Concetti Chiave
- La carità e l'amore divino sono presentati come forze superiori che guidano e ispirano le anime beate, contrastando i beni effimeri e la cupidigia.
- Un fenomeno celeste simbolico descrive un'anima beata che attraversa una croce luminosa, simile a una stella che si muove rapidamente nel cielo.
- Dante dialoga con un antenato, che esprime la sua gratitudine a Dio per aver aperto due volte le porte del cielo al poeta.
- La Firenze antica viene descritta come una città sobria e onesta, in contrasto con il presente, evidenziando valori di semplicità e integrità.
- Cacciaguida narra a Dante della sua vita, del suo servizio sotto l'imperatore Corrado e della sua ascesa alla beatitudine dopo il martirio.
Indice
L'amore e la carità
La carità, nella quale si risolve sempre l’amore che ispira al bene, come la cupidigia si risolve nella malignità, fece tacere quella dolce lira, e fece fermare le beate corde che la mano di Dio allenta e tende. Come potranno essere sorde davanti alle preghiere dei giusti quelle anime che, per invogliarmi ad interrogarle, si accordarono nel fare silenzio? È giusto che chi, per amore di beni effimeri, si spoglia di quell'amore, soffra senza fine.
La visione celeste
Come attraverso i cieli sereni, quieti e puri talvolta parte una luce veloce, facendo spostare gli occhi che stavano fissi su un punto, e sembra che la stella cambi posizione, non fosse che nel punto in cui si è accesa non se ne perde nessuna, e la luce dura poco, così dal braccio destro che si stende ai piedi di quella croce passò velocemente un astro della costellazione che lì risplende; e la gemma non si allontanò dal suo nastro, ma percorse la parte perpendicolare, così da sembrare un lume dietro ad un alabastro.
L'incontro con l'antenato
Così devota l’ombra di Anchise si mostrò quando si accorse del figlio nei campi Elisi, se merita fiducia la nostra maggiore ispirazione poetica. «O sangue mio, o sovrabbondante grazia di Dio, a chi mai come a te la porta del cielo è stata aperta due volte?» Così parlò quella luce: per cui io mi rivolsi a lui, poi voltai lo sguardo verso la mia compagna, e rimasi stupefatto da una parte e dall'altra; poiché dentro ai suoi occhi ardeva un sorriso tale che io pensai di toccare con i miei il massimo della mia grazia e della mia beatitudine. Quindi, lo spirito felicissimo di ascoltare e di vedere (Dante) aggiunse al principio del suo discorso cose che non capii, tanto parlò elevatamente; e non mi fu incomprensibile per scelta, ma per necessità, poiché il suo pensiero andò oltre ai limiti dei mortali. E quando la tensione della sua carità si fu sfogata, così che il linguaggio divenne più semplice, verso il limite della nostra comprensione, la prima cosa che intesi fu: «Sia tu benedetto, Dio uno e trino, che sei tanto cortese con la mia discendenza!». E seguì: «Figlio, tu hai sciolto, dentro questa luce in cui io ti parlo, una gradita e duratura attesa derivata dalla lettura del grande volume dove né il bianco né il nero variano mai, grazie a colei che ti diede le penne per questo sublime volo. Tu credi che la tua volontà fluisca a me dal primo essere, così come dall'unità, se la si conosce, si irradiano i numeri dispari e i numeri pari; e perciò non mi chiedi chi sono e perché ti sembro più gioioso di chiunque altro in questa allegra schiera. Tu pensi giustamente, poiché i beati migliori e peggiori vedono nello specchio in cui si manifesta il tuo pensiero, prima che tu lo concepisca; ma affinché la santa carità in cui io vigilo in eterna contemplazione e che mi fa desideroso di gaudi sublimi si realizzi meglio, la tua voce sicura, coraggiosa e gioiosa esprima la tua volontà, esprima il tuo desiderio, alla qual cosa la mia risposta è già stata decisa!». Io mi voltai verso Beatrice, e lei comprese prima ancora che io parlassi, e assentì con un sorriso che fece crescere le ali al mio desiderio. Poi cominciai a dire: «Il sentimento e l’intelligenza, non appena vi apparve Dio, assoluta uguaglianza, si fecero per ognuno di voi della stessa misura, poiché il Sole che vi ha illuminato e vi ha acceso, è talmente uguale nel calore e nella luce che tutti i paragoni sono inutili. Ma il volere e il potere negli uomini hanno forze diverse, per il motivo che è noto a voi beati, per cui io, che sono uomo, mi trovo in questa contraddizione, e perciò non ringrazio per l’amorosa accoglienza se non con il cuore. Ti supplico ardentemente, o anima preziosa che adorni questo splendido gioiello, perché tu mi renda sazio con il tuo nome». «O pianta mia nella quale mi sono compiaciuto anche solo aspettandoti, io fui la tua radice»: così iniziò a rispondermi. Poi mi disse: «Colui da cui prende il cognome la tua famiglia e che per cent’anni e più sta girando il monte del Purgatorio nella prima cornice fu mio figlio e il tuo bisnonno: devi proprio abbreviargli la lunga pena con le tue preghiere.
