Concetti Chiave
- Dante e Virgilio arrivano al Purgatorio, dove incontrano le anime pentite in attesa di purificarsi.
- Tra queste anime, Dante incontra Manfredi, figlio di Federico II, che fu un capo ghibellino.
- Manfredi, riconoscibile per una cicatrice, chiede a Dante di riferire la verità alla sua figlia.
- Manfredi racconta di essersi pentito solo in punto di morte, confidando nel perdono divino.
- Sottolinea che la bontà di Dio è infinita e accoglie chiunque si rivolga a essa con sincerità.
Indice
Incontro con Manfredi
Dante e Virgilio sono usciti finalmente dall’Inferno e si trovano nei pressi della montagna del Purgatorio. Qui sono radunate la anime di coloro che si pentirono negli ultimi istanti di vita, in attesa di scalare il monte e purificarsi. Fra queste, Dante incontra Manfredi, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia morto in battaglia.
Nato nel 1232, Manfredi fu capo dei Ghibellini e combattè contro l’opposta fazione dei Guelfi, che sostenevano il Papa. Fu ucciso in battaglia nel 1266.Riconoscimento e richiesta di Manfredi
E un di loro incominciò: «Chiunque
tu se', così andando, volgi 'l viso:
pon mente se di là mi vedesti unque».
Io mi volsi ver' lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto,
ma l'un de' cigli un colpo avea diviso.
Quand' io mi fui umilmente disdetto
d'averlo visto mai, el disse: «Or vedi»;
e mostrommi una piaga a sommo 'l petto.
Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi,
nepote di Costanza imperadrice;
ond' io ti priego che, quando tu riedi,
vadi a mia bella figlia, genitrice
de l'onor di Cicilia e d'Aragona,
e dichi 'l vero a lei, s'altro si dice.
Poscia ch'io ebbi rotta la persona
di due punte mortali, io mi rendei,
piangendo, a quei che volontier perdona.
Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei.
Confessione e redenzione di Manfredi
Una di quelle anime parlò: “ Chiunque tu sia, voltati, pur continuando a camminare! Carca di ricordarti se mai mi avessi conosciuto nel mondo di la”.
Io mi voltai, lo guardai attentamente : era bello, biondo, d’aspetto gentile e aveva una cicatrice in mezzo a un sopracciglio.
Quando ebbi negato con cortesia di averlo visto altre volte, egli riprese: “Guarda!” e mi fece vedere una ferita nella parte superiore del petto.
Poi, sorridendo, continuò: ”Sono Manfredi, nipote dell’imperatrice Costanza, quinti ti prego, quando ritornerai nel mondo dei vivi,
va dalla mia bella figlia, madre dei re di Sicilia e di Aragona e dille la verità, diversamente da come si racconta.
Dopo che che il mio corpo fu trafitto da due ferite mortali, io mi affidai piangendo a Dio, che volentieri perdona.
I miei peccati furono orribili: ma l’infinita bontà di Dio ha braccia così grandi che accoglie tutti quelli che si rivolgono a lei.
Domande da interrogazione
- Chi è Manfredi e quale ruolo ha avuto nella storia?
- Cosa chiede Manfredi a Dante durante il loro incontro?
- Come descrive Manfredi il suo pentimento e la misericordia divina?
- Qual è l'importanza della confessione di Manfredi nel contesto del Purgatorio?
Manfredi è il figlio dell'imperatore Federico II di Svevia, capo dei Ghibellini, morto in battaglia nel 1266. Ha combattuto contro i Guelfi, sostenitori del Papa.
Manfredi chiede a Dante di riferire alla sua figlia la verità sulla sua redenzione, contrariamente a quanto si racconta.
Manfredi racconta che, dopo essere stato ferito mortalmente, si è affidato a Dio piangendo, e sottolinea che la bontà infinita di Dio accoglie chiunque si rivolga a lei.
La confessione di Manfredi evidenzia il tema della redenzione e del perdono divino, mostrando che anche i peccati più gravi possono essere perdonati se ci si pente sinceramente.