Concetti Chiave
- Dante e Virgilio, dopo aver lasciato il girone dei golosi, si trovano di fronte a Pluto, il custode demoniaco, che viene placato da Virgilio.
- Incontrano due schiere: gli avari, puniti rotolando massi, e i prodighi, entrambi vittime del loro rapporto distorto con la ricchezza.
- Virgilio attribuisce le pene degli avari e dei prodighi alla fortuna, che Dio ha creato per distribuire i beni terreni.
- Alla palude Stigia, gli iracondi si percuotono sulla superficie, mentre gli accidiosi sono sommersi nel fango, privati di volto e voce.
- Il canto si conclude con Dante e Virgilio che raggiungono una torre dopo aver osservato il paesaggio infernale.
Incontro con Pluto
Il Canto 7 è ambientato poco dopo la mezzanotte del sabato 9 aprile tra i cerchi IV e V.
Superato il girone dei golosi, Dante e Virgilio giungono dinnanzi a Pluto, custode dalle sembianze demoniache che assale il primo per poi essere placato dal secondo, che giustifica la loro presenza tramite la volontà divina.
Punizione degli avari e prodighi
Dopo essere stati lasciati passare, i due incontrano una folla suddivisa in due schiere: nella prima risiedono gli avari, che hanno dedicato la vita ad accumulare ricchezze, e che ora vengono puniti facendo rotolare grandi massi scontrandosi contro i prodighi, che invece sono puniti per il vizio opposto. La guida ricorda quanto l'egoismo abbia influito negativamente su di loro, costretti a non avere alcun ricordo sulla Terra. Egli incolpa di ciò la fortuna, creata da Dio per la distribuzione dei beni.
La palude Stigia
Proseguendo il cammino i due pellegrini giungono presso la palude Stigia, una fonte bollente abitata dagli iracondi e dagli accidiosi, che hanno ceduto all'ira e alla pratica del male. I primi sono in superficie, percuotendosi l'uno con l'altro, mentre i secondi si trovano in profondità, sommersi dal fango. La loro pena principale è quella di non avere né volto né voce.
Infine Dante e Virgilio, dopo aver costeggiato e contemplato l'ambiente, giungono presso una torre.