ’l sol fosse davante.

Incontro con Catone

Compare Catone, c’è la sua descrizione fisica come fatto con Caronte nell’inferno. A differenza di lui che viene chiamato “vecchio”, il linguaggio si innalza e Dante lo chiama “veglio solo”. Egli compare come una figura paterna e degna di reverenza con la barba e i capelli lunghi brizzolati misti di pelo bianco e sul petto cadono due ciocche. Le luci delle 4 stelle lo illuminavano, tanto che pareva un sole, perché era dotato delle 4 virtù. In realtà nasce prima di Gesù.

“Chi siete voi che contro al cieco fiume

fuggita avete la pregione etterna?”,

diss’el, movendo quelle oneste piume.

Chi v’ ha guidati, o che vi fu lucerna,

uscendo fuor de la profonda notte

che sempre nera fa la valle inferna?

Son le leggi d’abisso così rotte?

o è mutato in ciel novo consiglio,

che, dannati, venite a le mie grotte?”

Dialogo con Catone

Catone chiede chi fossero loro (Dante e Virgilio), pensando che fossero anime fuggite dall’inferno.

Fa 2 domande: “chi vi ha guidati fin qui uscendo dall’inferno?” e “le leggi dell'abisso sono rotte o sono cambiate le leggi che i dannati vanno nei purgatori?”.

Lo duca mio allor mi diè di piglio,

e con parole e con mani e con cenni

reverenti mi fé le gambe e ’l ciglio.

Virgilio fa segno a Dante di inginocchiarsi e abbassare la testa e lo sguardo.

Poscia rispuose lui: “Da me non venni:

donna scese del ciel, per li cui prieghi

de la mia compagnia costui sovvenni.

Ma da ch’è tuo voler che più si spieghi

di nostra condizion com’ell’è vera,

esser non puote il mio che a te si nieghi.

Questi non vide mai l’ultima sera;

ma per la sua follia le fu sì presso,

che molto poco tempo a volger era.

Sì com’io dissi, fui mandato ad esso

per lui campare; e non lì era altra via

che questa per la quale i’ mi son messo.

Mostrata ho lui tutta la gente ria;

e ora intendo mostrar quelli spirti

che purgan sé sotto la tua balìa.

Com’io l’ ho tratto, saria lungo a dirti;

de l’alto scende virtù che m’aiuta

conducerlo a vederti e a udirti.

Or ti piaccia gradir la sua venuta:

libertà va cercando, ch’è sì cara,

come sa chi per lei vita rifiuta.

Virgilio Spiega a Catone

Risponde a Catone ritornando alla storia delle tre donne (Madonna, Santa Lucia, protettrice della vista e Beatrice, nella candida rosa) che si sono mosse e l’hanno chiamato per salvarlo essendo il suo modello poetico. Virgilio spiega come sono andate le vicende. Risponde alle domande dicendo che Dante non era mai morto ma per la sua crisi spirituale fu vicino alla morte e si perse. Fu mandato per questo da lui per salvarlo e l’unica strada da percorrere era quella passando per i 3 regni. Dante infatti all’inizio sale sul colle ma incontra le 3 fiere (lonza, leone e lupa), da questo momento intervengono le 3 donne e Virgilio, poi iniziano il viaggio. Dice di avergli mostrato la gente malvagia passando per l’inferno e ora intende passare per il purgatorio mostrandogli le anime sotto il suo controllo (di Catone) che si stanno purificando. Ribadisce che il suo viaggio è voluto da Dio e per questo motivo l’ha condotto fin lì.

Dato che Catone inizialmente era arrabbiato, Virgilio per convincerlo a farli passare dice che Dante fa il viaggio per cercare la libertà. Usa la captatio benevolentiae (catturare la benevolenza) che per Catone è la libertà, suo argomento debole in quanto muore per essa suicidandosi.

