Concetti Chiave
- L'aquila del Paradiso critica i regnanti ingiusti e invita Dante a osservare sei spiriti illustri di giustizia, con Davide come pupilla dell'occhio.
- Traiano e Rifeo, due pagani, sono presenti in Paradiso grazie alla Grazia divina, sottolineando l'inaccessibilità della giustizia divina.
- Dante, guidato da Beatrice, osserva Saturno e una scala dorata con anime splendenti, ricevendo spiegazioni sul silenzio del settimo cielo.
- Pier Damiani, ex Pietro Peccatore, rivela la sua identità e lancia un'invettiva contro i cardinali corrotti, approvata dalle altre anime beate.
- Lo spirito di Pier Damiani illumina Dante sulla sua missione divina, nonostante la ragione resti nascosta nelle leggi divine insondabili.
Indice
L'Aquila e i Giusti del Cielo
Quando quella che era l'aquila tace, dopo aver aspramente biasimato tutti gli indegni e ingiusti regnanti della Terra, invita il pellegrino a fissare attentamente il suo occhio, poiché di solito gli spiriti che lo formano sono i più illustri di quel cielo. Si tratta infatti di sei personalità che sulla Terra furono campioni di giustizia. Per primo viene presentato il re Davide, che è la pupilla dell'occhio, seguito da cinque anime luminose che costituiscono l'orbita oculare: l'imperatore Traiano, il più vicino al becco del grande uccello, poi Ezechia re di Giuda, l'imperatore Costantino, re Guglielmo II d'Altavilla e infine Rifeo, ultimo re di Troia.
La Grazia Divina e i Pagani
Dante è possiamo dire sorpreso dalla presenza di due pagani (Traiano e Rifeo) e chiede, esprimendo a parole quello che era il proprio dubbio, come possano trovarsi in Paradiso. L'aquila spiega che i due spiriti furono salvati dalla Grazia divina, che riservò loro una sorte eccezionale; ribadisce quindi l'insondabilità semplice della giustizia di Dio, il senso dei cui decreti non è penetrabile neppure dalle anime dei beati. Mentre l'aquila parla, entrambe le due luci di Traiano e Rifeo brillano simultaneamente allo stesso tempo, un fenomeno destinato a imprimersi nella memoria di Dante in maniera indelebile.
Beatrice e il Settimo Cielo
Scomparsa la visione dell'aquila di Giove, Dante ha lo sguardo fisso e costante al volto di Beatrice, che non accenna a sorridere: se lo facesse lo abbaglierebbe e lo ridurrebbe in cenere con il fulgore della sua bellezza. Guardando davanti a sé, come suggeritogli dalla guida, Dante vede il pianeta Saturno e nel settimo cielo una scala dorata dai cui gradini scendono tante anime splendenti; alcune di esse si fermano nel medesimo istante, una si avvicina e si illumina più intensamente. Ricevuto il consenso di Beatrice, il pellegrino celeste chiede allo spirito perché si sia fermato proprio vicino a lui e perché nel settimo cielo non risuoni la dolce sinfonia di paradiso che si ode invece negli altri cieli. L'anima beata spiega a questo punto del passo a Dante che lì non si canta per lo stesso motivo per cui Beatrice non gli ha sorriso; essa inoltre può affermare di aver avuto dalla figura di Dio il compito di avvicinarsi a lui, ma il motivo di tale scelta è nascosto negli abissi della legge divina.
Pier Damiani e l'Invettiva
Compresa la lezione a questo punto, Dante chiede allo spirito la sua identità: si tratta della figura che secondo l'interpretazione della maggior parte dei letterati coincide con la figura di Pier Damiani, che era semplicemente nient'altro che un uomo solo che prima di convertirsi era chiamato e quindi di conseguenza era anche conosciuto dalla società al tempo della vita di Dante Pietro Peccatore; dopo essersi ritirato nell'eremo di quella che era Fonte Avellana, si era dato a una vita di preghiera e contemplazione ed era stato nominato vescovo di Ostia. Il beato lancia a questo punto una feroce e forte invettiva contro i costumi corrotti degli attuali cardinali, guadagnandosi l'approvazione degli altri spiriti che ancora più splendenti gridano tanto forte da stordire Dante.
Domande da interrogazione
- Chi sono le personalità illustri che formano l'occhio dell'aquila nel cielo dei giusti?
- Come spiega l'aquila la presenza di Traiano e Rifeo in Paradiso?
- Perché Beatrice non sorride a Dante nel settimo cielo?
- Qual è il motivo per cui nel settimo cielo non si ode la sinfonia del paradiso?
- Chi è lo spirito che si avvicina a Dante nel settimo cielo e quale invettiva lancia?
L'occhio dell'aquila è formato da sei personalità illustri: re Davide, l'imperatore Traiano, Ezechia re di Giuda, l'imperatore Costantino, re Guglielmo II d'Altavilla e Rifeo, ultimo re di Troia.
L'aquila spiega che Traiano e Rifeo furono salvati dalla Grazia divina, che riservò loro una sorte eccezionale, sottolineando l'insondabilità della giustizia di Dio.
Beatrice non sorride a Dante perché il fulgore della sua bellezza lo abbaglierebbe e lo ridurrebbe in cenere.
Nel settimo cielo non si canta per lo stesso motivo per cui Beatrice non sorride a Dante; il motivo è nascosto negli abissi della legge divina.
Lo spirito è Pier Damiani, che lancia una feroce invettiva contro i costumi corrotti degli attuali cardinali, guadagnandosi l'approvazione degli altri spiriti.