La Firenze antica
Firenze, dentro le mura antiche, da cui sente ancora suonare le nove e mezzogiorno, se ne stava in pace, sobria ed onesta. Non si portavano catenelle, corone, gonne ricamate, cinture che facessero l’apparenza superiore alla persona. Allora, la nascita di una figlia non faceva paura al padre, poiché la data del matrimonio e la dote non oltrepassavano la misura. Non c’erano case troppo grandi per le famiglie; non era ancora giunto Assurbanipal a mostrare ciò a cui si può giungere nell'intimità domestica. Non era ancora stato sconfitto Montemario dal vostro Uccellatoio, che come lo supererà nell'ascesa, così lo farà nel declino. Io ho visto Bellincione Berti andare in giro con una cintura di cuoio ed osso, e la sua donna tornare dallo specchio senza il viso truccato; ed ho visto quelli della famiglia Nerli e dei Vecchietti essere contenti della pelle grezza, e le loro donne del fuso e della lana da filare. Oh fortunate! Ciascuna di esse era certa di essere seppellita in patria, e nessuna era stata ancora abbandonata nel letto per andare in Francia. Una donna vegliava con cura sulla culla e, consolando il bambino, usava quel linguaggio che diverte per primi i genitori; un’altra donna, avvolgendo il filo alla rocca, raccontava alla sua famiglia leggende di Troia, Fiesole e Roma. Allora sarebbe stata stupefacente una donna come la Cianghella, un uomo come Lapo Salterello; proprio come oggi lo sarebbero Cincinnato e Cornelia.
La vita di Cacciaguida
In una così pacifica e piacevole convivenza civile, in una società tanto leale, in una dimora così dolce, Maria mi fece nascere, invocata nelle forti grida, e nel vostro antico Battistero contemporaneamente fui divenni cristiano e Cacciaguida. Moronto ed Eliseo furono miei fratelli, mia moglie fu della Valpadana. E da lei derivò il tuo cognome. Poi seguii l’imperatore Corrado ed egli, tanto gli fui gradito per il mio buon operare, mi accolse nel suo esercito. Marciai con lui contro l’ingiustizia di quella religione i cui seguaci usurpano i vostri giusti possessi, per colpa del papa. Qui da quegli uomini crudeli fui liberato dal mondo ingannevole, l’amore per il quale rovina molte anime, e salii da quel martirio a questa beatitudine».
Domande da interrogazione
- Qual è il ruolo della carità nel testo?
- Come viene rappresentata la visione celeste?
- Qual è l'importanza dell'incontro con l'antenato?
- Come viene descritta la Firenze antica?
- Chi era Cacciaguida e quale fu la sua vita?
La carità è descritta come l'amore che ispira al bene, in contrasto con la cupidigia che si risolve nella malignità. È un tema centrale che guida le azioni e le preghiere dei giusti.
La visione celeste è paragonata a una luce veloce che attraversa i cieli sereni, simile a un astro che si muove rapidamente, simbolizzando la bellezza e la transitorietà delle esperienze divine.
L'incontro con l'antenato è significativo perché rappresenta un momento di riconoscimento e benedizione divina, dove l'antenato esprime gratitudine e orgoglio per la discendenza, sottolineando il legame familiare e spirituale.
Firenze antica è descritta come una città pacifica, sobria e onesta, priva di ostentazione eccessiva, dove le famiglie vivevano in armonia e semplicità, in contrasto con i tempi moderni.
Cacciaguida era un antenato nato in una società leale e pacifica, divenuto cristiano nel Battistero di Firenze. Seguì l'imperatore Corrado e combatté contro l'ingiustizia, trovando infine la beatitudine dopo il martirio.