Virgilio e la Captatio Benevolentiae

Tu ’l sai, ché non ti fu per lei amara

in Utica la morte, ove lasciasti

la vesta ch’al gran dì sarà sì chiara.75

Virgilio continua a parlare con Catone, Dante è ancora inginocchiato con la testa abbassata, dice che lui sa quanto è amara la morte dove egli lasciò la veste (il corpo) che al gran dì/giorno (giorno del giudizio universale) si chiara (si ricongiunge all’anima).

Marzia e le Leggi Eterne

Non son li editti etterni per noi guasti,

ché questi vive e Minòs me non lega;

ma son del cerchio ove son li occhi casti78

di Marzia tua, che ’n vista ancor ti priega,

o santo petto, che per tua la tegni:

per lo suo amore adunque a noi ti piega.81

Lasciane andar per li tuoi sette regni;

grazie riporterò di te a lei,

se d’esser mentovato là giù degni".84

Continua spiegando che gli editti infernali non erano cambiati in quanto Dante era vivo e Minosse (giudice infernale che girava la coda) non aveva potere su di lui perché faceva parte del Limbo, dove si trovavano le anime morte prima di Cristo e anche Marzia, moglie di Catone. Fa un’altra captatio benevolentiae citando Marzia che lui amò tanto da lasciarla andare (lei in vita si innamorò di Ortensio, quand’egli muore lei ritorna da Catone e lui la accoglie) e lei ancora oggi lo pregava. Se lui concedeva il libero passaggio per i 7 regni/cornici lui porterà grazie al suo nome alla moglie.

"Marzïa piacque tanto a li occhi miei

mentre ch’i’ fu’ di là", diss’elli allora,

"che quante grazie volse da me, fei.87

Or che di là dal mal fiume dimora,

più muover non mi può, per quella legge

che fatta fu quando me n’usci’ fora.90

Ma se donna del ciel ti move e regge,

come tu di’, non c’è mestier lusinghe:

bastisi ben che per lei mi richegge.93

Catone Risponde a Virgilio

Catone risponde che non c’era bisogno di nominare Marzia in quanto lei appartenendo al limbo e lui al purgatorio non gli fa più effetto trovandosi aldilà dell’Acheronte per via di una legge. Inoltre se è vero che è una donna dal cielo che guida il viaggio non c’era bisogno di lusingare ma bastava citare questa donna (Beatrice) e chiedere di passare.

Accesso al Purgatorio

Va dunque, e fa che tu costui ricinghe

d’un giunco schietto e che li lavi ’l viso,

sì ch’ogne sucidume quindi stinghe;96

ché non si converria, l’occhio sorpriso

d’alcuna nebbia, andar dinanzi al primo

ministro, ch’è di quei di paradiso.99

Li fa accedere invitando Virgilio a lavare il viso a Dante dalla sporcizia della fuliggine infernale perché non converrebbe avere gli occhi coperti dalla nebbia infernale davanti al primo ministro del Paradiso.

Discesa nell'Isola

Questa isoletta intorno ad imo ad imo,

là giù colà dove la batte l’onda,

porta di giunchi sovra ’l molle limo:102

null’altra pianta che facesse fronda

o indurasse, vi puote aver vita,

però ch’a le percosse non seconda.105

Poscia non sia di qua vostra reddita;

lo sol vi mosterrà, che surge omai,

prendere il monte a più lieve salita".108

Li fa scendere attraverso l’isola nella parte più bassa del purgatorio, colpita dalle onde e ricca di giunchi (simbolo umiltà e purezza), solo loro resistono alle onde. Al ritorno non devono tornare più indietro dalle sue parti, ma trovare un’altra strada indicata dalla luce del sole per salire il monte.

Dante e Virgilio Proseguono

Così sparì; e io sù mi levai

sanza parlare, e tutto mi ritrassi

al duca mio, e li occhi a lui drizzai.111

Una volta smesso di parlare sparì, così Dante si sollevò senza parlare, poi si avvicina a Virgilio e rivolse a lui gli occhi: Dante qui ha paura e Virgilio fa da figura paterna protettiva.

