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Habilis
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Concetti Chiave

  • Dante e Virgilio attraversano la porta dell'inferno, trovandosi di fronte agli ignavi, anime che non scelsero né il bene né il male in vita.
  • Gli ignavi sono puniti correndo nudi dietro una bandiera, tormentati da insetti, su un terreno coperto di vermi, simboleggiando la loro inutilità in vita.
  • La scritta sulla porta dell'inferno, con la triplice anafora "Per me si va", sottolinea l'assenza di speranza e l'eternità delle pene infernali.
  • Dante è spaventato dall'idea che la morte non ponga fine al dolore, ma lo renda eterno, un concetto difficile da comprendere per i vivi.
  • Il disprezzo di Dante per gli ignavi sottolinea la gravità della loro colpa: vivere senza mai prendere posizione, evitando responsabilità e conseguenze.

Indice

  1. L'Ingresso all'Inferno
  2. La Punizione degli Ignavi
  3. La Condanna Eterna
  4. Il Disprezzo per gli Ignavi

L'Ingresso all'Inferno

Sono parole che terrorizzano, quelle con cui si apre questo canto. Dante e Virgilio le leggono sulla porta che segnala l’ingresso nel primo dei tre regni dell’aldilà. Varcata la soglia, i due incontrano la prima schiera di dannati: si tratta degli ignavi.

Temi

● la giustizia e l’eternità delle pene infernali

● la dura punizione che spetta a chi vive senza mai schierarsi

Metrica

● Terzine di endecasillabi a rima incatenata (schema: ABA BCB CDC ecc.).

La Punizione degli Ignavi

Il canto si apre con le parole impresse sulla porta dell’inferno, che occupano le prime tre terzine.

Varcata la soglia, Dante, vistosamente turbato, e Virgilio, che lo esorta a non indugiare, si ritrovano immersi nell’oscurità infernale tra pianti, lamenti disumani e urla di dolore. Scopriamo che provengono dagli ignavi, coloro che non scelsero in vita né il bene né il male e che per questo vengono disprezzati anche dall’inferno. La loro punizione consiste nel correre dietro a una bandiera nudi, costantemente punzecchiati da mosconi e vespe, su un terreno ricoperto di vermi. Nella massa indistinta dei dannati Dante riconosce l’anima di colui che «fece per viltade il gran rifiuto » (v. 60): probabilmente papa Celestino V.

La Condanna Eterna

Con il terzo canto siamo al vero e proprio ingresso dell’inferno: come tutti gli ingressi che si rispettino, anche quello del primo regno dell’oltretomba è segnalato da una porta. Essa è sormontata da una scritta che s’imprime nella memoria dei lettori per la forza della triplice anafora «Per me si va» con cui si ribadisce una verità tanto semplice quanto disumana: l’inferno è un luogo di disperazione senza possibile conforto. Del resto, che cos’altro è l’inferno, se non il punto d’arrivo, il bacino in cui si raccoglie tutto il male del mondo? Ebbene, alla radice di questo male vi è proprio l’assenza di speranza, intesa come fatale incapacità di credere nei valori che vanno al di là della morte. Tale concetto viene riassunto, e ribadito, dall’ultimo lapidario verso della scritta: non c’è speranza oltre quella porta. Davanti a questa sentenza – l’eternità della pena infernaleDante personaggio arretra, spaventato. Confessa a Virgilio che fa fatica ad accettare il significato di quelle parole: sulla Terra, infatti, gli uomini, anche quando si trovano fra molte sofferenze, coltivano in fondo al cuore la speranza che la loro condizione possa migliorare. Per i dannati dell’inferno non è così: la loro è una condanna irrevocabile. La morte non segna la fine del dolore, ma anzi, in un certo senso, lo rende eterno. Dante, che è ancora vivo, non può afferrare pienamente un simile concetto, che va oltre ogni sua possibile esperienza; e per questo ne è intimorito così tanto (v. 12).

Il Disprezzo per gli Ignavi

Nessuno prima di Dante si era spinto a classificare, tra i peccatori puniti nell’inferno, la categoria degli ignavi o pusillanimi. L’autore della Commedia sceglie quindi per costoro (v. 36), una pena tutta nuova. Evidentemente il poeta ritiene davvero disdicevole la colpa di chi vive senza vivere, di chi cerca sempre e comunque di passare inosservato, per puro egoismo, nel timore di affrontare le conseguenze delle proprie scelte. Massa anonima perpetuamente sulla soglia dell’inferno (che comincerà davvero solo oltre il primo dei fiumi infernali, l’Acheronte), moltitudine senza volto, gli ignavi non meritano neppure la pienezza della morte. Sono allora condannati a correre freneticamente dietro la loro assurda bandiera, martoriati da insetti disgustosi. Il disprezzo del poeta non potrebbe essere maggiore.

Domande da interrogazione

  1. Qual è il significato delle parole sulla porta dell'inferno?
  2. Le parole sulla porta dell'inferno sottolineano la disperazione eterna e l'assenza di speranza per i dannati, un concetto che Dante trova difficile accettare.

  3. Chi sono gli ignavi e quale punizione subiscono?
  4. Gli ignavi sono coloro che in vita non scelsero né il bene né il male. La loro punizione consiste nel correre nudi dietro una bandiera, punzecchiati da mosconi e vespe, su un terreno coperto di vermi.

  5. Perché Dante disprezza gli ignavi?
  6. Dante disprezza gli ignavi perché rappresentano coloro che vivono senza prendere posizione, per puro egoismo e paura delle conseguenze delle proprie scelte.

  7. Come reagisce Dante alla condanna eterna degli inferi?
  8. Dante è spaventato e fatica ad accettare l'idea dell'eternità della pena infernale, poiché sulla Terra gli uomini coltivano sempre la speranza di migliorare la loro condizione.

  9. Qual è la struttura metrica del canto?
  10. Il canto è composto da terzine di endecasillabi a rima incatenata, seguendo lo schema ABA BCB CDC.

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