Concetti Chiave
- Dante avverte i lettori della complessità della materia trattata nel Paradiso e suggerisce una preparazione teologica e filosofica per comprenderla.
- Il poeta chiede a Beatrice la causa delle macchie lunari, e lei spiega che sono dovute alle diverse densità della materia nei corpi celesti.
- Beatrice descrive come la luce dei corpi celesti è influenzata dalle intelligenze angeliche e dalle loro virtù.
- Nell'Empireo, il movimento del Primo Mobile trasmette il moto alle stelle fisse, che lo passano agli altri sette cieli, determinando i loro influssi.
- Il cielo della Luna è il più lontano da Dio e la sua luce minore spiega le macchie lunari sulla sua superficie.
Il secondo canto del Paradiso è ambientato poco dopo il mezzogiorno di mercoledì 13 aprile 1300.
Indice
Dante e la complessità teologica
Esso inizia con un appello da parte Dante verso coloro che leggeranno la sua opera (e potranno quindi purificarsi per poi tendete alla beatitudine divina), in cui egli li avverte della complessità della materia che verrà trattata in questa cantica. Dante afferma che per comprendere a fondo i temi trattati in questa cantica sarà necessaria una preparazione teologica e filosofica.
Beatrice e le macchie lunari
Dopodiché il poeta chiede a Beatrice quale sia la causa determinante l'origine delle macchie lunari. Beatrice risponde che esse sono determinate dalle diverse densità della materia che caratterizzano i corpi celesti che compongono l'Empireo. La luce che questi corpi sono in grado di sprigionare dipende dalle intelligenze angeliche che ne determinano il movimento, e dalle virtù delle stesse.
Il movimento celeste e l'Empireo
Nell'Empireo si muove, grazie all'impulso divino, il Primo Mobile, il cielo che trasmette il moto alle stelle fisse, le quali lo trasmettono, a loro volta, agli altri sette, i quali sono in grado di esercitare i loro influssi. Il cielo della Luna è il più lontano da Dio, e dissipa una luce minore: a questo sono da attribuire le macchie lunari caratterizzano la sua superficie.