Virgilio Guida Dante

El cominciò: "Figliuol, segui i miei passi:

volgianci in dietro, ché di qua dichina

questa pianura a’ suoi termini bassi".114

Virgilio dice di seguirlo (è la 2a volta che lo fa) tornando indietro.

Alba e Mare

L’alba vinceva l’ora mattutina

che fuggia innanzi, sì che di lontano

conobbi il tremolar de la marina.117

Noi andavam per lo solingo piano

com’om che torna a la perduta strada,

che ’nfino ad essa li pare ire in vano.120

Intanto c’erano le prime luci dell’alba e da lontano Dante iniziava a vedere il mare. C’è una similitudine: loro stavano andando per un luogo solitario come quando un uomo tornava verso la strada che aveva perso e finché non la trovava gli sembrava di camminare inutilmente.

Purificazione di Dante

Quando noi fummo là ’ve la rugiada

pugna col sole, per essere in parte

dove, ad orezza, poco si dirada,123

ambo le mani in su l’erbetta sparte

soavemente ’l mio maestro pose:

ond’io, che fui accorto di sua arte,126

porsi ver’ lui le guance lagrimose;

ivi mi fece tutto discoverto

quel color che l’inferno mi nascose.129

Quando furono lì, il maestro pose entrambe le mani sull’erba e così fece anche Dante e appoggiò su di lui le sue guance lacrimose e Virgilio lo pulì dalla sporcizia dell’inferno.

Lido Deserto e Giunco

“Venimmo poi in sul lito diserto,

che mai non vide navicar sue acque

omo, che di tornar sia poscia esperto.132

Quivi mi cinse sì com’altrui piacque:

oh maraviglia! ché qual elli scelse

l’umile pianta, cotal si rinacque135

subitamente là onde l’avelse.”

Giunsero poi su un lido deserto che non vide mai un uomo navigare le sue acque e tornare indietro (riferimento ad Ulisse che desiderò partire per nuove avventure verso lo stretto di Gibilterra ma non riesce ad andare oltre). Qui Virgilio gli passa il giunco sul viso come Catone gli aveva detto di fare e che meraviglia che era, quando il maestro non appena strappò la pianta ne nacque un’altra nello stesso punto e l’onda subito la strappò.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato della metafora "la navicella del mio ingegno" usata da Dante?
  2. Dante usa la metafora "la navicella del mio ingegno" per rappresentare la sua mente e il suo intelletto, indicando che il suo pensiero e linguaggio devono elevarsi mentre passa dall'inferno al purgatorio.

  3. Qual è l'importanza dell'invocazione alle Muse nel testo di Dante?
  4. L'invocazione alle Muse, in particolare a Calliope, è importante perché Dante chiede ispirazione per il suo canto, facendo riferimento alla trasformazione delle figlie di Pierio in gazze come punizione per aver sfidato le Muse.

  5. Come viene rappresentata la visione geocentrica e l'astronomia nel testo?
  6. Dante descrive una visione geocentrica, con riferimenti astronomici come il pianeta Venere e la costellazione dei Pesci, e menziona le quattro stelle che rappresentano le virtù cardinali, visibili solo ad Adamo ed Eva.

  7. Qual è il ruolo di Catone nel dialogo con Dante e Virgilio?
  8. Catone appare come una figura paterna e degna di reverenza, interrogando Dante e Virgilio sulla loro presenza e guidandoli nel purgatorio, mentre Virgilio spiega la missione divina di Dante e usa la captatio benevolentiae per ottenere il permesso di passare.

  9. Qual è il simbolismo del giunco e della purificazione di Dante?
  10. Il giunco simboleggia umiltà e purezza, e la purificazione di Dante avviene quando Virgilio gli lava il viso dalla sporcizia infernale, preparandolo per il viaggio nel purgatorio, come richiesto da Catone.

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