Concetti Chiave
- Il Canto XIII della Divina Commedia esplora il tema dei suicidi, con Pier delle Vigne come figura centrale, che si suicida per dimostrare la sua lealtà all'imperatore Federico II.
- I suicidi sono rappresentati come esseri ibridi, che al Giudizio Universale non potranno riunirsi con i loro corpi, ma resteranno come alberi, puniti per la loro violenza contro se stessi.
- La foresta è popolata da arpie che feriscono gli alberi, rappresentando le anime, e Dante è invitato a spezzare un ramoscello per comprendere la sofferenza di queste anime.
- La seconda parte del canto si concentra sugli scialacquatori, come Ercolano e Iacopo di Sant'Andrea, inseguiti e fatti a pezzi da cagne nere, simbolo del contrappasso per aver sperperato le loro ricchezze.
- Il canto si conclude con una riflessione sulla malvagità e instabilità di Firenze, attribuita al culto di Marte sostituito da San Giovanni Battista, simboleggiando un perpetuo conflitto.
Indice
Il dramma di Pier delle Vigne
Questo canto è il canto dei suicidi, e come protagonista troviamo Pier Delle Vigne. Alla corte di Federico II si incominciò a parlare male di Pier delle Vigne e ad insinuare il dubbio nell’imperatore che Pier delle Vigne stesse tramando contro di lui. Pier delle Vigne fu incarcerato e finì così il rapporto di amicizia e di Fiducia con Pier delle Vigne.
Per far vedere la sua fedeltà all’imperatore, Pier delle Vigne si suicida in carcere.La selva dei suicidi
I suicidi sono i violenti contro se stessi. Siccomee loro hanno rinunciato alla perfetta unione tra anima e corpo, accadrà che quando avverrà il giudizio universale loro non potranno ricongiungersi anima e corpo, ma il corpo verrà appeso all’albero a cui si sono incarnati. Sono esseri ibridi, quindi non possono riformarsi nella forma umana. Sono come dei vegetali, e appaiono quindi come degli alberi. Anche nelle Neide di Virgilio troviamo un episodio simile, Polidoro, una persona che si è incarnata in un albero. Virgilio invita Dante a spezzare un ramoscello di questi alberi contorti e nodosi. E’ questa una selva in cui ci sono degli animali mostruosi, le arpie, che si nutrono di foglie provocando delle ferite mostruose in questi alberi, che in realtà però sono delle persone.
Gli scialacquatori e il contrappasso
La prima parte del canto è incentrata interamente sulla figura di Pier delle Vigne, invece la seconda parte è dedicata agli scialacquatori, coloro che hanno sperperato le loro ricchezze. Abbiamo due personaggi, Ercolano e Iacopo di Sant’Andrea. Erano due personaggi molto conosciuti al tempio di Dante, come degli scialacquatori. Come pensa sono inseguiti da un branco di fameliche cagne nere che si accaniscono su di loro, li raggiungono e li fanno a pezzi. Nella legge del contrappasso le cagne fanno capire che come i peccatori hanno fatto un cattivo uso dei loro beni, allo stesso modo loro li fanno a pezzi. Mentre Ercolano corre, Iacopo di Sant’andrea non riesce ad essere così veloce e si nasconde vicino ad un albero. Le cagne si gettano contro l’albero che comincia a lamentarsi per il dolore. La persona che era l’albero non è ben identificata, ma nel corso dei suoi lamenti nomina Firenze.
La malvagità di Firenze
La riflessione che emerge da questo canto, con questa figura conclusiva che si lamenta, è la malvagità della città di Firenze. Firenze prima era delicata, c’era un culto di Marte, dio della guerra; Marte è stato sostituito da San Giovanni Battista. Questo ha fatto sì che Marte sia sempre arrivato al confronto con i fiorentini. Lo stato di instabilità e di guerriglia di Firenze è accreditato a questo dio pagano che segnerà sempre Firenze con la guerra.
Domande da interrogazione
- Qual è il dramma di Pier delle Vigne?
- Come sono rappresentati i suicidi nella "selva dei suicidi"?
- Chi sono gli scialacquatori e qual è il loro contrappasso?
- Qual è la riflessione sulla città di Firenze?
Pier delle Vigne, accusato ingiustamente di tradimento alla corte di Federico II, si suicida in carcere per dimostrare la sua fedeltà all'imperatore.
I suicidi sono rappresentati come esseri ibridi, incarnati in alberi, che non possono ricongiungersi con il loro corpo al giudizio universale, e sono tormentati dalle arpie.
Gli scialacquatori, come Ercolano e Iacopo di Sant'Andrea, sono inseguiti e fatti a pezzi da cagne nere, simbolo del cattivo uso delle loro ricchezze.
Firenze è descritta come una città malvagia e instabile, segnata dalla guerra a causa del culto di Marte, sostituito da San Giovanni Battista.